La 'sinistra', in tutte sue possibili varianti scaturite per scissione dell'atomo, è morta.
Il decesso è su scala continentale.
E certo pure quando era in vita non è che se la passasse benissimo.
Difficile rimpiangerne la dipartita, dopo una lunga agonia imbarazzante per sé e funesta per tutti gli altri, fino alla
inevitabile dipartita che pochi rimpiangeranno davvero.
Sostanzialmente più perniciosa che inutile, oramai era ridotta ad un malato terminale (di quelli che si cagano addosso incapaci di controllare la
peristalsi... che ti fanno vergognare mentre sbavano e delirano);
consumata per consunzione interna dopo un inarrestabile processo di citolisi,
ma non prima di aver rinnegato se stessa, tradendo tutti gli ideali coi quali a chiacchiere ha sempre amato ammantarsi.
A meno che non voglia intendersi per 'sinistra' quella poltiglia informe e melensa delle microformazioni di stracciaculi, che ancora
si agitano attorno ad un Giuliano Pisapia:
il nuovo Che Guevara de Noantri che tanto basta a stimolare le facili polluzioni di troppi sinistrati in cerca d'autore.
Oppure (peggio ancora!) quella riedizione 2.0 della peggior DC di estrazione fanfaniana ed ispirazione dorotea che si fa chiamare PD,
con qualche utile idiota a dare la sua sinistra parvenza (è fresca di giornata l'esumazione di un Walter Veltroni!), ed il contorno di
ambiziosi balilla in carriera a svecchiare l'insieme, per il make-up della salma.
Ad involuzione compiuta, il partito bestemmia celebra i dieci anni del suo fumoso non essere, in un condensato di
buone intenzioni dai risvolti pessimi, per quello che più che altro dovrebbe essere un funerale (della sinistra)
con tanto di resurrezione democristiana per ibridazione su osmosi inversa.
Trasformato in un comitato elettorale permanente, personalizzato su misura del bullo di Rignano
e la sua cosca fiorentina, nel partito sedicente 'democratico' ora si parla di "lotta corpo a corpo"
(la definizione esatta sarebbe trippa contro trippa) con il centrodestra;
se non fosse che, nell'impossibilità di distinguere le differenze, il PD è molto più a destra nell'intercambiabilità
con la stessa e di gran lunga peggiore nella sua ipocrisia.
TUTTI INSIEME DISASTROSAMENTE
"All'ultimo duello televisivo tra Angela Merkel e Martin Schulz, secondo un amico tedesco, l'unica differenza è che il secondo aveva la barba.
Il lungo abbraccio nella Grosse Koalition degli antichi rivali, CDU e SPD, sembra aver stancato entrambe gli elettorati ed i democristiani persino
più dei socialisti.
Ma la perdita di senso, prima che di consenso, della SPD, la secolare quercia del socialismo europeo, la madre ormai pallida
di quella straordinaria creatura che fu lo Stato sociale, lascia senza parole.
In Germania è accaduto in fondo quanto già visto in tutta Europa, ma soltanto il voto nel cuore dell'impero
poteva chiarire il passaggio storico in atto.
Non è finita la storia, è morta la sinistra.
Non stanno vincendo le destre, scompare la socialdemocrazia.
Del resto, spostando lo sguardo oltreoceano, era chiaro che non aveva vinto Donald Trump,
ma perso Hillary Clinton.
Tutto il resto è secondario, accessorio.
La sopravvivenza di governi conservatori comunque in declino, l'avanzata dei populismi,
il risorgere dei fanatismi nazionalisti e separatisti, la spettacolare meteora di movimenti "né di destra né di sinistra" come i 5 Stelle o En Marche,
che potrebbero svanire con la stessa velocità con la quale si sono affermati.
Sono soltanto turbolenze della politica che spaventano, ma non cambiano la rotta, provocate dal gigantesco vuoto d'aria a sinistra.
In dieci anni i socialisti si sono dimezzati in Germania, Spagna e Austria, quasi estinti in Francia, Grecia, Ungheria e Polonia.
Hanno perso elettori tra i ceti popolari e tra i giovani:
una crisi irreversibile.
Molti elettori rimasti votano più il ricordo di un passato glorioso che un presente insignificante.
Sotto i trent'anni, moltissimi li considerano uguali ai conservatori:
saranno tutti qualunquisti?
In Germania, la SPD ha governato 17 degli ultimi venti anni, da sola o con la CDU, contribuendo ad un boom economico
fondato tuttavia su bassi salari e demolizione dei contratti nazionali.
In ultimo, perfino la BCE ha criticato la politica dei salari tedeschi più di quanto abbia fatto la SPD.
E infatti Merkel, che vorrebbe togliersi al più presto di torno Draghi, corteggia Schulz per un'altra grande coalizione.
La sinistra storica europea non sembra aver perso soltanto l'anima, il sogno o l'utopia, ma finanche una minima funzione critica,
ossessionata dal governo per il governo, il potere per il potere, dal vincere ad ogni costo che poi si traduce in realtà nel perdere senza
onore, dopo aver sposato le parole d'ordine dell'avversario.
Nessuno oggi capisce il rifiuto di Schulz ad una nuova alleanza con la Merkel:
perché rimanere all'opposizione se erano d'accordo su tutto?"
Curzio Maltese
(06/10/17)