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Tunisia: stato di emergenza.

Il perché delle cose..


Tunisi
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Il Presidente, l'altro ieri sera, venerdi' tre Giugno, ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale per un periodo iniziale di trenta giorni.
In questo periodo, come sempre accaduto, le libertà personali sono ridotte, i controlli di polizia aumentati, la possibilità di detenzioni "preventive" e "cautelative" una solida realtà.
In questo periodo la censura sui mezzi di informazione sarà più attenta di prima, il controllo ed il blocco dei sistemi informatici possibile.
Il famigerato "hammar 404" - "pagina non disponibile" - tornerà ad apparire sugli schermi dei computer.
Il motivo è assolutamente chiaro: la decisione di chiudere una ottantina di moschee che predicano la violenza, porterà a nuovi e decisi scontri con la Polizia e con la Guardia Nazionale, ad attacchi sempre più frequenti alle caserme, ai palazzi delle istituzioni, ai posti di blocco.
Chiudere le moschee significa anche togliere importanti sussidi finanziari alle numerose popolazioni povere dell'interno, quelle più ignoranti e più facilmente manovrabili.
Chiudere le moschee "salafite" é iniziare una nuova pagina nella storia della Tunisia moderna.



Ma Veniamo al punto.
Con la crisi dell'Europa, grande "mamma" della Tunsia, sono iniziate a mancare gli ordinativi alle industrie, i turisti sulle coste, gli investitori in tutti i settori.
L'aumento del costo della vita, la svalutazione del dinaro tunisino, sono stati parzialmente compensati dagli aumenti dei salari.
Insomma la Tunisia é sciviolata e scivola in una crisi socio-economica puntellata da finanziamenti ed aiuti stranieri che non ne risolvono i problemi.
Anzi, come sappaiamo e come vediamo nel caso Grecia, indebitano sempre di più la Tunisia con enormi somme che non potrà mai restituire a nessuno.
Per queto i prestiti sono quasi sempre, in realtà, finanziamenti indiretti per forniture industriali attuate dalle maggiori industrie degli stessi paesi donatori: un modo per "donare" e per "ricevere" nello stesso momento..
Invece i grandi investitori, compagnie petrolifere in testa, proprio per non rischiare gli impianti e spese per ricerche inutili, se ne vanno.
Ma tutto cio', ancora una volta, non é il vero punto critico.
Il vero punto critico è un'altro: è la sicurezza degli impianti, delle industrie, delle attività commerciali, contro nuovi attentati, nuovi omicidi di massa.
Nelle moschee- da anni - i "reclutatori" identificano i ragazzi più deboli, facilmente plagiabili, più disperati, e comunque con un certo grado di istruzione.
Convincono questi giovani ad addestrarsi in Libia ed ad iniziare a combattere per l'ISIS: e ne hanno già convinti oltre tremila !
Di questi ragazzi conoscono tutto: la composizione della loro famiglia, dove abitano, dove studiano le sorelle ed i fratelli, dove lavorano i genitori.
Ed il fatto di conoscere tutta la loro famiglia significa averli in mano totalmente, significa poterli sempre ricattare e controllare.
Una tipica vecchia strategia criminale e mafiosa.
Tutti questi ragazzi, al momento opportuno, saranno i " martiri volontari" pronti all'attacco, all'omicidio, al loro martirio, pronti per realizzare spettacolari azioni che andranno ad attuare nei grandi centri commerciali, nei bar, nei ristornati, nei teatri frequentati dagli stranieri infedeli.
Uccidere quanti più infedeli possibile non solo mette al riparo dalle vendette trasversali di eventuali tunisini uccisi, ma crea una enorme notorietà al loro martirio.
E la notorietà é potere, é prova di successo, é spinta per nuovi proseliti.
Questa é la semplice verità del grande rischio di oggi: che Tunisi diventi una nuova Kabul..

Il vero pericolo é la presa di una città del Sud, una di quelle più islamizzate, oppure realizzare un "colpo grosso".
Un "colpo grosso" potrebbe essere l'isola di Jerba.
Grandi strutture, un aeroporto internazionale, una piccola pista privata, la più antica sinagoga del mondo arabo.
Un vero bocconcino di prestigio internazionale. l'inizio della fine per la Tunisia.

( Giorgio Comerio )


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