I regolatori statunitensi hanno bloccato l'acquisizione da parte di un fondo cinese appoggiato
dallo Stato della Cina dell'azienda texana Xcerra, produttrice di apparecchiature per il collaudo di semiconduttori.
Xcerra ha annunciato ieri di aver concordato la rinuncia all'accordo da 580 milioni di dollari
per la fusione con Hubei Xinyan Equity Investment Partnership.
"Nonostante i nostri sforzi tesi a garantire l'approvazione (dell'accordo), è ormai chiaro che il Cfius
(Comitato sugli investimenti esteri negli Stati Uniti) non intende dare il via libera alla transazione;
abbiamo pertanto stabilito di comune accordo con Xinyan di terminare l'accordo di fusione";
ha dichiarato l'ad dell'azienda texana, Dave Tacelli.
Lo scorso settembre il Cfius ha bloccato un accordo da 1,3 miliardi di dollari per l'acquisizione di
Latice Semiconductor da parte di un consorzio cui partecipava il fondo di Stato cinese China Venture Capital Fund.
Le società russe e cinesi attive nel settore dell'information technology sono oggetto da mesi di una
brusca stretta alle loro operazioni da parte delle autorità statunitensi, che giustificano le restrizioni
con i timori legati alla sicurezza nazionale.
L'Esercito degli Stati Uniti ha rimosso dalla base di Forte Leonard, nel Missouri, tutte le videocamere del
produttore cinese Hangzhou Hikvision Digital Technology, il primo costruttore di sistemi di videosorveglianza al mondo.
L'azienda è una controllata di China Electronics Technology Group, che è controllata a sua volta dal governo cinese.
La commissione della camera dei rappresentanti USA sulle Piccole imprese terrà un'udienza pubblica il prossimo 30 gennaio
proprio per discutere i rischi per la sicurezza legati all'impiego dei sistemi di videosorveglianza di Hikvision.
Già lo scorso anno, il dipartimento di Sicurezza interna ha diramato un avviso secondo cui alcune delle
videocamere potrebbero essere facilmente attivate tramite controlli remoti per attività di spionaggio.
Come dire, che la Cina potrebbe spiare con queste telecamere che produce chiunque le abbia comprate e le utilizzi.
Il National Defense Authorization Act per l'anno fiscale 2018, firmato lo scorso dicembre, bandisce invece qualunque
acquisizione di tecnologie o servizi della società di sicurezza informatica russa Kaspersky Lab da parte di entità
governative statunitensi.
Ad oggi circa 400 milioni di persone e 270,000 aziende utilizzano antivirus e altri servizi di Kaspersky.
La mossa del governo USA pare essere una rappresaglia:
è stata infatti adottata dopo che Kaspersky ha svelato uno strumento di hacking dei computer privati utilizzato
dalla National Security Agency statunitense (Nsa) e ne ha inviato il codice alla propria sede in Russia, per analizzarlo
e approntare una contromisura.
L'azienda russa ha intentato causa al dipartimento di Sicurezza nazionale USA per una direttiva emessa
lo scorso settembre, che bandisce di fatto l'impiego a fini governativi della tecnologia di Kaspersky.
Importanti operatori della grande distribuzione elettronica USA, come Best Buy, hanno interrotto le
vendite dei prodotti di Kaspersky, e quest'ultima accusa il governo degli Stati Uniti di aver causato
"danni indebiti alla reputazione della compagnia nell'industria It e alle vendite negli Usa".
Anche il produttore cinese id smartphone Huawei Technologies Co e' divenuto bersaglio delle istituzioni USA,
che hanno bloccato l'accordo tra il colosso tecnologico cinese e l'operatore statunitense delle telecomunicazioni At&T Inc.
Il collasso dell'accordo, comunicato la scorsa settimana, in apertura del Consumer Electronic Show di Las Vegas, è
l'ennesimo segnale del riacuirsi delle tensioni tra le due potenze sul piano commerciale,
e rischia di innescare una vera e propria escalation delle tensioni bilaterali.
Lo ha denunciato nei giorni scorsi il quotidiano di Stato cinese "Global Times", che ricorda come At&T abbia rinunciato
all'intesa dopo l'invio di una lettera da parte di 18 parlamentari statunitensi alla Commissione federale
per le comunicazioni USA.
Nella missiva, i parlamentari esprimevano preoccupazioni in merito
"allo spionaggio cinese in generale, e al ruolo di Huawei nelle pratiche di spionaggio in particolare".
Ad oggi, il 90 per cento degli utenti di telefonia mobile statunitensi acquistano il loro smartphone direttamente dal loro operatore; dal momento che la cinese Huawei non e' in grado di siglare un accordo con nessuno degli operatori Usa di telefonia mobile, l'unico "canale" per la vendita dei suoi smartphone sono le catene di elettronica.
Il mancato accordo tra Huawei e At&T, avverte il "Global Times", e' ben più di una questione commerciale:
"I legislatori USA non soltanto hanno impedito a Huawei e ad altre aziende tecnologiche cinesi di entrare nel mercato USA,
ma hanno anche ingigantito alcuni casi commerciali facendone una questione di competizione e sicurezza nazionale,
una condotta del tutto fuorviante".
Secondo il quotidiano cinese,
"l'opposizione politica"
alle aziende tecnologiche cinesi non frenerà lo sviluppo di queste ultime, ma "intensificherà la giaà
feroce competizione bilaterale sul mercato globale",
e potrebbe innescare rappresaglie da parte di Pechino.
Huawei, ricorda il "Global Times", opera in 170 paesi e regioni ed ha accordi di cooperazione con 45 dei 50 maggiori
operatori di telefonia mobile mondiali.
Già nel 2012 con Obama la commissione d'Intelligence della Camera dei rappresentanti USA
aveva esortato le aziende statunitensi ad evitare l'utilizzo di apparecchi per le comunicazioni realizzati da Huawei o
da un altro produttore cinese, Zte, affermando che tali infrastrutture critiche
"potrebbero minare gli interessi di sicurezza nazionale fondamentali degli Stati Uniti".
La convenienza di questi prodotti sul piano economico, pero', ne ha garantito comunque la penetrazione sul mercato USA.
Un disegno di legge presentato il 9 gennaio scorso alla Camera proibirebbe a tutti i contractor del governo federale USA
l'impiego di sistemi per le comunicazioni prodotti da Huawei o Zte.
Ad oggi non esiste alcuna prova che le società russe e cinesi trasmettano informazioni riservate ai rispettivi
governi, tanto quanto circa l'elezione del presidente USA Donald Trump non esistono prove
per le accuse di collusione tra la sua campagna elettorale e la Russia.
Tuttavia questa situazione provocata dai "veleni" sparsi dalla stampa americana schierata con al candidata sconfitta Hillay Clinton hanno innescato negli Stati Uniti un clima di maccartismo senza precedenti. Insomma, il ritorno alla "guerra fredda"..
Ed in ITALIA ?
Attualmente non si ha alcuna notizia se in Italia sono in atto verifiche sui prodotti delle aziende cinesi "sotto esame" in USA.
Certo che qualche perplessità dovrebbe nascere anche in tutta Europa e pure presso le agenzie preposte alla sicurezza europea..
Una occasione per dimostrare che le agenzie europee valgano i quattrini che ci costano..