da Bruxelles
La discussione sulla proposta di Direttiva sul copyright nel mercato unico digitale avrebbe dovuto
rappresentare un’occasione per aggiornare le norme che regolano un mercato in rapida evoluzione e trasformazione.
È oggi infatti necessario intervenire per meglio tutelare i lavoratori del settore, autori e creatori, garantendo
il rispetto dei loro diritti e il miglioramento delle loro condizioni materiali, per difendere i diritti dei consumatori,
assicurando un accesso ampio alla cultura e ai contenuti audiovisivi per i cittadini europei,
e per regolamentare le grandi piattaforme.
Spiace però constatare che la discussione sulla Direttiva non si sia sviluppata con l’obiettivo di una riorganizzazione
sistematica e lungimirante delle norme, ma sia invece stata caratterizzata da uno scontro tra posizioni
ideologiche poco disposte al dialogo e spinte lobbystiche scomposte e contrapposte.
Il risultato è stato quello di un testo non del tutto coerente e bilanciato, che contiene alcuni passi avanti,
ma anche diversi elementi negativi.
La modifica delle norme relative al copyright è oggi necessaria anzitutto per meglio tutelare
i lavoratori nella catena di produzione e diffusione di contenuti audiovisivi.
Si deve infatti garantire che la remunerazione di autori e performers sia adeguata e proporzionata e sia accompagnata
dalla possibilità per i lavoratori del settore di intraprendere azioni collettive per difendere i loro diritti e
le loro condizioni materiali nei confronti dei produttori.
Su questi elementi il testo approvato dal Parlamento Europeo, sebbene non sia ambizioso come avremmo voluto,
rappresenta un utile passo avanti, garantendo trasparenza, remunerazione proporzionata e corretta dei
lavoratori e migliore tutela dei loro diritti.
Un secondo tema centrale della discussione è quello del rapporto con le grandi piattaforme che
promuovono, a scopo di lucro, la condivisione e la diffusione di contenuti.
Tali profitti non sono condivisi, se non in minima parte, con chi ha creato e prodotto le opere e
i contenuti e spesso non sono neppure tassati e ridistribuiti, a causa dei meccanismi di elusione
o di evasione fiscale troppo spesso messi in campo dalle multinazionali del digitale.
È oggi urgente introdurre una regolamentazione rigorosa di questi soggetti, che garantisca una migliore
redistribuzione degli utili delle piattaforme e, allo stesso tempo, più opportunità di fruizione
e un’efficace protezione per consumatori e cittadini.
Credo sia inoltre necessario considerare seriamente la possibilità di portare nella sfera della proprietà e
della gestione pubblica alcune piattaforme di particolare importanza per la loro dimensione e rilevanza.
Su questi temi l’approccio del testo approvato dal Parlamento non risulta essere coerente e alcune misure
introdotte risultano essere a mio avviso inefficaci e in alcuni casi
cariche di rischi.
Il testo della Direttiva sarà ora oggetto di negoziato tra il Parlamento Europeo e i governi.
Continuerò a partecipare alla discussione su queste norme, e su altri dossier collegati, con gli obiettivi di
difendere i soggetti più deboli, a partire da lavoratori e consumatori, di favorire la circolazione
e l’accesso alla cultura e ai materiali audiovisivi e di contribuire a definire un mercato digitale regolamentato,
all’interno del quale i profitti siano condivisi sulla base del contributo di ogni soggetto e gli utili
delle imprese siano regolarmente tassati e redistribuiti.
Si tratta di piattaforme stabilite per la maggior parte al di fuori dell’Unione Europea che, anche grazie
allo sfruttamento di contenuti coperti da copyright, ottengono milioni di euro di utili.