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ref:topbtw-1410.html/ 5 Ottobre 2018/A



Archeologia
in Lomabardia

Ponte Lambro

La Villa Romana

Redazione

Il ritrovamento della villa romana avvenne trent'anni fa in seguito di un'attenta ricognizione di superficie coordinata dall'allora direttore del Museo Archeologico Giovio, dott. Lanfredo Castelletti.

Sino ad allora Ponte Lambro era noto solo per la scoperta di una tomba romana di fanciullo, avvenuta a Lezza.

Le campagne di scavo condotte allora, nel periodo 1987-1995, sotto la direzione della Soprintendenza Archeologica portarono alla luce la pars rustica dell'importante villa romana che spazia, con alterne vicende, dal I al VI secolo d.C.

Il Comune di Ponte Lambro contribuì al finanziamento della ricerca sul campo e nel 1966 al restauro delle strutture murarie.

Purtroppo non fu possibile avvalersi dello stanziamento FRISL concesso dalla Regione Lombardia per la valorizzazione e fruizione del complesso:
i resti archeologici, opportunamente protetti, furono ricoperti e l'area vincolata.

Ma il ricordo della scoperta non si era spento e nel 2016 la convenzione tra il Comune di Ponte Lambro e l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, in accordo con la Soprintendenza Archeologica, ha permesso la ripresa degli studi e la pubblicazione dei risultati degli scavi.

La Società Archeologica Comense ha immediatamente dato la propria disponibilità a pubblicare nella Rivista Archeologica dell'Antica Provincia e Diocesi di Como i risultati delle ricerche che si possono apprezzare nelle pagine che seguono.

Ritengo che questa iniziativa rappresenti il punto di partenza per riprendere il discorso sospeso nel 1996 al fine di riportare di nuovo alla luce i resti della villa romana:
per quanto si tratti di un'impresa non facile, rappresenta senza alcun dubbio un'occasione unica per la valorizzazione del nostro territorio.

Rivolgo un ringraziamento particolare a tutti coloro che a diverso titolo hanno collaborato inizialmente alle diverse campagne di scavo e successivamente alla documentazione e allo studio dei reperti, in particolare alla dott.ssa Maria Fortunati della Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio per le province di Bergamo e Brescia e al prof. Marco Sannazaro dell'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano per il lavoro di coordinamento svolto.


Cortesia della Società Archeologica Comense


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