ref:topbtw-1423.html/ 18 Ottobre 2018/ A
Finalmente buone notizie in Gran Bretagna anche per i lavoratori dipendenti: lo scrive il quotidiano "The Times",
commentando gli ultimi dati diffusi ieri martedi' 16 ottobre dallo Office for National
Statistics (ONS, l'istituto nazionale britannico di statistica - ndr).
Nel trimestre conclusosi alla fine di agosto, salari e stipendi sono cresciuti del 3,1
per cento rispetto allo stesso periodo del 2017:
si tratta, spiega il giornale, del maggior aumento dei redditi dei dipendenti registrato da dieci anni
a questa parte, ed è ancora più notevole alla luce del fatto che tra meno di cinque mesi,
si trovi un accordo o no con la Ue, la Gran Bretagna lascerà definitivamente l'Unione Europea.
Il dato ha sorpreso gli analisti, che si attendevano una crescita molto minore, scrive il Times.
L'aumento delle paghe ha anche abbondantemente superato il livello di inflazione,
che in Gran Bretagna nel trimestre in oggetto si è fermata al 2,5 per cento.
I dati dell'aumento del costo della vita nel mese di settembre invece saranno resi noti oggi mercoledi'
17 ottobre, ma ci si aspetta siano in linea.
Cio' tuttavia significa, scrive il Times riportando i calcoli fatti dall'istituto di ricerca
Resolution Foundation, che i salari reali sono cresciuti dello 0,7 per cento:
comunque ancora aldisotto degli anni precedenti alla grande crisi finanziaria del 2008,
quando la crescita media annuale dei redditi era superiore al 2 per cento e tuttavia enorme,
come risultato, specialmente se confrontato col resto d'Europa, nella quale i salari non aumentano,
ma piuttosto diminuiscono e sono correlati all'aumento considerevole della precarietà dei contratti
di assunzione.
E deve essere considerato che in Gran Bretagna la quasi totalità dei contratti di lavoro viceversa è a
tempo indeterminato.
Il balzo dei salari oggi è principalmente da ascrivere all'ottimo andamento dell'occupazione,
che anch'essa ha raggiunto i livelli massimi, addirittura da quattro decenni, dai lontanisismi anni Settanta:
il numero dei disoccupati è ulteriormente sceso di 47 mila unità, assestandosi ad 1 milione e 360 mila persone senza lavoro.
In percentuale si tratta di appena il 4 per cento dell'intera popolazione in età di lavoro della
Gran Bretagna, dato che non ha alcun confronto con la Ue, dove la media dei disoccupati si aggira
attorno al 10% e in alcune nazioni supera abbondantemente il 20%.
Va anche sottolineato che l'occupazione ha avuto un aumento continuo, fino al clamoroso dato di
oggi, da dopo il sì referendario alla Brexit.
Si è passati in due anni dall'8% al 4%.
A questo punto arrivati, ha detto al Times di Londra il capo economista Suren Thiru delle
Camere di commercio britanniche,
"le aziende stanno incontrando sempre maggiori difficolta'
nel reclutare nuovi assunti",
soprattutto tra i lavoratori specializzati provenienti
dai paesi dell'Unione Europea:
in questo caso l'ostacolo principale è rappresentato dalle incertezze legate alla Brexit.
L'unico neo in questa brillante situazione resta la produttività del lavoro, che in Gran Bretagna continua
ad essere più bassa dei paesi concorrenti e rappresenta il "tallone d'Achille" dell'economia britannica.
Ad ogni modo gli analisti sono convinti che la crescita dei salari continuerà allo stesso ritmo per
il resto del 2018 ed oltre:
"Ci aspettiamo una crescita delle paghe anche nel prossimo anno",
ha detto al "Times"
l'economista Thomas Pugh della società di consulenza Capital Economics,
"e questo dovrebbe tradursi in un aumento dei consumi che alimenterà la crescita del Pil".
Insomma, la Brexit è già ora un enorme successo, una "brexit-boom".
( Redazione Europa )