Redazione -
Ai lacchè nostrani degli oligarchi ue, il periodo dice decisamente male: lo spread rimane stabilmente entro limiti accettabili;
la borsa cresce;
le banche italiane superano brillantemente gli stress test (a differenza di quelle crucche);
i principali giornali economici come Bloomberg, Wall Street Journal e Financial Times approvano la manovra italiana
e bocciano senza appello il com-portamento della ue;
e, moody’s a parte, le agenzie di rating non declassano l’Italia e anzi, come nel caso di Standard And Poor’s
dichiarano apertamente nel loro report che il problema dell’Italia è la permanenza nell’unione monetaria,
che ne rappresenta il vero limite allo sviluppo.
Insomma, per i tirapiedi di forzaspread e troikademocratica c’è da uscir matti e difatti non passa giorno che non
ringhino offese contro il governo e contro gli elettori rei di continuare a bastonarli ad ogni tornata di voto.
D’altra parte, questo è quello che succede ad un cane (partito) quando continua a mordere la gamba
e la mano del padrone che gli da da mangiare (il popolo italiano) e fa le feste al vicino che viene a
versare i propri escrementi nel giardino di casa (la ue).
Prima o poi il padrone gli tira una pedata e lo mette in un angolo.
Come non bastasse, per i fanatici del “dobbiamo fare come fa la Germania”, sono
arrivate le sonore scoppole elettorali alla cancelleria e la fantomatica “locomotiva tedesca”
ha ormai perso quel miserabile slancio che aveva.
Perché dico miserabile?
Perché mentre gli USA grazie a Trump cresceranno per fine 2018 tra il 3,5 ed il 4,2% (a seconda delle stime),
quello della “potente” Germania, si fermerà ad in miserevole 1,7% secondo, ovvero meno della metà
di quanto fatto dagli Stati Uniti del tanto vituperato Trump.
Non solo.
Tutti gli indici di fiducia sono in calo:
come testimonia l’IFO, il sentiment delle aziende sulle prospettive future è sceso da 100,9 a 99,8, mentre
quello sulla situazione economica è passato da 106,6 a 105,9.
D’altra parte i nodi stanno venendo al pettine: negli ultimi 12 anni il governo Merkel ha tagliato tutti
gli investimenti in infrastrutture e manutenzione dei beni pubblici (scuole, strade, ferrovie).
Il risultato è che in futuro il governo tedesco si troverà un buco tra i 3.700 ed il 4.700 miliardi di euro.
E non basta:
se consideriamo il debito implicito, ovvero quello che tiene conto anche degli impegni futuri,
si scopre che la “virtuosa” Germania, ha un rapporto debito/pil del 149%, mentre quello della “sprecona” Italia è del 53%.
Inoltre, l'aggregato debito esplicito + debito implicito dell'Italia è al 57% (dato di Confindustria)
ed è molto più basso di quello tedesco che al 149%.
E ora tenetevi forte:
quello medio eurozona al 266% (con la Francia che ha un debito aggregato del 291% e la Spagna che arriva al 592%).
Come, come come?
L’Italia ha un debito pubblico implicito+ esplicito pari ad un terzo di quello della Germania e
cinque volte meno della media degli stati che usano l'euro e tedeschi e commissione Ue vengono a farci la morale?
Oltre a questo, dobbiamo aggiungere che le politiche mercantilistiche tedesche volte a comprimere i
consumi interni per esportare (la cosiddetta politica “deruba il tuo vicino”) sono andate in crisi
con l’avvento di Trump che ha deciso di porre un doveroso freno alle politiche predatorie tedesche.
Il risultato è che un colosso come Volkswagen ha visto crollare le proprie quotazioni azionarie
da 180 di giugno ai 133,70 del 24 ottobre scorso.
Questo crollo è dovuto al fatto che i principali mercati di esportazione hanno visto calare
sensibilmente la domanda, mentre i lavoratori tedeschi, grazie alle famigerate riforme “hartz”
non possono permettersi nuovi acquisti.
Il grande malato europeo, insomma, non è l’Italia, come vogliono dipengerla
i media main-stream nostrani, ma la tanto osannata Germania, che rappresenta la vera bomba ad orologeria
in grado di far saltare il sistema economico internazionale.
E dulcis in fundo - si fa per dire, ovviamente - qualche notizia sulle "solidissime" banche tedesche che
la Bce non si sogna neppure di guardare da lontano,
mentre invece con quelle italiane oltre ai rifletotri puntati notte e giorno, usa anche il microscopio.
La principale, attenzione, la più grossa di tutta la Germania, come sapete sio chiama Deutsche Bank.
Ebbene, Deutsche Bank, il colosso tedesco è in grande in difficoltà e messo sotto sforzo da uno scenario
più severo sui rischi di mercato, ne esce con un Cet1 ‘sul filo’, all’8,14% e cioè al minimo del minimo
consentito dalla Bce.
Invece la tedesca Norddeutsche Landesbanken sottoposta agli stress test precipita in territorio "catastrofe"(col 7,07%)
e giusto per segnalarlo neanche la francese Societé Générale sta bene di salute (7,61%).
Eh, il "problema" per la commissione Ue, la Bce, l'Fmi, l'Osce è l'Italia...
L'Eretico
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