da Bruxelles
Attorno alla legge di bilancio e al braccio di ferro tra la Commissione Europea e il Governo
italiano stiamo assistendo a un gioco delle parti molto teatrale e fatto soprattutto di propaganda,
che sembra trascurare del tutto il merito dei provvedimenti proposti e rischia di essere estremamente pericoloso
sia per la tenuta economica italiana che per quella politica europea.
Sono la rappresentazione plastica delle due peggiori alternative politiche che l’Europa ha davanti a sé e che,
credo, andrebbero accuratamente evitate entrambe.
Da un lato, dietro la maschera del c.d. ‘sovranismo’, assistiamo a un’improvvisazione,
spesso isterica, di misure che hanno però una chiara impronta antisociale.
Pur nella confusione di provvedimenti annunciati e poi ritirati o sfumati, sembra chiaro che Flat tax,
condono, tagli alla spesa sociale saranno l’architrave di una legge di stabilità incapace di produrre
quella crescita e quella redistribuzione della ricchezza che invece sarebbero oggi fondamentali.
Curioso e piuttosto preoccupante è poi il fatto che gran parte dell’opposizione stia concentrando le proprie critiche
sullo sforamento del deficit e sulla paura dei mercati anziché sulle misure inique contenute nella manovra.
Dato purtroppo significativo di quanto le questioni sociali siano da tempo distanti dall’agenda del PD.
Dall’altro, ci sono la Commissione Europea e quelle forze politiche che hanno retto fin qui lo stendardo di
politiche economiche fondate sul rigore dei conti pubblici, che pensano basti il rispetto di regole
cieche per assicurare la benevolenza dei mercati, ignorando clamorosamente sia le conseguenze sociali
che questo ha prodotto in molti paesi sia l’impossibilità sostanziale di produrre politiche anticicliche
che portino a una prospettiva di crescita reale e duratura.
Ben oltre l’errore, assistiamo a una perseveranza fondata sui dogmi liberisti, su cui rischia però di
infrangersi (continuando così) l’intero progetto europeo.
È sempre più evidente che la fondamentale difesa del sogno e dello spazio politico
europeo debba partire da un radicale cambiamento rispetto all’attuale assetto dell’UE che, così com’è, non fa altro che alimentarne la disgregazione.