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ref:topbtw-1548.html/ 15 Febbraio 2019/A


Europa

ECONOMIA - GERMANIA
E la locomotiva: rallenta...rallenta..


Berlino

A Bruxelles tacciono, nessuno se l'è sentita di commentare il tracollo della Germania, economicamente parlando.
D'altra parte, se l'avessero fatto, poi come giustificare le accuse all'Italia d'essere il "fanalino di coda" d'Europa, quando è invece la locomotiva tedesca che sta deragliando?.

A fine 2018 la Germania, che era la prima economia europea, evita di un soffio la recessione.

Dopo il -0,2% del terzo trimestre, negli ultimi tre mesi dell'anno il Pil si ferma a quota zero, non entra per un pelo in recessione tecnica, cioe' non registra due contrazioni consecutive del Pil, ma scala pericolosamente la marcia, come dimostra il dato annuale:
+1,4% nel 2018, nettamente meno del +2,2% registrato nel 2017.

Ma c'è da dire che è sottile, molto sottile il filo su cui "camminano" i "conti" tedeschi, ed è davvero impercettibile la differenza tra lo 0,0% calcolato e il -0,01%, nel primo caso l'amica (di Berlino) Eurostat ha diritto di usare la parola "stagnazione" mentre nel secondo le sarebbe toccato scrivere "recessione", schivata appunto "d'un soffio" tanto flebile che nessuno l'ha sentito...

Rimane comunque un pessimo segnale, aggravato dal fatto che, come ha dichiarato alla BBC Jack Allen, senior economist europeo di Capital Economics,
"cio' che è particolarmente preoccupante è che i primi segnali del 2019 suggeriscono che un forte rimbalzo è improbabile".

Cioé, la stagnazione continuerà, e la recessione a quel punto sarà certificata.

E dire che solo un anno fa, nel marzo del 2018, quando il ministro dell'Economia, Peter Altmaier si è insediato al governo di Angela Merkel, una inchiodata del genere sembrava impensabile.

Altmaier aveva infatti previsto una crescita media annua per i prossimi 15-20 anni del 2,5%.

Ovviamente gli occhiuti (con l'Italia) commissari europei all'economia e alla finanza annuirono compiaciuti, gli stessi che oggi stanno muti come pesci.

Un ottimismo fuori posto, quello del ministro dell'Economia tedesco, come dimostrano le stime del suo stesso ministero rilasciate a fine gennaio 2019, che ha rivisto al ribasso le previsioni di fine anno, portandole da +1,8% a +1%, un dato in linea con il recente +1,1% di Bruxelles.

Che poi, qualcuno dovrebbe spiegare come farà, la Germania, a segnare +1% nel 2019 partendo da zero piatto.

La domanda principale, tuttavia, è un'altra:
cosa c'é dietro questo brusco ridimensionamento delle stime di crescita tedesche?

Innanzitutto il rallentamento dell'economia globale.

Per la Germania, che è il terzo Paese esportatore mondiale, dietro a Stati Uniti e Cina, le incertezze economiche che stanno imbrigliando l'economia mondiale sono una vera catastrofe.

Il primo segnale di allarme arriva dalla Cina.

Negli ultimi anni Berlino esporta in Cina circa 86 miliardi di euro di 'made in Germany', solo Francia e Usa fanno meglio.

Il rallentamento dell'economia cinese rappresenta dunque un bel problema per la Germania, insieme alla Brexit e alla guerra commerciale avviata dall'amministrazione Trump, che tra l'altro nel mirino ha messo soprattutto l'export negli USA di auto tedesche.

L'export tedesco continua a tirare, nel 2018 e' cresciuto del 3%, ma gia' a dicembre ha mostrato un primo segno di cedimento, registrando un calo all'1,5%.

E per il resto dell'anno 2019 le previsioni sono nere.

Altri segnali negativi arrivano dalla produzione industriale, che a dicembre è scesa dello 0,4% mensile e dagli ordini all'industria, calati dell'1,6% a dicembre, in particolare quelli dall'estero crollati del 5,5%.

Bene invece il marcato del lavoro, con la disoccupazione che resta ferma al 5%, ma come sempre accade, il calo dell'occupazione non precede, segue, il calo dei fatturati e del Pil, mentre sui conti pubblici, il governo Merkel insiste nel volerli tenere in equilibrio, anche se da alcune indiscrezioni emerge che per il 2022 e il 2023 Berlino non esclude un ritorno al deficit, a causa del rallentamento dell'economia e delle possibili minori entrate.

L'inflazione continua ad essere sotto il livello che la Bce da quasi cinque anni si affanna a raggiungere senza riuscirvi, cioè il 2% annuo.

In Germania, il dato è di questo mese di febbraio, si attesta all'1,4%.

E in tutto ciò, il governo Merkel traballa.

Ormai non è più chiuso nelle sole stanze di potere, a Berlino:
le elezioni anticipate sono nell'agenda politica del 2019.

Probabilmente, la data sarà fissata nel mese di settembre, ma il prevedibile terremoto politico delle elezioni europee di maggio potrebbe causare un'accelerazione.

( Redazione Milano )


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