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ref:topbtw-166.html/ 14 Dicembre 2015/C

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(Rain and Tears - D. Roussos)
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Banca Etruria & Cari Chieti & CariFerrara & Cassa Marche

"La notizia di reato... ? No Grazie"
Basta un sospiro sbagliato sull'utenza - registrata- del personaggio di dovere ed ecco che scatta la famigareta "notizia di reato"..
E poiché una "notizia di reato" non la si nega a nessuno é un giochino da ragazzi avviare un'indagine penale su chicchessia ..
Se poi la "notizia di reato " manca, vi é sempre qualche "amico" che manda una lettera anonima alla Procura della Repubblica giusta.

Nelle belle trasmissioni televisive di mamma RAI ci si dice che "le lettere anonime, normalmente, vengono cestinate"..
Dipende.. di chi si scrive..

E quindi ci si pone una domandina: ma tutte le altre Banche d'Italia sono veramente brave, anzi bravissime ?

Nessuna, ma proprio nessuna, é mai stata cosi' birbona da "consigliare" sicuri investienti, ad alto reddito, allo sportello ?
Magari della serie speciale dei fustini di detersivo ?
Compri due e te ne prendi tre ?
Insomma con qualche piccolo rischio incassi TRE volte il profitto che tutti gli altri non hanno mai visto ?

Certamente i solerti Magistrati stanno già verificando, indigando, controllando.
Ne siamo tutti certi..
Perché, anche sulle linee telefoniche, internet, skype controllate si saranno ben sentiti i sospiri pensierosi di correntisti nel dubbio..
E quindi notizia di reato ?
Staremo a vedere..
Ma loro, i magistrati, questi meravigliosi titoli, non li hanno mai comprati ?
Perché se ne hanno in portafoglio, la brava "notizia di reato" se la possono scrivere anche da soli..
E ben documentata: il nome ed il cognome del funzionario che ha proposto l'investimento se lo dovrebbero ricordare..


Ricordo Fanfaniano..

Qualche particolare, di Boschi in Boschi..
Dalla nostra fonte riservata "Sendivogius", apprendiamo, con dovizia di particlari, come le "banche popolari" fossero una specie di bancomat pronto cash della vecchia Democrazia Cristiana, non è mai stato un mistero per nessuno.

La Banca Etruria non faceva certo eccezione.
Ricettacolo per notabili democristiani di stretta osservanza fanfaniana e trait d'union tra massoneria bianca e banchieri di dio, l'istituto di credito aretino s'era già distinto negli Anni '80 per una serie di transazioni sospette e strani suicidi, oltre ad essere la banca di fiducia del Venerabile Maestro, Licio Gelli, che vi depositava le quote d'iscrizione degli affiliati alla sua Loggia P2 nell'apposito "Conto Primavera" (dal Maggio 1977 al Febbraio del 1981)

Che poi nei decenni successivi la Banca popolare dell'Etruria si sia esposta per milioni di euro, finanziando le iniziative più strampalate (non ultima l'esposizione per 200 milioni di euro della Privilege Yard S.p.A di Civitavecchia per la costruzione di yacht fantasma), costituisce una di quelle operazioni di finanza allegra con la quale la banca toscana andava cumulando perdite gigantesche in spensierata leggerezza, salvo poi scaricare i costi sugli ignari correntisti ai quali andava rifilando le proprie "obbligazioni subordinate", in quella che assomiglia molto all'ennesima riproposizione dello "Schema di Ponzi".

Ovvero, detto in modo assai improprio, si tratta di una specie di cambiale con cui le banche cedono crediti in sofferenza e debiti non garantiti agli investitori, in cambio di un alto tasso di interesse connaturato al rischio di recupero del capitale, con l'aggravante che il sottoscrittore partecipa in solido ai rischi, concorrendo eventualmente a ripianare le perdite, ed è l'ultimo dei creditori a venire rimborsato in caso di fallimento del debitore (se in cassa avanza ancora qualcosa).
Sono prodotti finanziari assai complicati e ad altissimo rischio, che per questo venivano piazzati ad una pletora di ignari correntisti ai limiti dell'analfabetismo, facendo leva sul rapporto fiduciario instaurato col piccolo risparmiatore.
Prima infatti c'erano da sbloccare i pagamenti e rimborsare i clienti "più sofferenti", tra i quali vale la pena ricordare galantuomini noti alle cronache giudiziarie come Francesco Bellavista Caltagirone ed il Clan dei Landi già famosi per il crack di Eutelia.

A gestire gli "incagli" (ritardi nei pagamenti, protesti, piani di rientro..) per conto della banca è Emanuele Boschi (fratello per caso di Maria Elena) che è stato program & cost manager per conto della "Etruria" fino all'Agosto del 2015, dopo avervi fatto il suo ingresso nel 2007 come "process analyst" dove (le coincidenze della vita!) papà Boschi è consigliere d'amministrazione e membro del comitato esecutivo della banca.


Emanuele Boschi

Prima infatti il nostro Emanuele aveva maturato significative esperienze come "assistant office" nella Confcooperative di Arezzo, la confederazione delle cooperative di ispirazione cattolica, presieduta da papà Pierluigi Boschi che tra un incarico e l'altro riesce a districarsi in 14 diversi consigli di amministrazione, evidentemente munito del dono dell'ubiquità:

Presidente de La Treggiaia s.r.l. (società agricola)
Presidente della Valdarno Superiore (società cooperativa agricola)
Presidente del Frantoio sociale Sette Ponti (società cooperativa)
Presidente de L'orcio s.r.l.
Vice-Presidente Montecucco s.r.l. (società agricola)
Consigliere del Consorzio di tutela dei vini con denominazione d'origine Valdarno di Sopra
Consigliere della società Immobiliare Casabianca s.r.l.
Consigliere Frantoio di Ricasoli (società agricola cooperativa)
Consigliere della Ciuffenna (società agricola cooperativa)
Consigliere de L'Olivo (società cooperativa)
Consigliere di Zootecnica del Pratomagno (società cooperativa)
Amministratore di Progetto Toscana s.r.l.
Amministratore della Società Le Logge s.r.l.
Amministratore della Società Pestello s.r.l.

Organico alla politica e profondo conoscitore del mondo del lavoro, Pierluigi Boschi (che si presuppone nella vita abbia sempre fatto il "dirigente" dall'età di 15 anni) esordisce nella Coldiretti (altro storico feudo democristiano), per poi divenire Consigliere del Consorzio Agrario di Arezzo dal 1978 al 1986, e Presidente della Confcooperative di Arezzo dal 2004 al 2010, muovendosi il meno possibile dalla natia Laterina (10/09/1948) dove tra l'alto ha sposato il vicesindaco (democristiano ça va sans dire!), prima di passare tutti insieme con armi e bagagli nei ranghi del partito bestemmia.

Tanto per non farsi mancare nulla, il 03/04/2011 entra pure nel CdA di Banca Etruria e nel Maggio 2014 ne diventa il vicepresidente, mantenendo la carica fino alle dimissioni forzate in seguito al commissariamento della banca.

Tra maldestri tentativi di ricapitalizzazione, fusioni andate a male, nel 2012 l'istituto di credito iscrive a bilancio sofferenze bancarie per un miliardo e mezzo di euro.

Nell'Aprile del 2013 il valore delle azioni crolla 0,93 centesimi l'una.
Valevano quasi quattro euro appena un anno prima.
Una serie di operazioni non proprio cristalline determinano tra il 2012 ed il 2013 una serie di ispezioni da parte della Banca d'Italia che commina all'istituto aretino una multa da 2,5 milioni di euro per "violazioni delle disposizioni sulla governance, carenze nell'organizzazione, nei controlli interni e nella gestione nel controllo del credito e omesse e inesatte segnalazioni alla vigilanza".

Nel 2013, la magistratura apre un'inchiesta per "false comunicazioni sociali in danno dei soci o dei creditori, ostacolo all'esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza e di falso in prospetto", mentre i vertici della banca raccomandavano agli sportellisti (i volenterosi carnefici) di vendere titoli spazzatura a sprovveduti correntisti da raggirare.
La posizione della CONSOB, che per inciso sarebbe l'organismo di vigilanza maggiormente delegato al controllo, a tutt'oggi non risulta pervenuta.
Il resto è storia recente.

Con chi credete si sia scusata il ministro Maria Elena Boschi, incidentalmente figlia e sorella col vicepresidente ed il manager alla programmazione di così straordinaria gestione bancaria, mentre il resto della banda di governo si sbrodola addosso negli stanchi rituali celebrativi della Leopolda?!?


Luigi d'Angelo

Il Caso del pensionato - 68 anni appena, Luigi d'Angelo , pensionato di Civitavecchia, é sulla cronaca di tutti i giornali.

In una lettera, trovata sul suo computer, le ultime parole del pensionato, in cui chiamerebbe in causa il crac Banca Popolare dell’Etruria e Lazio.
Lettera che sarebbe stata trovata dalla moglie.
E proprio alla moglie D’Angelo avrebbe scritto:
“Perdonami non sono riuscito a difendere i nostri risparmi.
Mi hanno raggirato”.

Non basta il pensionato avrebbe anche accusato i dipendenti della Banca Etruria che non l’avrebbero ascoltato.

Luigi D’Angelo, ex operaio di 68enne di Civitavecchia, ha visto andare in fumo i risparmi di una vita, non ha retto ed ha deciso di farla finita, sabato 28 Novembre, impiccandosi alla scala della sua villetta dopo aver scoperto di aver perso 110 mila euro.

A dare l’allarme è stata la moglie che ha avvertito la polizia.

Ma qualche perplessità comunque nasce..

Un "giovane" pensionato ha comunque, ogni mese, la sua pensione e, nel caso di Luigi, perché mai impiccarsi Sabato 28 Novembre quando il Martedi' successivo, ovvero il primo di Dicembre - e quindi giusto dopo solo tre giorni di attesa - si trovava sul conto corrente la pensione doppia, ovvero qualla normale con la tredicesima ?

Parliamoci chiaro: i centodiecimila euro erano stati investiti per avere una diponibilità liquida solo alla scadenza, disponibilità aumentata da un buon rendimento che la Banca aveva, in senso "morale" ben garantito.

Qundi i centidiecimila euro probabilmente non erano assolutalente nella sua disponibilità a Novembre od a Dicembre 2015...
A meno che fossero ormai giunti a maturazione, cosa assai improbabile ..

L'impressione é che invece i soldini fossero stati dati a Luigi D'Angelo da altro risparmiatore che, per un motivo od un altro, non aveva modo od intenzione, di figurare proprietario della somma stessa..
E quindi, magari, poi allo sportello, non si sono fatti molti scrupoli ad accettare una serie di versamenti in contanti..

Ed allora si' che Luigi potrebbe essere stato messo sotto pressione da qualcuno che gli avrà fatto capire che, bene o male, lui i suoi soldi li vorrà indietro tutti, ma proprio tutti, alla scadenza.
Ed il come ed il dove andare a prenderli sarebbe poi stato un affare di Luigi, e non suo..

E quindi con il suicidio Luigi d'Angelo ha portato con se, forse, il suo segreto ed ha "salvato" la sua famiglia..
Esattamente quello che ha scritto nel suo messaggio d'addio..
Si é ucciso per salvare la sua famiglia da chi, ipotizziamo, un domani vorrà avere indietro i suoi 110 mila euro, per lo meno..

La vicenda é comunque triste ma, per fortuna, é rimasta assolutamente isolata..


( Giorgio Comerio )

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