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Cecco Bellosi: "ora la gente ha più paure che negli anni di piombo"

Isis visto da un ex brigatista rosso.

Cecco Bellosi: "ora la gente ha più paure che negli anni di piombo"

Intervista video, andata in onda sulla TV della Svizzera Italiana nella rubrica "Un giorno in Pretura" a cura di Raffaella Fanelli

"Fra noi e i terroristi dell'Isis c'è una differenza fondamentale:
noi non abbiamo mai messo in conto l'idea di morire...

Il rischio della morte ci accompagnava, ma la nostra fine non era premeditata".
Francesco “Cecco” Bellosi è stato uno dei protagonisti degli anni di piombo in Italia prima come militante di Potere Operaio e fondatore, insieme a Valerio Morucci di Lavoro Illegale - un'organizzazione comunista segreta che sosteneva la lotta armata - poi come terrorista delle brigate rosse.

"Noi pensavamo a un cambiamento del mondo in positivo... qui c'è la ricerca di un altro mondo.

Due identità forti, ma la nostra era solo politica.
Per i terroristi dell'Isis c'è anche una parte religiosa che spinge al suicidio".

"Cecco" Bellosi

Ha scontato 12 anni di carcere per quegli anni che ha vissuto come terrorista e che sono stati gli anni più violenti d'Italia dopo la seconda guerra mondiale.

Sono stati gli anni delle stragi, delle manifestazioni, delle azioni terroristiche.

Del rogo di Primavalle: "Tre militanti cosparsero di benzina la porta di casa di Mario Mattei, segretario della sezione dell’Msi del quartiere popolare di Roma.

Il fuoco travolse tutta l’abitazione e due dei fratelli Mattei rimasero intrappolati dalle fiamme e morirono carbonizzati...".

Tre, o forse sei militanti, di certo nessuno ha scontato un giorno di carcere per la morte di Virgilio Mattei e del fratello Stefano di otto anni.

Fu Cecco Bellosi a far fuggire in Svizzera Marino Clavo e Manlio Grillo responsabili insieme ad Achille Lollo di quella tragedia.

Per la sua militanza Bellosi ha scontato dodici anni di carcere.
Era un irriducibile.

Per questo fu contattato nella sezione di massima sicurezza di Rebibbia per uccidere Toni Negri, il teorico dell'autonomia operaia e della violenza politica.
Un ordine che Bellosi rifiutò.

"A chiedermelo furono due compagni del partito guerriglia".
Due nomi che Cecco Bellosi non ha mai rivelato.
Perché "non sarebbe eticamente giusto".


Per vedere l'intervista mandata in onda alla TV della Svizzera Italiana, nella rublica "un giorno in Pretura" basta cliccare:

Nota : Ma dove sono gli ex-terroristi italiani.. Un contributo di Giorgio Comerio

Roberto Adamoli.
Esponente BR lavora oggi nella comunità di don Mazzi

Corrado «Federico» Alunni.
Fondatore Br, 58 anni, le lascerà per dare vita alle Formazioni Comuniste Combattenti, in seguito nel 1978 viene arrestato.
Nel 1980 tenta la fuga da San Vittore insieme a Vallanzasca, nel 2003 scrive un libro con altri autori («La rapina in banca, storia, teoria, pratica»), da anni è fuori di galera e lavora in una coop informatica.

Vittorio «Alvaro» Antonini.
Già responsabile della colonna romana Br, coinvolto sequestro Dozier, arrestato nel 1985, è in semilibertà dal 2000.
Ogni giorno entra ed esce di prigione per lavorare all'esterno.
Presiede l'associazione culturale Papillon-Rebibbia promotrice della protesta che nel 2004 si è allargata a tutte le carceri
Ha avuto l'onore di essere convocato a Montecitorio dalla commissione-giustizia per discutere dei problemi delle galere.
Smentì di esser stato perquisito in cella dopo l'omicidio D'Antona.

Vittorio Assieri.
Capo della "Walter Alasia" di Milano, lavora alla "Bottega creativa" della Caritas.

Lauro Azzolini.
Membro esecutivo delle Br nel processo Moro, 62 anni, tre ergastoli, l'uomo che sparò a Montanelli, è libero.
Da semilibero ha iniziato a lavorare in una coop che si occupa di non-profit, settore disabili, per la Compagnia delle Opere.

Barbara Balzerani.
Svariati ergastoli, ai vertici delle prime Br-Pcc, autrice del libro «Compagna Luna» per Feltrinelli, ha lavorato con la coop Blow Up di Trastevere specializzata nell'informatica musicale.
Arrestata nel 1985 ottiene i primi permessi agli inizi degli anni Novanta.
Ora è libera, con la condizionale di 5 anni, anche se aveva accumulato 4 ergastoli e ha partecipato ai delitti più efferati: dalla scorta di Moro a Moro, al gen. Dozier.

Silvia Baraldini.
Condannata dalla giustizia americana a 43 anni di galera per associazione sovversiva, è uscita per motivi di salute ottenendo, il 27 dicembre 2002, una collaborazione con la giunta Veltroni.
A caldeggiare il rinnovo del contratto di consulenza sul lavoro femminile, nel 2003, fu l'assessore Luigi Nieri di Rifondazione comunista.
L'associazione delle vittime ha presentato denuncia in procura, ma temo che non abbia molte speranze di essere accolta.

Marco Barbone.
L'assassino del giornalista Walter Tobagi si è pentito ed è tornato libero.
Lavora in una tipografia a Milano.

Francesco "Cecco" Bellosi.
Ex componente della colonna Walter Alasia, i n manette nel 1980, condannato a 12 anni, libero nel 1989.
Presiede un centro di recupero di tossicodipendenti a Nesso e collabora con l'associazione Lila.

Paola Besuschio.
Il suo nome venne fatto dalle Br durante il sequestro Moro, era detenuta, ne volevano la liberazione in cambio del leader dc,
Lavora in una cooperativa statistica.

Maurice Bignami
Ex comandante di Prima Linea fu arrestato a Torino nell'81, mentre cercava di assaltare un'oreficeria: imbracciava un mitra, ma non ebbe tempo di usarlo. Due ergastoli e una lunga serie di delitti alle spalle:
l'agente Giuseppe Lo Russo, lo studente Emanuele Iurilli, il dirigente Fiat Carlo Ghigleno, il barista Carmine Civitate...
In semilibertà dal 1992 ha preso servizio presso la Caritas di Roma, insieme con la moglie Maria Teresa Conti, anche lei ex militante di «Prima linea».

Vittorio Bolognese.
Colonnello delle Br-Partito Guerriglia, è in semilibertà dal settembre 2000.
Ha lavorato come operatore informatico alla coop romana Parsec dove ha trovato Pancelli, Piccinino e altri ex irriducibili.

Ovidio Bompressi,
condannato a 22 anni di reclusione per l'assassinio del commissario Calabresi, graziato dal presidente della Repubblica su richiesta di personaggi della sinistra, ma anche di due "moderati" come Clemente Mastella dell'UDEUR e Rutelli della Margherita, può già godersi la definitiva libertà.

Franco Bonisoli.
Brigatista del commando di via Fani, ergastolano, 13 anni di carcere, dissociato, è libero.
Ha fatto il grafico in una Coop di Sesto San Giovanni, lavora in una società di servizi ambientali.

Anna Laura Braghetti.
Ex compagna di Prospero Gallinari, è coinvolta nell'omicidio del giudice Vittorio Bachelet, è la carceriera di Aldo Moro in via Montalcini, nota come «signora Altobelli»:
condannata al carcere a vita.
Ha scritto alcuni libri, dal 1994 lavora tutti i giorni all'organizzazione di volontariato vicina ai Ds, «Ora d'Aria» che si interessa alle problematiche dei detenuti.
Nel 2002 ottiene la condizionale.
Ora nel 2007 ha ottenuto un incarico di Stato e lavora per Italia Lavoro

Carla Maria Brioschi.
Ex brigatista rossa, è stata condannata all'ergastolo per aver partecipato al rapimento e al delitto del presidente della DC Aldo Moro.
Ma il suo operato in seno al terrorismo di matrice comunista non fu soltanto relativo al caso Moro, l'ex terrorista fu fra le fondatrici della "colonna Walter Alasia" che negli anni di "Piombo" organizzò e portò a termine una serie interminabile di azioni terroristiche, spesso confluite nel delitto.
(Secondo alcuni però, lei ha fatto parte della frangia di terroristi cosiddetti “dissidenti”, capeggiati da Valerio Morucci, che nell’ambito del sequestro Moro si opposero alla decisione di giustiziare il politico della Dc, andando quindi contro la decisione del capo-colonna Mario Moretti.)

Il 10/11/08 dopo 26 anni di carcere le è stata concessa la "libertà condizionale" che per 5 anni limita l'uscita di casa dalle 23 di sera alle 7 del mattino, per tutto il resto collaborerà con i servizi sociali e le varie cooperative, alle quali ormai se non si è terroristi e non si è ammazzato qualcuno, col cavolo che vi ci fanno entrare.

Roberto Carcano.
Esponente della Formazione Comunisti combattenti.
lavora presso la "Comunità nuova" di don Gino Riboldi

Paolo Cassetta.
Esponente tra i più duri del partito armato, raffica di condanne alle spalle, è semilibero da un bel pezzo.
Lavora stabilmente alla coop 32 dicembre, collegata al Centro Polivalente circoscrizionale intorno a cui gravitano vecchie conoscenze degli anni di piombo, come Bruno Seghetti e Cecilia Massara.

Geraldina Colotti.
Militante delle Ucc, ex insegnante di filosofia, ferita in un conflitto a fuoco nel gennaio del 1987, è in semilibertà e dal 1999 ha lavorato alla coop romana 32 dicembre, oggi è impiegata al quotidiano Il Manifesto.

Maria Teresa Conti.
Ex militante di «Prima linea», fa parte delle "squadre armate proletarie".
Fra le sue gesta, il sequestro e il ferimento dell'ostetrica Domenica Nigra, gambizzata con accuse inventate.
Come il marito ex terrorista Maurice Bignami, lavora presso la Caritas di Roma.

Anna Cotone.
Ex bierre del feroce Partito Guerriglia, coinvolta nel sequestro dell'ex assessore dc Ciro Cirillo, arrestata nel 1982, in semilibertà da anni, lavora dal 2002 nella segreteria politica dell'europarlamentare di Rifondazione comunista, Luisa Morgantini.

Renato Curcio.
Fondatore e ideologo delle Br, gira l'Italia facendo conferenze in scuole, università, consigli comunali, presenta i suoi libri ai festival dei partiti.
In tv, sulla berlusconiana Canale 5, è arrivato a dire che le vittime degli anni 70 sono i suoi compagni di lotta morti sul campo.
Da dieci anni è a capo della coop editoriale «Sensibili alle foglie» che si occupa di studi sulla lotta armata, carcere e droga, tema quest'ultimo cavalcato da don Gallo, il parroco antagonista di Genova, che ha presentato il libro edito da Curcio insieme a Dario Fo.
Condannato a 30 anni, ne ha scontati 24, è semilibero dal 1993.

Roberto Del Bello.
Ex brigatista della colonna veneta, condannato a 4 anni e 7 mesi per banda armata, oggi lavora al Viminale come segretario particolare di Francesco Bonato, sottosegretario agli Interni per Rifondazione comunista.

Sergio D'Elia.
Dirigente di Prima linea, sconta 12 anni di carcere.
Liberato e ottenuta la riabilitazione, entra nel partito radicale.
Nel 2006 viene eletto alla Camera nella lista della Rosa nel Pugno e diventa segretario d'aula di Montecitorio.
Fra polemiche e proteste, ovviamente inascoltate.

Alessandra De Luca.
Anche lei brigatista nel processo Moro, è in semilibertà da tempo.
È stata candidata col partito di Bertinotti alle regionali del Lazio, ma non ce l'ha fatta.

Adriana Faranda.
Fa parte della direzione strategica delle Br, aderisce presto alla «dissociazione» guadagnando la libertà.
Viene rilasciata nel 1990 e affidata all'opera di don Calabria dove lavora al computer. Scrive libri, ha fatto la fotografa. Finisce al Costanzo Show, e sono polemiche infinite.

Enzo Fontana.
Militante del GAP, oggi scrittore di successo e studioso di Dante Alighieri, ha lavorato alla "Bottega Creativa" della Caritas.

Diego Fornasieri.
Insieme ad altri ex detenuti è attivo nel non-profit attraverso la cooperativa sociale di prodotti biologici «Arete».
Guerrigliero di Prima linea, incassa una condanna a 30 anni nel 1983, dopo 3 anni di latitanza, ora è libero.

Alberto Franceschini.
Fondatore con Curcio delle Brigate rosse, nel 1983 si dissocia.
Oggi lavora a Roma con la Braghetti all'associazione per detenuti «Ora d'Aria».
Condannato a più di 50 anni di galera, esce dal penitenziario dopo soli 17 anni di reclusione.
Scrive libri, partecipa a conferenze.

Prospero Gallinari.
Membro del commando che sparò alla scorta di Moro in via Fani, responsabile della «prigione del popolo», è libero da tantissimi anni per problemi di cuore.

Claudia Gioia.
Primula rossa delle Unità Comuniste Combattenti subisce una sentenza a 28 anni di prigione per il delitto del generale Giorgieri e per il ferimento dell'economista Da Empoli, processata anche per il delitto di Moro.
È in libertà condizionale dal gennaio 2005.
Nel 1991 finisce intercettata mentre parla, in cella, col br Melorio di un tentativo di ricostituzione delle Ucc.

Lavora come consulente presso il "Macro", prestigioso museo d'arte contemporanea del Campidoglio.

Eugenio Pio Ghignoni.
Brigatista coinvolto e condannato nel processo Moro, è il responsabile della Direzione Affari Generali dell'Università Roma Tre, cura la sicurezza...

Maurizio Jannelli.
Già capocolonna romano delle Br, ergastolo per vari crimini (tra cui la strage di via Fani) ha lavorato alla Rai come autore a partire dal 1999.
Per il Tg3 ha seguito «Il mestiere di vivere», «Diario Italiano», «Residence Bastogi», fa parte dello staff della trasmissione sportiva «Sfide».
Ha scritto «Princesa», libro su un transessuale suicida.
Dal 2003 è in condizionale.

Paolo Klun.
Esponente di Prima linea, ha fondato a Bologna il giornale di strada " Piazza Grande", che dà voce agli emarginati e ai senza fissa dimora.

Natalia Ligas.
Nome di battaglia «Angela», la dura delle Br-Partito Guerriglia che partecipò al massacro di piazza Nicosia a Roma, ergastolana, permessi premio a partire dal 1998, dal 2000 è semi-libera nonostante non si sia mai dissociata.

Maurizio Locusta.
Partecipa al delitto Giorgieri (24 anni di pena), viene estradato dalla Francia nel marzo 1988, dopo qualche anno esce ed è assunto alla fondazione Lelio Basso-Issoco come «assistente di sala consultazione».

Francesco Maietta.
Ex militante delle Ucc, condanne pesantissime, lavora part time in un ente importante dal 1990.
Si è sposato nel 1998 a Ostia con una ragazza della Caritas.
Tra gli invitati, il presidente emerito Francesco Cossiga.

Nadia Mantovani.
Dissociata, condannata a 20 anni per appartenenza alle Br, ottiene la condizionale a gennaio '93 quando sconta due terzi della pena.
Ex fidanzata di Renato Curcio, è tra le fondatrici dell'associazione per il reinserimento dei detenuti «Verso Casa».
Il 23 agosto 2004 la sua performance sugli anni di piombo al meeting di Rimini ha riscosso molto successo tra il pubblico di Cl.

Corrado Marcetti.
Ex di Prima linea, oggi è direttore della Fondazione Michelucci a Fiesole.

Cecilia Massara.
Ex appartenente alle BR-PCC (arrestata alla fine del 1984 dopo un conflitto a fuoco con le guardie giurate di un furgone portavalori, conflitto nel quale rimase ucciso un altro militante delle BR-PCC, Antonio Gustini, e la stessa Massara venne ferita)
Nel 1994 ottiene la sospensione temporanea della pena, essendo in stato di gravidanza;
nel marzo ‘96, nell’imminenza del termine della sospensione della pena, la Massara si tiene in contatto con la Questura di Roma per disporre il proprio rientro in carcere.
Lavora stabilmente alla coop 32 dicembre, collegata al Centro Polivalente circoscrizionale.

Fabio Matteini,
brigatista rosso (collegato a Nadia Desdemona Lioce e Luigi Fuccini,dei Nuclei comunisti combattenti NCC) .
Accusato di banda armata e associazione con finalità di terrorismo, noto con il nome di battaglia “compagno Antonio” che avrebbe avuto il compito di reclutare nuove leve da avviare alla lotta armata, ma per lui sono bastati 20 giorni di carcere perché un giudice decidesse che non c’erano elementi sufficienti per tenerlo dietro le sbarre, l’importante è che sia stato obbligato a restare in Italia… vuoi mai che mano d’opera preziosa sfugga a questa maggioranza?
Ora stiamo a vedere a quale incarico verrà destinato.

Giuseppe Memeo
Esponente di "Autonomia operaia", condannato per l’omicidio del poliziotto Antonino Custrà, oggi lavora a "Poiesis" il centro per la cura dell’AIDS.

Mario Moretti.
Il numero uno delle Br, leader della direzione strategica, partecipa al sequestro Moro, dopo 17 anni di carcere, 9 di clandestinità e 6 ergastoli, nel 1994 ottiene il permesso di andare alla Scala.
Una volta fuori, in lavoro esterno, si occupa di volontariato.
Esperto di informatica partecipa alla fondazione della Cooperativa Spes composta da ex irriducibili dissociati.
La coop ottiene vari contributi, anche dalla Regione Lombardia, insieme all'associazione «Geometrie variabili» cerca «forme di lavoro non alienanti per i detenuti».
Scrive libri.

Valerio Morucci.
L'ex postino delle Br durante i 55 giorni del caso Moro, scontati 17 anni di prigione, dissociato, è libero. Autore di libri di successo (l'ultimo, «La peggio gioventù») vincitori di premi letterari con «Il collezionista» (la VI edizione di «Esperienze in giallo») lavora come consulente informatico.

Roberto Ognibene.
Gode dei benefici dovuti alla legge sui dissociati e lavora come impiegato al Comune di Bologna.

Remo Pancelli.
Killer dell'ala militarista delle Br «Colonna 28 marzo», l'ex dipendente delle Poste del sequestro D'Urso, viene bloccato dai carabinieri il 7 giugno del 1982.
Pluricondannato, è inserito in una coop sociale (che ha ospitato altri ex terroristi rossi).

Ave Maria Petricola.
Quest'anno la Provincia di Roma ha assunto quest'ex pentita brigatista, nome ricorrente al processo Moro, come responsabile del centro di Torre Angela, VII municipio della Capitale, che trova lavoro ai disoccupati.
Amnistiata nel 1987, nel 2004 la ritroviamo nella lista degli assistenti sociali regionali.

Cristoforo Piancone.
Ex brigatista rosso, condannato all'ergastolo per concorso nell'omicidio di Rosario Berardi, già in semilibertà dal 2004 è stato arrestato l'1 ottobre 2007 per la rapina avvenuta alla Banca dei Monti dei Paschi di Siena.
Anche questo è uno dei tanti finali scontati che purtroppo ci si deve attendere dagli irriducibili, che riescono anche a godere di semi o totali libertà.

Raffaele Piccinino.
Ex irriducibile dei NAP (NUCLEI ARMATI PROLETARI), autore anche dell'attentato al Questore Noce dove morì un poliziotto della scorta, condannato all'ergastolo e a 22 anni di carcere)
Ha lavorato come operatore informatico alla coop romana Parsec.

Francesco Piccioni.
ex BR è impiegato al quotidiano Il Manifesto.

Marco Pinna.
Soldato della colonna sarda delle Br, è vicepresidente della coop ambientale «Ecotopia».

Susanna Ronconi.
Storica figura del troncone toscano di Prima Linea, lavora al Gruppo Abele di Torino dove ha la responsabilità delle cosiddette «Unità di strada».
Nel 1987 guadagna il primo permesso-premio per la sua dissociazione.
È stata consulente di Asl e Comuni del nord Italia, collabora alla pubblicazione del «Rapporto sui diritti globali» a cura dell'associazione Informazione&Società per la Cgil Nazionale.
Un'interrogazione di Gasparri (An) e Giovanardi (Ccd) la segnalano come beneficiaria di una consulenza da parte dell'allora ministro Livia Turco.

Roberto Sandalo.
Già militante in Lotta continua aderisce a Prima Linea e partecipa a molte azioni terroristiche.
Arrestato nel 1980 ammette la sua partecipazione agli omicidi di Carlo Ghiglieno, Carmine Civitate e Bartolomeo Mana. Dissociatosi poi dalla lotta armata, permise allo Stato di conoscere i nomi e le azioni di molti aderenti all'organizzazione terroristica, che fu smantellata in seguito alle sue dichiarazioni.
Condannato a oltre 11 anni ne sconta poco più di 2 e si trasferisce in Kenia per sfuggire alla condanna a morte che pendeva sul suo capo per aver tradito i "compagni d'arme" .
Tornato in Italia , non gode di protezioni governative e trova lavora come dipendente di un'azienda privata.
Nel 2008 verrà nuovamente arrestato per alcune azioni, giudicate terroristiche, contro centri islamici nel milanese e condannato è in carcere dall'aprile scorso.

Bruno Seghetti.
Fa parte dei grandi movimenti di massa del ‘68/’69 e del ’77 fino all’approdo alla lotta armata.
Prima il Comitato Comunista di Centocelle (Co. Co. Co.), le lotte per la casa, le occupazioni, il flirt con Potere Operaio, gli scontri con i fascisti approdando alla lotta armata diviene militante della colonna romana delle Brigate rosse.
Fa parte del gruppo di fuoco che il 16 marzo 1978 sequestra il Presidente della Democrazia cristiana Aldo Moro, così come partecipa attivamente a gran parte delle azioni della colonna romana delle Br fino al suo arresto, il 19 maggio 1980 quando – passato tra le fila della colonna napoletana – ‘Claudio’ partecipa all’attentato che uccide l’assessore regionale democristiano Pino Amato.
Condannato all’ergastolo, esce di prigione nell’aprile del 1995, dopo solo quindici anni di detenzione, viene ammesso al lavoro esterno e nel 1999 in seguito a infrazioni gli viene revocato il trattamento e rientra in carcere.
Lavora stabilmente alla coop 32 dicembre, collegata al Centro Polivalente circoscrizionale intorno a cui gravitano tutt'ora vecchie conoscenze.

Sergio Segio.
Comandante militare di "Prima linea" e ideologo della dissociazione, oggi lavora nel gruppo Abele di don Luigi Ciotti.

Giorgio Semeria.
Membro del nucleo storico delle Brigate Rosse, è stato a lungo volontario presso il carcere di San Vittore a Milano.

Giovanni Senzani.
Il «criminologo» delle Br-Partito Guerriglia, irriducibile fino al midollo, già sospettato di essere il Grande Vecchio del sequestro Moro, ergastolano per l'omicidio del fratello del pentito Patrizio Peci, esce nel 1999 in semilibertà ma un anno dopo è dietro la scrivania di un centro di documentazione della Regione Toscana denominato «Cultura della legalità democratica» e inserito nel progetto Informa carcere.
Nel 2001 si è scoperto che il centro poteva clonare tutti gli atti, anche quelli segreti, della commissione parlamentare sulle stragi.
È coordinatore della casa editrice di sinistra Edizioni Battaglia.

Adriano Sofri.
Ex leader di Lotta continua e condannato a 22 anni per il delitto Calabresi,che a parte il fatto che ha goduto di almeno una ventina di anni in libertà per i continui processi di cui è impossibile capire le motivazioni per le quali gli è stata concessa questa possibilità, negata a chiunque altro ed ora dopo la condanna definitiva, già in libertà "particolare" per motivi di salute, anche se non si capisce bene quali, visto le continue attività nelle quali si cimenta è stata la collaborazione fattiva con il Governo Prodi, dal quale è anche pagato profumatamente, mentre gli italiani sono alla fame.
Alla fine del 2008 è tornato a parlare con i toni che usò all'epoca dell'omicidio Calabresi quando già il giorno dopo del suo omicidio, su "Lotta continua" scrisse «Ucciso Calabresi, il maggior responsabile dell’assassinio di Pinelli».
Il guaio è che oggi scrive su La Repubblica che pubblica anche i suoi vaneggiamenti e i suoi revanscismi, insegna ai giovani nelle nostre Università e quanto a indottrinare i giovani, certo lui è un campione come pochi ed infatti i primi sintomi di un ritorno al 68 già si notano per le nostre strade, proprio in occasione delle falsità sul decreto Gelmini.

Marco Solimano.
Ex di Prima linea, oggi è consigliere dei Ds al Comune di Livorno.
Da circa dieci anni è assistente volontario al carcere di Livorno come responsabile Arci.

Nicola Solimano.
Ex di Prima linea, condannato a 22 anni lavora alla Fondazione Michelucci di Fiesole, costituita nel 1982 dalla Regione Toscana e dai Comuni di Pistoia e Fiesole.
È stato consulente della Regione Toscana per la nuova legge a tutela dei popoli Rom e Sinti e fra i coordinatori di un campus internazionale nell'ambito dell'iniziativa regionale Porto Franco, per conto dell'Assessorato alla cultura della Regione Toscana.

Ettorina Zaccheo.
Esponente della Formazione Comunisti combattenti lavora presso la "Comunità nuova" di don Gino Riboldi.


N.D.R. quest’elenco è stato inizialmente tratto da Il Giornale DEL 4/11/2006 a firma Gian Marco Chiocci e Stefano Zurlo - con un articolo dal titolo:
Liberi e pagati dallo Stato: la dura vita degli ex brigatisti.
Lavorano in associazioni finanziate dagli enti locali, collaborano con deputati.
Alcuni si sono anche candidati alle elezioni e D’Elia è ai vertici della Camera.

Un’altra parte è stata tratta dal sito Informagiovani e poi aggiornata man mano che la redazione di Lisistrata veniva a conoscenza di nuove "liberazioni premature"


Raffaella Fanelli

( Raffaella Fanelli )

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