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(Louis Armstrong - All the time of the World)
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Licio Gelli

L'altro Gelli

È giunta l’ora di un resoconto della mia vita
e quindi mi tocca redigere un bilancio onesto,
mi sbrigo a fissare i confini del mio cammino,
a chiudere perdono a Dio delle mia mancanze.

Una strofa da una degli scritti di Gelli..

Titoli
Maestro Venerabile dirigente di una Loggia Massonica (in questo caso la Loggia P2)
Professore h.c. delle "Relazioni Umane" dell'Istituto Superiore Internazionale Americano – Delegazione di Buenos Aires
Accreditato presso l'Ambasciata Argentina in Italia con le funzioni di Consigliere Economico e di Ministro Plenipotenziario per gli Affari Culturali "Itinerante"
Conte per decreto di S.M. il Re Umberto II (10 luglio 1980)
Dottore h.c. in Scienze Finanziarie – Università Pro Deo di New York
Professore Associato dell'Università di Oradea (Romania)
Cittadino Onorario della Città di Kudjianda – Repubblica del Tagikistan, ha ricoperto cariche diplomatiche internazionali
Accademico Emerito dell'Accademia "Città eterna" (Roma)
Accademia letteraria "Gli Incamminati" (Modigliana)
Membro h.c. a vita dell' "Unione Operatori Artisti Culturali" (Marigliano)
Accademico dell'Accademia "Il Richiamo" (Foggia)
Accademia "Oraziana" di Lettere, Scienze ed Arti (Roma)
Presidente onorario dell'Accademia "Il Tetradramma" (Roma)
Accademico dell'Accademia Internazionale "Pontzen" (Roma)
Accademico Onorario dell'Accademia "Artisti Europei" (Salerno)


Villa Wanda

Nato a Pistoia il 21 Aprile 1912, morto ad Arezzo martedi' 15 Dicembre 2015, a 96 anni di età, ha avuto le ultime esequie celebrate nella Chiesa della Misericordia, a Pistoia, due giorni dopo il decesso, il Giovedi' 17 Dicembre 2015.

La sua vita é stata oggetto di innumerevoli interviste, di episodi cinematografici, di dotte quanto fumose trattazioni.
Molto é stato inventato, assolutamente di sana pianta, da giornalisti-investigatori, molte informazioni sono state fatte circolare artatamente, giusto per "vedere che effetto che fa.."
Suppongo che Gelli, che seguiva senz'altro con attenzione le notizie che lo riguardavano, si sarà divertito a giocare con i suoi burattini, a navigare facendo gonfiare le vele proprio con il refolo della maldicenza.

Alla fine, immagino, per lui doveva essere rimasto il piacere di calcare una palcoscenico virtuale, illuminato dal desiderio di apparire, nonostante tutto, al suo fianco, di giornalisti e di scrittori in cerca di un loro attimo di prestigio..

E di questo ho pochi dubbi.
Si é certamente divertito a raccontare terrificanti bischerate ai grulli di turno: giornalisti per primi.
Bischerate che venivano riportate come "messaggi in codice", oppure "scoop da Arezzo", come "nuove informazioni sul caso di pinco pallino"..
E Gelli, con i grulli, ci giocava proprio, con la sua parlantina affabile, il suo sguardo arguto, il suo evidente carisma.
E si sarà oltremondo divertito nel vedere come le sue bischerate, ingigantite, modificate, trasformate dai grulli di turno, finivano pure sui tavoli di qualche procuratore, sui banchi di qualche deputato che, per desiderio di notorietà, le utilizzava per aprire inchieste, depositare interrogazioni parlamentari, citarle in conferenze ed incontri politici, e poi in articoli, memorandum, libri di storia patria.

Perché, in un certo senso, é vero che tirava i fili di tanti burattini, ma di burattini veramente "grulli" ai quali metteva in bocca bischerate su bischerate a suo piacimento.

Ne cito una serie, visibile in una delle sue ultime interviste e scaricabile dal web.
Si tratta dell'intervista televisiva rilasciata alla brava Raffaella Fanelli per la TV della svizzera italiana pochi mesi prima della sua morte.
Forse una delle ultime interviste televisive.

Con ineffabile faccia di bronzo insinua l'ipotesi che la bomba di piazza della Loggia sia esplosa per errore, per un mozzicone di sigaretta gettato, per caso, da un cretino maleducato, sull'esplosivo.
Bischerata terrificante raccontata poi da uno che, dopo la guerra in Spagna e quella come Repubblichino, forse di esplosivi si ricordava ancora qualche cosa..

Quasi tutti gli esplosivi, salvo la nitroglicerina, esplodono solo se innescati da un detonatore.
Altrimenti no.
Un detonatore viene a sua volta attivato da un contatto elettrico, chimico, oppure da una banale miccia: quella dei film di Sergio Leone..
Ma solo nei film di Segio Leone accendono la miccia con un sigaro.. ( e non con un mozzicone di sigaretta.. )
Ma da quando un mozzicone di sigaretta, buttato forse per caso, accende una miccia lasciata, sempre per caso, spuntare da un pacco di esplosivo, dimenticato, sempreper caso, da un imbecille in Piazza della Loggia?
E' una ovvia bischerata.. che i grulli di turno andranno a "valutare"..
Ovviamente il buon Licio, esperto anche di tanti processi per diffamazione, mette molti "se" , "forse" e quant'altro lo possa scusare : l'età ormai é avanzata ed i neuroni non girano più bene come una volta..

Sempre nella stessa intervista piazza un'altra bischerata: i 400 milioni di lire forse pagati dai servizi segreti italiani ad un oscuro poliziotto sud americano - un suo suggerimento per garatirgli la pensione - per un archivio di carta straccia..
Ma questa bischerata é già nota da tempo..

Scrive Antonella Beccaria sul suo Blog:
..."c’è la questione della latitanza uruguaiana di Gelli, dopo l’autunno 1982, a causa del possesso di dossier riservati dal Sifar e di altri uffici dei servizi.
E degli archivi che dall’altra parte dell’Atlantico sarebbero stati conservati..."
E si citano ( fra di loro, sempre i giornalisi stessi ) per far assumere a "solida realtà" una delle solite bischerate..
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/10/03/torna-in-italia-dall-uruguay-immenso.html
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1987/05/24/torna-il-fantasma-gelli.html
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1998/08/08/interpol-cerca-gelli-in-uruguay.html

E cosi' ogni volta, da una vera e propria panzana, nasce una valanga mediatica che si auto-alimenta con il suo stesso desiderio di apparire, di divulgare ogni volta qualche nuovo pezzetino dell'abito di Arlecchino, senz'altro la marionetta preferita da Gelli.

Licio Gelli è stato condannato con sentenza definitiva per i seguenti reati:
Procacciamento di notizie contenenti segreti di Stato;
Calunnia nei confronti dei magistrati milanesi Colombo, Turone e Viola;
Calunnia aggravata dalla finalità di terrorismo per aver tentato di depistare le indagini sulla strage alla stazione di Bologna, vicenda per cui è stato condannato a 10 anni;
Bancarotta fraudolenta (Banco Ambrosiano).

Nel 1993 venne indagato per offesa all'onore dell'allora presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro per un articolo pubblicato sul mensile trevigiano "Il Piave".

Nessun fatto di sangue, molte condanne per "calunnia", ed, infine, la vicenda del Banco Ambrosiano..
A rileggere le motivazioni delle sentenze relative alle condanne per calunnia, oggi, nell'anno del web 2015, viene proprio da sorridere..
Calunnia ? Ma basta leggere gli atti parlamentari.. con le esternazioni di onorevoli eternamente espulsi dall'aula..
Ed oggi, nell'anno 2015 del Web, con WikiLeaks di Julian Assange operativo dall'anno 2007, e con Edward Snowden che, dal Giugno 2013, racconta i peccatucci della CIA, della NSA ed associati, la condanna per:
"procacciamento di notizie contenenti segreti di stato" pare la condanna ad un processo della Santa Inquisizione..

Ricordiamo che Il Banco Ambrosiano è stata una delle principali banche private cattoliche italiane.
È fallita nel 1982 a seguito di quello che finora è stato il più grave dissesto finanziario di una banca italiana, stimato in 1,2-1,3 miliardi di dollari e avvenuto sotto la presidenza di Roberto Calvi, soprannominato Il banchiere di Dio.

Il Banco Ambrosiano aveva sede a Milano, in Piazza Paolo Ferrari 10.

La prima crisi del Banco risale al 1977.
All'alba del 13 novembre 1977 Milano si svegliò tappezzata di cartelloni in cui si denunciavano presunte irregolarità del Banco Ambrosiano.
Artefice del gesto era stato Michele Sindona, che voleva vendicarsi di Calvi, a cui aveva chiesto senza successo i soldi per "tappare i buchi" delle sue banche.

Per alcuni mesi, a partire dal 17 aprile 1978, alcuni ispettori della Banca d'Italia analizzarono la situazione del Banco Ambrosiano e denunciarono molte irregolarità, segnalate al giudice Emilio Alessandrini, il quale venne però ucciso il 29 gennaio 1979 da un commando di terroristi di estrema sinistra appartenenti a Prima Linea.
Il 24 marzo il governatore della Banca d'Italia Paolo Baffi e il vice direttore generale Mario Sarcinelli, artefici dell'ispezione, vennero accusati dai magistrati Luciano Infelisi e Antonio Alibrandi di alcune irregolarità e posti agli arresti (domiciliari per Baffi), salvo essere completamente prosciolti nel 1983, in seguito all'accertamento dell'assoluta infondatezza delle accuse mosse a loro carico.

In seguito il Banco si trovò ad affrontare una prima crisi di liquidità, che risolse ricevendo finanziamenti dalla BNL e dall'ENI per circa 150 milioni di dollari, mentre una seconda crisi di liquidità nel 1980 fu risolta grazie a un nuovo finanziamento dell'ENI di 50 milioni di dollari, per ottenere i quali Calvi, come risulta dagli atti processuali, pagò tangenti a Claudio Martelli e Bettino Craxi.

Il "castello di carte" dell'Ambrosiano crollò nel 1981 con la scoperta della loggia P2 che lo proteggeva:
Calvi, rimasto senza protezioni ad affrontare lo scandalo, cercò l'intervento del Vaticano e dello IOR, ma poco meno di due mesi dopo, il 21 maggio 1981, venne arrestato per reati valutari, processato e condannato.
Il 18 giugno 1982 il presidente Calvi viene ritrovato impiccato sotto un ponte di Londra.

Quattro giorni dopo la misteriosa morte del banchiere, il ministro del Tesoro Beniamino Andreatta, su proposta della Banca d'Italia allora guidata da Carlo Azeglio Ciampi, dispone lo scioglimento degli organi amministrativi dell'istituto.
Sul Banco grava un buco finanziario di 1.200 miliardi di lire.
Il 6 agosto 1982 il (vecchio) Banco Ambrosiano viene messo in liquidazione.

Ai tempi della gestione di Roberto Calvi, il maggiore azionista del Banco era l'Istituto per le Opere di Religione (IOR)
Roberto Calvi in un processo, tre anni prima della sua morte, dichiarò:
"il Banco Ambrosiano non è più mio da tempo".

La dichiarazione di Calvi potrebbe essere interpretata in relazione al fatto che, essendo lui stesso iscritto alla loggia massonica P2, chi controllava le mosse finanziarie del Banco poteva essere perfino lo stesso Licio Gelli, il fondatore della loggia.

Vennero consegnate dallo IOR, su richiesta di Calvi, delle lettere di patronage (garanzia di copertura del debito) relative a società offshore in paradisi fiscali come il Lussemburgo, Panamá od il Liechtenstein controllate dallo IOR e fortemente indebitate con il Banco Ambrosiano.

Queste lettere garantivano la copertura del debito estero delle suddette società offshore per un altro anno a partire da quel momento.

In cambio Calvi firmò all’allora presidente della Banca Vaticana, l’arcivescovo Paul Marcinkus, una manleva, ossia una dichiarazione che tutte le azioni passate e future relative al Banco Ambrosiano fossero unica responsabilità di Calvi.

Le società offshore si potevano creare con un capitale minimo (a Panamá, ad esempio, il costo da sostenere per crearne una era di 285 dollari) e potevano indebitarsi per centinaia di milioni di dollari.

In una lettera del 5 giugno 1982 rilasciata dal figlio diversi anni dopo e pubblicata nel libro di Raffaella Notariale, Calvi scrive anche a Papa Giovanni Paolo II cercando aiuto:

« ...Santità sono stato io ad addossarmi il pesante fardello degli errori nonché delle colpe commesse dagli attuali e precedenti rappresentanti dello IOR, comprese le malefatte di Sindona...;
sono stato io che, su preciso incarico dei Suoi autorevoli rappresentanti, ho disposto cospicui finanziamenti in favore di molti Paesi e associazioni politico-religiose dell’Est e dell’Ovest...;
sono stato io in tutto il Centro-Sudamerica che ho coordinato la creazione di numerose entità bancarie, soprattutto allo scopo di contrastare la penetrazione e l’espandersi di ideologie filomarxiste; e sono io infine che oggi vengo tradito e abbandonato... »

I commissari della Banca d’Italia chiesero all’arcivescovo Marcinkus di saldare il debito, ottenendo una risposta negativa.

La Banca Vaticana, senza ammettere alcuna responsabilità, pagò volontariamente, definendolo contributo volontario, 250 milioni di dollari.

Il debito delle società offshore controllate dallo IOR nei confronti del Banco Ambrosiano era di 1.2 miliardi di dollari.
Furono incriminati, per bancarotta fraudolenta, sia l’arcivescovo Marcinkus che diversi ecclesiastici.

La Corte di Cassazione stabilì che, in accordo all’articolo 11 dei Patti Lateranensi, gli enti centrali della Chiesa Cattolica sono esenti da ogni ingerenza da parte dello Stato italiano.

E' evidente, da quanto si é potuto conoscere della sua vita, che Licio Gelli comunque, e fuor di dubbio, ha avuto due meriti:
quello di essere un CORAGGIOSO e quello di avere il senso dell'ONORE.

Ha spesso giocato con la natura umana, e con le umane debolezze, di chi ha incontrato sulla sua strada: dal politico in cerca di potere, al banchiere in cerca di ardite alchimie finanziarie, dal giornalista alla caccia dello scoop della carriera, all'industriale alla ricerca di nuovi orizzonti.

L'elenco delle sue cariche e delle sue onoreficenze danno la misura del suo potere e delle capacità che gli "altri" , conferendole, hanno riconosciuto.

Il CORAGGIO lo ha dimostrato nella gestione delle sue più ardite avventure:
da quelle di guerra in Spagna prima, in Italia poi, alla "fuga dal carcere"..

Il 22 maggio 1981 per Gelli infatti scatta il primo ordine di cattura, ma Gelli è irreperibile.
Verrà arrestato a Ginevra il 13 settembre 1982.
Rinchiuso nel carcere di Champ Dollon, evade il 10 agosto 1983.
Il 21 settembre 1987 si costituisce a Ginevra.
Torna a Champ Dollon, che lascia il 17 febbraio 1988 estradato in Italia.
Non ha mai tradito chi lo ha aiutato..
L'11 aprile 1988 ottiene la libertà provvisoria per motivi di salute.

Il senso dell'ONORE non lo ha mai abbandonato.
Sulla giacca, nella tomba, ha voluto appuntata una spilla con il fascio littoro.


Nobile Samurai
CORAGGIO ed ONORE erano le uniche due virtu' richieste ai Samurai..
Gelli, nonostante tutto cio' che si é scritto, detto, immaginato, ha dimostrato di averle entrambe.


( Giorgio Comerio )

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