"Abbiamo risolto la crisi dell'ILVA.
E lo abbiamo fatto meglio di quelli di prima (il PD n.d.r).
Abbiamo raggiunto il miglior accordo sindacale e ambientale possibile.
Nessun esubero, nessun licenziamento, tutti assunti con l'Articolo 18 e quindi non con il Jobs Act.
Abbiamo installato tecnologie a Taranto che riducono del 20% le emissioni nocive e tutti i termini di realizzazione
degli interventi ambientali per garantire la salute dei cittadini di Taranto si sono accorciati.
In tre mesi abbiamo risolto la crisi dell'ILVA, quando quelli di prima in sei anni non erano stati capaci."
Luigi Di Maio
(08/09/2018)
Era giusto un anno fa, quando il gongolante ministro del sottosviluppo, prima di emigrare alla Farnesina
per gli straordinari meriti conseguiti sul campo, si produceva in una di quelle intemerate via Facebook,
da lasciare a futura memoria per gli antropologi.
Uno sbrodolante "Fatto Quotidiano", organo ufficioso del non-partito, per celebrare l'evento si produceva
allora in uno di quei pezzi memorabili di giornalismo indipendente, quello con la schiena dritta e lingua asciutta,
da far tremare di vergogna la casta dei grandi giornaloni asserviti al potere.
Tanto è l'entusiasmo che il FQ non riesce a contenere, tra i contorcimenti dell'estasi in un irrefrenabile orgasmo
multiplo, dinanzi alle eccezionali prestazioni di Giggino, statista incompreso, con gli esiti attualmente ben noti
quanto lontani dalla vulgata agiografica...
"Settecento posti in più da subito ed esuberi azzerati, mentre l'accordo proposto dall'ex titolare del ministero
di via Veneto prevedeva che a gestirli fosse una società che avrebbe "vissuto" dei lavori assegnati da AmIvestco e,
in caso di insuccesso, Invitalia.
Sale da 200 a 250 milioni la dote pubblica per indurre circa 2500 dipendenti all'uscita anticipata.
Sul fronte ambientale è anticipata al 2019 la copertura dei parchi minerari.
Da una parte 10.700 assunzioni subito in Ilva da parte di AmInvestco, la garanzia di azzerare gli esuberi rimasti
nel 2023 senza tagliare gli stipendi e 250 milioni di soldi pubblici, per incentivare gli esodi.
Dall'altra 10mila dipendenti diretti subito riassunti più 1.500 posti di lavoro garantiti attraverso la Società
per Taranto e Genova a partecipazione statale - attraverso enti locali e Invitalia - con 200 milioni per coprire
le uscite volontarie."
Un livello di piaggeria tragicamente comica mai raggiunta nemmeno, per dire, dai panegirici del retore Temistio,
che celebrava le fantomatiche vittorie dell'imperatore Valente contro gli invasori Goti, poco prima che quest'ultimo
venisse spazzato via con la quasi totalità delle legioni orientali dell'esercito romano nella catastrofica disfatta
di Adrianopoli.
Oggi come allora, per i secoli a venire, ci chiederemo anche noi in che modo tutto ciò sia stato possibile,
senza naturalmente trovare una risposta abbastanza valida per spiegare come questo paese continui
a sfoderare personalità geniali (sempre meno) e frotte di incommensurabili coglioni
vanagloriosi dalla siderale minchioneria fuori scala, elevata ad espressione metafenomenica,
perché decisamente oltre...!
"FenomenoloGiggineria"
"Resteranno gli anni di Giggino.
L'epopea del bibitaro divenuto principe.
Il romanzo del giovane povero (di talenti) proiettato ai vertici del Paese, a capo d'un movimento politico,
a discutere di governi e premierati, a dettare condizioni e interloquire col Capo dello Stato.
La misteriosa congiunzione astrale, anzi proprio l'allineamento dei pianeti che ha consentito a un giovanotto
senza doti, cultura, qualità, competenze, esperienza, carattere di diventare un politico di primo piano senza
nemmeno un minimo di gavetta, di apprendiStato, di lettura di bignamini istituzionali.
Un'ascesa che solo la letteratura potrà davvero raccontare, come si raccontano le imprese leggendarie e le creature
inspiegabili.
Non fraintendete:
l'essere bibitaro, in sé, sarebbe persino una qualità.
Dopotutto, i padri costituenti sognavano un Parlamento affollato di bibitari, lavandaie, minatori:
l'epica della costruzione di sé e del Paese malgrado le condizioni di partenza appartiene non solo alla generazione
dei nostri avi, ma proprio allo spirito della Costituzione, all'edificazione corretta della democrazia
rappresentativa.
Però un passo necessario, in questo percorso luminoso, sarebbero lo studio e l'acquisizione di competenze,
unica via di riscatto da condizioni sociali o personali sfavorite.
Dai campi e dalle officine, e certamente anche dallo stadio San Paolo, agli scranni più alti, ma studiando.
Questo è il passaggio che la storia di Giggino il Miracolato salta a piè pari.
E infatti eccolo lì, a capo d'un movimento che persino teorizza l'uno vale uno, e per cui l'assenza di competenze
è un vanto e una garanzia, così come il disprezzo per le prassi, i galatei, le forme, i copioni istituzionali che si
ignorano, si vilipendono, si ascrivono, con franca superbia, al mondo dei compromessi e degli "inciuci" che si vuole,
legittimamente, sterminare.
Salvo non sapere bene dove collocarlo e che aspetto dar loro.
Manco a dirlo, il prode Giggino si trova coinvolto nel momento di maggior confusione, di aperto caos istituzionale:
colonna d'un governo e ministro del Lavoro (e già questo avrebbe dovuto toglierci il sonno), capo d'un movimento
che in Parlamento ha il 32%, vicepremier d'un premier che ha voluto imporre proprio perché era terzo e non accostabile
ad alcuna forza politica, un tecnico ma senza dire la parola "tecnico" (che le folle si turbano e sentono odore di competenza,
quindi di corruzione a prescindere, secondo i dettami del Sacro Blogghe), un prestanome e prestafaccia che
coprisse la realtà d'un governo di ricatto e squilibrio.
E poi membro d'una coppia scoppiata, tradito dal consorte di vicepremierato, colpito e affondato con solo un gemito,
uno sguardo ferito nel volto d'eterno ragazzino sbigottito, uno a cui viene voglia di prendere la mano e dire:
"Siediti, che ti spiego io cosa sta succedendo", e dargli un bicchiere di latte con la cannuccia.
Ora dicono sia asserragliato nel bunker, a ripetersi i suoi venti punti per non scordarli, a contare e ricontare
i successi di 14 mesi di sgoverno i cui nodi stanno per venire al pettine
(ed è forse questo il motivo per cui l'ex sodale e collega di vicepremierato, il Ministro della Giustizia Sommaria,
inventore dei porti chiusi e delle libere moto d'acqua in libero Papeete, s'è dato a una fuga scomposta).
Chissà dove finirà l'epopea di Giggino l'Inconsapevole, Giggino l'Immodificabile, Giggino che pure come
personaggio da romanzo ha il problema obiettivo di cominciare e finire allo stesso modo,
senza che le circostanze riescano a cambiarlo.
Chissà dove arriverà - Gigino a Palazzo Chigi?
Gigino al Quirinale?
Gigino imperatore della Galassia? - e cosa riuscirà a combinare, nel frattempo.
Un giorno, forse sarà la fantascienza a raccontare questi momenti, perché non vadano perduti come lacrime
nella pioggia."
(01/09/2019 - manginobrioches)