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La differenza che separa le bande di ragazzotti in eccesso testosteronico, che approfittando dei festeggiamenti
di capodanno hanno pensato bene di movimentare le città del Nord Europa
con un frottage di gruppo, dalla quiete tempestosa delle piazze italiane,
consiste nel fatto che da noi la stragrande maggioranza degli energumeni,
di pura razza oriunda, è ridotta ad impotente protuberanza fallica dei propri apparati digitali.
Pertanto, dalle nostre parti, l'exploit delle molestie sessuali non è circoscritto ad una sola notte dell'anno, ma è esibizione
ricorrente di una pratica sessista, che non conosce riposo e che viene consumata con
gusto reiterato nell'anomia massificata dello stupro virtuale, invocato ed esibito
con morbosa acquiescenza, possibilmente espanso a dimensione 'social'.
È interessante notare, ai fini della ricerca clinica, come tra le donne sia quasi sempre
possibile trovare i soggetti più invasati, ogni volta che si tratta di infliggere umiliazioni
sessuali ed allusioni pesanti alle proprie consimili, con una propensione sadica che predilige
la sfera di un erotismo distorto e malato.
Se lo stato di sovreccitazione permanente di un'orda pesantemente disturbata di repressi sessuali
pare essere diventata una costante dei trending topic della "comunicazione orizzontale",
nel senso di sdraiata rasoterra all'infimo livello della sua qualità, l'isteria di massa
ai limiti del disturbo psicotico sembra raggiungere il suo apice quando viene incanalata
dalle capacità manipolatrici del "leader psicopatico".
In prospettiva, il modello più esplicativo del genere, specialmente quando questo si nutre pure di velleità politiche,
lo si ritrova pienamente espresso nella dimensione settaria del 'Sacro Blog' del Vate® a cinque patacche,
degenerato a collettore organizzato di frustrazioni individuali e psicopatologie aggravate, per le quali funge da amplificatore
collettivo col suo branco esaltato di cani rabbiosi.
A ben vedere, l'esplicazione delle modalità di azione rispondono ad un canone concordato,
e volto al massimo ribasso; seguono un processo per inferenza, secondo ondate crescenti che aumentano
di intensità ogni volta diventa patente l'inconsistenza della proposta e più stringenti le difficoltà
del "gruppo-pensiero" al culmine dei suoi stati allucinatori.
Nell'incapacità ormai evidente di amministrare alcunché, messo alle strette sulla "questione morale",
che nei bassifondi del M5S costituisce l'eufemismo con cui coprire i furori forcaioli
che fanno del linciaggio condiviso l'unico vero collante ideologico di una non-identità,
le sbracature del "Capo politico" (o meglio del "capobranco")
non possono che ripiegare nei cinque minuti d'odio quotidiano,
col suo consueto carosello di vittime sacrificali da offrire in pasto agli adepti della setta.
In questo segue una rotazione a cadenza ciclica di bersagli fissi.
E ovviamente lo fa col solito linciaggio a mezzo blog, per una grande masturbazione collettiva
con gli altri onanisti convolati nelle latrine della setta.
Non capendo assolutamente nulla di sistemi finanziari e organismi bancari, ovviamente sbava
una serie di corbellerie incredibili invece di studiare (che la cosa costa tempo e fatica) e articolare critiche
legittime con argomentazioni serie (che ce ne sarebbero a iosa).
E infatti l'impresa andrebbe ben oltre la portata delle sue dementi battutine da trivio.
Ne consegue che lo "Stato", o chi per esso, dovrebbe risarcire in solido tutti gli investitori della
Banca Etruria (la sua ultima fissazione), con soldi evidentemente fotocopiati nottetempo con
una stampante tridimensionale, e prendersi in carico pubblico i miliardi di perdite di
un istituto di credito privato da
Cinicamente parlando, non si capisce bene perché il resto dei correntisti e degli investitori più accorti,
che ancora si prendono il disturbo di leggere ciò che vanno sottoscrivendo, dovrebbero vedersi decurtare i
propri risparmi, per rimborsare la dabbenaggine di vecchi citrulli con la grana appizzata sotto
il mattone, che in tutta leggerezza vanno firmando con incoscienza contratti dei quali non capiscono nulla,
credendo ancora alla favola dell'albero dagli zecchini d'oro, irretiti dai mirabolanti guadagni dello
schema di Ponzi, che vanno prospettandogli i ripuliti Gatto e la Volpe in grisaglia.
Ma questo non chiedetelo a Beppone, e tantomeno ai suoi sbavanti squadristi da tastiera
in piena crisi isterica.
Non saprebbero cosa rispondere, né al (som)movimento di stomaco potrebbe fregargliene di meno.
L'importante è vincere la guerra dei numeri nei sondaggi contro il piddì-meno-elle.
Solo una squallida lotta di potere tra guelfi e ghibellini all'incanto elettorale.