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ref:topbtw-1927.html/ 21 Febbraio 2020/A


Italia...
ENI...


..HPC5.

più veloce del vento...
è uno dei sistemi di calcolo più potenti al mondo

Redazione-

La tecnologia

HPC5 è una batteria di unità di calcolo parallelo in grado di sviluppare una potenza di elaborazione pari a 51,7 Petaflop/s di picco.

Associata al sistema di supercalcolo che era già operativo dal 2018 (HPC4), l’infrastruttura raggiunge una potenza di picco di 70 Petaflop/s:
vale a dire 70 milioni di miliardi di operazioni matematiche svolte in un secondo.

Il suo nome completo è High Performance Computing – layer 5:
è l’ultima generazione dei nostri supercomputer, uno fra i dieci supercomputer più potenti al mondo, ed il primo in assoluto fra i computer non governativi.

Ma è anche fra i primi supercomputer più green del mondo, cioè con il minor consumo di energia elettrica per Petaflop/s .

Se poi trascuriamo i computer sperimentali prendendo in considerazione solo i veri sistemi di supercalcolo, diventa il primo computer al mondo per risparmio energetico.

Un solo Watt di elettricità gli permette di calcolare quasi venti miliardi di operazioni al secondo.

Le sue prestazioni ci permettono di utilizzare algoritmi di elaborazione dei dati provenienti dal sottosuolo molto sofisticati, anch’essi sviluppati internamente.

Le informazioni geofisiche e sismiche che raccogliamo in tutto il mondo vengono inviate ad HPC5 per essere processate.

Da esse, il sistema elabora modelli del sottosuolo molto approfonditi, da cui riusciamo a individuare cosa si nasconde diversi km sotto la superficie:
è così che abbiamo trovato Zohr, il più grande giacimento a gas mai scoperto nel Mediterraneo.

Il contesto

Mentre prosegue la produzione di gas e olio nelle aree geografiche tradizionali dell’industria energetica, la frontiera dell’esplorazione si sposta in luoghi sempre più remoti e sempre più in profondità nel sottosuolo.

E tutto questo mentre la domanda di energia mondiale richiede tempi di risposta veloci.

Individuare nuove risorse da portare rapidamente in produzione diventa una sfida molto impegnativa.

L’utilizzo di un supercomputer come HPC5 ci permette di aumentare l’accuratezza dei nostri studi delle rocce sotterranee, riducendo il margine di errore delle prospezioni e diminuendo il time-to-market, ovvero il tempo che intercorre tra l’individuazione del giacimento e la messa in produzione.

Tutto questo ha anche un impatto positivo sulla sostenibilità perché riduce ogni spreco di energia e risorse.

La sfida tecnica

HPC5 è un cluster di calcolo e cioè un insieme di computer che collaborano fra loro per moltiplicare le prestazioni complessive.

La sua potenza è tre volte quella del predecessore HPC4.

Per contenere i consumi di energia è stata scelta una architettura ibrida che ottimizza le prestazioni:
HPC5 ed HPC4, cioè, implementano calcolo su GPU (unità di elaborazione grafica ottimizzate per il calcolo parallelo di grandi volumi di dati), molto efficiente in termini energetici.

Con un solo watt di potenza, infatti, una GPU riesce a fare oltre 10.000 milioni di miliardi di operazioni matematiche.

Ogni singolo computer, inoltre, è in grado di offrire due socket CPU a cui si aggiungono due socket per acceleratori grafici, nel caso di HPC4, che arrivano a quattro per HPC5.

In totale, l’infrastruttura digitale mette a disposizione oltre 3400 nodi di calcolo e oltre 10.000 schede grafiche.

Un hardware di questo tipo, abbinato ai nostri algoritmi proprietari, riesce a produrre modelli tridimensionali del sottosuolo con una superficie di centinaia di km2 , una profondità di 10-15 km e una risoluzione di poche decine di metri.

Una volta individuati gli idrocarburi, i nostri geologi usano di nuovo i supercomputer per modellare i giacimenti e ottimizzare il loro sfruttamento.

Altrettanto importante è stato il suo contributo all’attivazione del reattore EST, che converte i residui pesanti della raffinazione in prodotti leggeri di alta qualità.

Dal punto di vista strategico, Inoltre, la memoria di questo gigante informatico custodisce i dati di tutte le esplorazioni e di tutti i giacimenti scoperti da Eni in oltre settant'anni di storia e da qui vengono elaborati i metodi migliori per estrarre gli idrocarburi che ancora contengono.

Le energie di domani

Ma HPC5 ed HPC4 non vengono impiegati solo per scoprire nuovi giacimenti, per modellare quelli già scoperti o per migliorare la raffinazione, ma saranno usati sempre di più per le energie di domani.

Sui due supercomputer girano, infatti, programmi originali per la ricerca sulla fusione a confinamento magnetico:
lo sviluppo dei magneti superconduttori nel centro ricerche congiunto Eni-CNR di Gela e lo studio dei plasmi nel centro ricerche di San Donato Milanese.

Qui vengono realizzate le modellazioni teoriche delle molecole e dei polimeri fotoattivi che sono al cuore delle nostre tecnologie per la cattura dell’energia solare:
i pannelli solari organici OPV e i concentratori solari luminescenti LSC.

Infine, i supercomputer Eni vengono utilizzati per realizzare modelli matematici avanzati che combinano le informazioni meteo-marine con quelle sul comportamento delle tecnologie Marenergy, come ISWEC e Power Buoy, che producono energia elettrica dal moto ondoso.

Presso il centro ricerche congiunto Eni-CNR Aldo Pontremoli di Lecce, vengono invece realizzati dettagliati modelli meteoclimatici dell’Artico su scala continentale con l’indispensabile supporto della potenza di calcolo dei supercomputer di Ferrera Erbognone.

Infine, il loro contributo sarà determinante per lo sviluppo dei nostri progetti sull’intelligenza artificiale, una nuova linea di ricerca che stiamo sviluppando insieme a IBM.

( Redazione)


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