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Il Racconto della Domenica - 21 Febbraio 2016 -
"IL RISOLUTORE" -

Cap. 8 " The Premier "

Il Risolutore stava riposando.

Indossava un pigiama a righe con un numero stampigliato a sinistra, forse retaggio di passate esperienze, era disteso su un letto a baldacchino che si riteneva fosse appartenuto a Napoleone.

Era un radioso pomeriggio di primavera, gli uccellini, le cicale ed il mare, nell'ordine cinguettavano, frinivano e si frangeva.

Le persiane erano chiuse, nulla filtrava dall'esterno tranne una sottile lama di luce che passando per una sconnessione dell'infisso andava a colpire un kriss malese che usava a volte per radersi, anche se con difficoltà.

Nel dormiveglia il Risolutore si trovò a pensare ad una persona che gli stava particolarmente antipatica, questi era l'attuale Presidente del Consiglio del Governo di una non meglio precisata nazione.

Di solito in quella nazione i Presidenti si alternavano, quanto meno in due, con cadenze velocissime :
uno si era appena insediato che l'indomani doveva dimettersi per cedere il posto all'altro.

E così via.

Naturalmente non riveleremo di quale Presidente si tratti, ci limiteremo a tracciarne alcune brevi note caratteristiche in modo da renderne impossibile l'individuazione.

Anche per il lettore più avveduto.

Il Presidente era un fenomeno in tutto, era uno statista, un pianista, un chitarrista, un musicista ( sfortunatamente, anche se la rima ci sarebbe stata tutta, non era un comunista, forse un fascista (?) ) era pure ricchissimo, bellissimo ed intelligentissimo, possedeva un sacco di ville sparse per il mondo dove risiedeva ad intervalli discontinui, questo rendeva difficile la notifica di tutti gli avvisi di garanzia che i suoi nemici politici regolarmente gli facevano inoltrare da giudici amici, cosicchè i processi a suo carico dovevano essere annullati per vizio di forma.

Non lo sopporto più, disse tra se e se il Risolutore, devo dargli una lezione che non gli faccia male ma lo faccia cambiare radicalmente ( in fondo in fondo, a parte questa lieve antipatia, aveva votato per lui).

E così tra un pensiero e l'altro si addormentò.

Il Risolutore stava sognando:
una donna bellissima vestita di azzurro e d'argento, che diceva essere la Madonna, gli era apparsa ai piedi di un monte circondata da una luce dorata tra zampilli d'acqua e suoni di trombe.

Lo scopo dichiarato dell'apparizione era quello di spezzare una lancia a favore del Presidente il quale aveva, sembra, una sorella suora.

Improvvisamente però, nel bel mezzo del sogno, fu svegliato da un rumore fortissimo, dopo qualche attimo di esitazione si alzò e andò ad aprire le persiane per capirne la causa.

Il radioso pomeriggio si era trasformato in una notte buia e tempestosa - il grande orologio a pendolo segnava le 24 - il rumore era quello del tuono.

Era ormai sveglio del tutto, sedette comodamente sulla sua vecchia poltrona, accese l'abat-jour che diffuse immediatamente una luce blù e si apprestò, in barba al sogno, a pensare alla punizione per il Presidente.

Per la verità non fu cosa semplice, prescindendo a priori da soluzioni traumatiche, doveva trovare qualcosa di soft, però terribilmente efficace.

Il Presidente aveva l'abitudine (beato lui) di collezionare ville, anzi villone, in tutte le parti del mondo.

Utilizzando particolari funzioni del suo satellite personale aveva individuato nelle mappe un'isola in mezzo al mare, protetta da scogliere altissime, con al centro un castello perfettamente restaurato, almeno per quello che era visibile dall'esterno e dal satellite.

Aveva individuato, naturalmente per caso e senza saperlo, la residenza del Risolutore.

L'isola, castello compreso, risultava intestata ad una fondazione residente nel Leitchestein e non era possibile nemmeno per il Presidente risalire alla vera proprietà.

Il Presidente, come si conviene nelle transazioni di quel livello, fece formulare una proposta riservata di acquisto alla Fondazione.

Naturalmente la proposta poteva essere riservata per tutti.

Non per il Risolutore.
Che individuò subito il richiedente.

La Fondazione rispose alla richiesta, confermò che la proprietà era disponibile alla vendita e per un prezzo stracciato.

Il Presidente alla notizia fece sei salti di gioia, di solito in genere il numero di salti di gioia sono quattro, lui ne fece sei.

Si attivarono subito i contatti formali e venne programmata la visita del Presidente al castello.

La trappola infernale del Risolutore era scattata.

Era una mattinata primaverile piena di sole quando il Boeing personale del Presidente atterrò sulla pista dell'isola.

Il Risolutore aveva nel frattempo predisposto all'interno del castello una serie di effetti speciali con la collaborazione di Yohn Dykstra, a quel tempo il massimo in circolazione.

Si stese una passatoia rossa dalla scaletta del Boeing sino all'ingresso del castello, il Presidente, in classica tenuta da incontro informale - tuta da ginnastica, maglioncino di cashemire blu, scarpe da ginnastica bianche, bandana pure bianca- discese regalmente la scaletta e si avviò con sussiego e sufficienza verso il portone in quercia.

Vide i battenti e li adoperò mandandoli come previsto in frantumi.

Dopo essere entrato, un accigliato maggiordomo con il frac gli richiese il solito risarcimento, il Presidente non battè ciglio, come sua abitudine e per fare bella figura consegnò al maggiordomo un assegno di importo doppio di quello richiesto.

Fu fatto accomodare nella biblioteca, gli fu offerto il tè in lattina insieme al conto, astronomico, il Presidente declinò l'offerta che però pagò lo stesso, per di più fece portare alla residenza quindici casse di Dom Perignon riserva speciale.

Il Presidente le cose, quando le faceva, le faceva in grande.

La biblioteca era avvolta dal più assoluto silenzio, non si sentiva volare una mosca a parte un lontanissimo suono di violini tzigani che il Presidente sembrò gradire, la penombra era interrotta da improvvisi lampi di luce, come fulmini, anche se fuori era sereno.

Un leggero odore, come di zolfo, pervadeva l'aria.
L'atmosfera era invero terrificante.

Si aprì la porta ed un uomo di mezza età, vestito con un elegantissimo gessato scuro, i capelli impomatati ed una barbetta nera apparve improvvisamente.

Il Presidente sobbalzò sulla sedia ma si riprese immediatamente.

Gli occhi neri e scintillanti dell'uomo con la barbetta saettarono verso il Presidente:
"Così lei vorrebbe acquistare l'isola"
"Si lo vorrei"
"Desidera conoscere il prezzo ?"
"No, lo ritengo un particolare secondario"
"Comunque, se troviamo un accordo, posso anche regalargliela"
Il Presidente non credette alle proprie orecchie.
"Sono sicuro che troveremo l'accordo"
"Ma non solo, io posso farla ringiovanire e posso darle la vita eterna"
Il Presidente trasecolò, pensò che avrebbe potuto fare il Presidente per sempre ( la notizia avrebbe fatto inorridire i suoi avversari politici ).

Nel frattempo il lieve odore di zolfo stava diventando più consistente ed un alone di fumo si era formato d'improvviso intorno all'uomo con la barbetta.

I suoi occhi neri e profondi lampeggiavano.
Il travestimento del Risolutore era perfetto.
"Scusi, ma lei può......."
"Si"
"Scusi, ma lei è forse......."
"Si"
"Accetto, accetto tutto, cosa devo fare ?"
"Una sottoscrizione, una manifestazione di volontà, un contratto irrevocabile, insomma un patto con me"
"Un patto col....."
"Si"
"Benissimo, come si fa ?" "Dobbiamo suggellare il patto con un rapporto..intimo"
"Scusi, in che senso intimo ?" "Nell'unico senso"
"Cioè io....."
"Si"
"E lei...."
"Esattamente"
"Ma non si potrebbe...."
"No"
"E il patto di sangue scritto sulla pergamena ?"
"No, quello si vede solo nei film, il patto con me si perfeziona così"

Il Presidente fece forza su se stesso e si apprestò all'obbedienza.

L'uomo con la barbetta approfittò più volte e violentemente del Presidente.
Poi, tirandosi su i calzoni e riabbottonando con studiata lentezza la lampo:
"Scusi signor Presidente, ma lei quanti anni ha ?"
"Settantatre"
"E lei a quest'età crede ancora al diavolo ?"

Il Presidente rimase allibito, si alzò dolorante in una parte intima e irripetibile e si accasciò mortificato nella sedia, sedendosi di traverso.

Il Risolutore riacquistò subito le proprie sembianze:
un uomo giovane, bellissimo, con i capelli biondo cenere raccolti, pantaloni neri con le bande, mocassini di velluto con ricamate d'oro le lettere A.I. giacca in velluto rosso cardinale con i gradi di ammiraglio.

Lo sguardo di ghiaccio del Risolutore trafisse il Presidente:
"Lei ha tutto dalla vita, per ottenere la sua attuale carica in eterno avrebbe fatto un patto con il diavolo.

Si vergogni.
Cosa ne penserebbe l'altra metà dei cittadini che non hanno votato per lei ?"

Il Presidente abbassò gli occhi profondamente toccato da quell'esperienza terribile.
Promise che non si sarebbe più occupato di politica.
Sembra si sia ritirato per meditare in un luogo solitario alle Bermuda in compagnia soltanto di un paio di spogliarelliste.

Il Boeing ripartì per la destinazione dalla quale era arrivato.
Il Presidente, seduto su una borsa di ghiaccio, si addormentò profondamente.

Il Presidente stava sognando:
una donna bellissima vestita di azzurro e d'argento che diceva essere la Madonna, gli era apparsa ai piedi di un monte, circondata da una luce dorata, tra zampilli d'acqua e suoni di trombe.

"Ma come, disse la Madonna, io mi interesso di te, spezzo una Fiat, anzi una Lancia a tuo favore e tu mi vai a fare un patto col diavolo ?

Vergognati, che cavolo credi di essere" (le parolacce erano bandite dal vocabolario della Madonna anche se a volte, ed a ragione, avrebbe dovuto usarle ).

"Non contare più su di me"

In quello stesso istante un messaggio in chiaro, ma certamente in codice, giunse alla segreteria del Presidente del partito in quel momento all'opposizione .

" I violini suonano ancora" .
Nessuno ne capì il significato, soltanto l'usciere, un vecchio partigiano che aveva partecipato all'ultima guerra, si ricordò dei messaggi di Radio Londra che annunciavano lo sbarco.

Il Risolutore era finalmente soddisfatto.
Aveva impartito una sonora lezione ad una persona che gli stava antipatica, aveva fatto un favore ad un suo amico, Presidente di un partito dal quale si aspettava un tangibile riconoscimento.

Era una notte buia e tempestosa quando si addormentò.
Un sonno senza sogni.


( Eugenio Ardito )

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