Se fosse possibile racchiudere tutta la conoscenza in una coppa, Umberto Eco sarebbe stato il Santo Graal,
con la vastità enciclopedica di un'erudizione che trascendeva lo scibile nella totalità della sua dimensione umanistica,
per farsi corpo vivo di una narrazione fluida e poliedrica;
con incursioni culturali e sperimentazioni sempre nuove, nel dinamismo costante di una ricerca che sapeva proiettarsi
fuori dai paludati schemi accademici, per sperimentare forme interpretative ogni volta originali,
senza mai porsi limiti di sorta in questa sua introspezione del reale.
Intellettuale puro, non è esistito ambito in cui il Professore alessandrino non abbia lasciato il segno
col suo contributo fondamentale, dalle tecniche del linguaggio all'investigazione storica, dalla Semiotica alla Scolastica,
dall'estetica medioevale alla cultura popolare di massa, e una passione per i fumetti...
in un profluvio di pubblicazioni capaci di coniugare il più serio rigore metodologico agli argomenti ed ai c
ontesti solo in apparenza più frivoli, con l'irriverenza eterodossa di colui che coltivava il gusto
del paradosso attraverso gli irrituali di un'ironia dalle venature satiriche ora grottesche,
per arrivare a valutazioni serissime e mai prevedibili nelle conclusioni niente affatto scontate.
Non vi è studio, ricerca sociale, o analisi politica, che in qualche modo non si richiami all'opera
di Umberto Eco ed al suo eccezionale contributo, quale miglior interprete della confusione del tempo presente.
Soprattutto, il Professore era uno dei pochissimi scrittori contemporanei dei quali valeva davvero la pena leggere
i romanzi, forse tra i più venduti e di rimando pure tra i meno letti dal grande pubblico.
Né si era fatto problemi ad infrangere i dettami commerciali di un mondo editoriale, dove invece le trame stereotipate
si ripetono tutte uguali con personaggio serializzati nella stucchevolezza di una prosa minimale per storie all'ingrosso.
In un florilegio di storie ad incastro, cammei e citazioni colte, richiami eruditi e rimandi fantastici, sapeva costruire
con pazienza ed ironia un perfetto gioco di specchi capace di incantare il lettore più esigente nel fascino sublime delle
sue invenzioni, giocando coi cliché e facendosi gran beffe delle ossessioni di quella sindrome complottista che agita
i sogni inquieti dell'Ur-fascismo nelle sue mutevoli declinazioni.
Ad 80 anni belli e compiuti, e sublimemente portati, Umberto Eco aveva ancora la forza di mettersi in gioco
con nuovi progetti culturali ed incursioni nel mondo dei mass media, mostrando una peculiare attenzione all'universo delle
nuove tecnologie con le loro appendici 'social', dal "fenomeno twitter" con la sua "natura leggermente onanistica",
alla "invasione degli imbecilli" ai quali i social media hanno dato lo stesso diritto di parola (e di credibilità) di un Premio Nobel.
Lapalissiana constatazione di una realtà di fatto, che è stata subito accolta dai diretti interessati, le "legioni di imbecilli" digitali,
diventando subito l'oggetto masturbatorio di isterismi collettivi dalla piccata indignazione, a riprova che ancora una volta
il vecchio Professore aveva perfettamente colto nel segno.
Senza l'acume satirico e la sua straordinaria cultura, con la morte di Umberto Eco, il mondo sarà un posto più vuoto.
E sicuramente più ignorante!
Scomparso l'uomo, resta la leggenda.