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- Baghdad : Le mille ed una bugia di Nassiriya -

Prima o poi qualcuno, evidentemente morto anche lui, visto il posto in cui ti trovi, ti chiederà : Perché sei morto ?
Cosa facevi quando sei morto ?
Dove sei morto ?
Chi ti ha mandato ?

Alla prima domanda non potrai che rispondere onestamente : non lo so

Alla seconda risponderai che facevi il carabiniere

Alla terza che ti trovavi a Baghdad per una missione di pace.

Alla quarta che ti ha mandato il tuo Governo.
Cioè la tua Patria.

Ma il tuo interlocutore, visto il tempo a disposizione, praticamente l'eternità, vorrà approfondire il senso delle tue risposte.

Come non lo so?
La prima delle tue risposte lo lascerà sicuramente interdetto :
di solito chi muore, a prescindere da eventuali imprevisti incidenti, lo sa.

Allora risponderai che sei morto perché ti hanno fatto saltare con una carica di esplosivo.
Ti trovavi li per difendere ideali di libertà, per ripristinare la democrazia - li dove ti trovavi - per aiutare la gente a ricostruire la propria città, distrutta dai bombardamenti che tu stesso avevi, direttamente o indirettamente, effettuato.

Il tuo interlocutore, se possibile, resterà ancora più interdetto, quindi proseguirà nelle domande :

Chi è stato ?

Dei terroristi assassini risponderai, che comunque sono morti, volutamente, insieme a me:

Qui qualcosa non quadra, penserà l'interlocutore. Sicuramente i motivi sono altri.

Di solito un terrorista, per di più assassino, compie i suoi atti di terrorismo per interessi, suoi o di altri, o politici, o commerciali o per vendetta.

Piazza le cariche di esplosivo nelle stazioni ferroviarie, nei treni, sugli aerei, ma si guarda bene dall'essere presente sulla scena.

Utilizza telecomandi o aggeggi simili.
Di solito rivendica la propria azione ma cerca di non farsi scoprire mai.

Come è possibile, ti chiederà ancora il tuo interlocutore, che i terroristi assassini, come li definisci, sono volutamente morti insieme a te ?
Si tratta forse di squilibrati.
Ma se tali azioni si ripetono regolarmente, considerando che, statisticamente il numero degli squilibrati non può che essere inferiore al numero dei sani di mente, probabilmente è una questione di prospettive :

Da una parte le stesse persone vengono viste come terroristi assassini.

Dall'altra parte come eroi.

Qualcosa ancora non quadra, ripensa l'interlocutore.
I motivi devono essere altri.

E poi come mai, si chiede l'interlocutore, prima distruggi la città e poi aiuti a ricostruirla rischiando, come si è visto, pure la vita ?
Boh !

Gli ideali di libertà, ti chiede ancora l'interlocutore, specialmente se a rischio della propria vita, sono stati difesi sempre da pochissimi, poi passati alla storia, come Martin Luther King ad esempio.
Non da eserciti di giovani mandati allo sbaraglio, dei quali, dopo i primi momenti di cordoglio, nessuno si ricorderà più.
Morti senza sapere, come mi confermi, nemmeno perché.

Ai miei tempi, neanche tanto lontani, si chiede l'interlocutore, morto nella prima guerra mondiale, sul Piave, io sono morto per difendere i confini della mia Patria.
Mi ha sparato un ragazzo biondo, al quale ho sparato anch'io.
Io quindi so perché sono morto:
difendevo la mia casa, la mia Patria.

Il ragazzo biondo invece, morto con me, non poteva sapere il perché della propria morte e perché l'avevano mandato sul Piave.

Eri li per una missione di pace, mi dici.
Ma come !
Per una missione di pace armato fino ai denti ?

E poi, cosa cazzo c'entra Baghdad, si chiede sempre più perplesso l'interlocutore, che comincia ad arrabbiarsi.

Qui qualcosa non quadra.
I motivi devono essere diversi.
Poi, che significa ripristinare la democrazia ?
Che prima c'era e poi è scomparsa ?
Poi ancora, si richiede l'interlocutore, la democrazia si impone ( o si ripristina ) con le armi ed i bombardamenti ?
La democrazia deve venire dall'interno, deve al massimo essere istillata con il tempo e con la ragione.
Non può essere imposta con la forza.
Non ha senso.

Nei secoli passati ci hanno provato in tanti ad imporre ad altri popoli le proprie leggi, o idee, o democrazie, con la forza.
Ma hanno fallito tutti :
L'impero romano, Alessandro il Grande, Gengis Khan ad esempio, in tempi più recenti Hitler e Mussolini.

Anche la chiesa ( a proposito ) ha imposto il cristianesimo attraverso i conquistadores, attraverso l'inquisizione, attraverso i roghi e le scomuniche.

E sembra che qui dove siamo, molto in alto….
Questa opzione non sia stata accolta con gioia.

Qui qualcosa non quadra. Ripensò l'interlocutore.
I motivi devono essere diversi.

E se tali sono i rischi per un carabiniere, considerato ormai certo che la vita che ci è stata data è solo una e pertanto deve essere messa a rischio con la massima cautela possibile, perché hai scelto questo mestiere ?

Tutto sommato avevi una casa, il pane ed il vino non ti mancavano, avevi pure l'insalata nell'orto.
Allora perché ?
E proprio a Baghdad ?

Qualunque risposta darai sarà quella sbagliata.

Poi ancora, ti chiederà il sempre più perplesso interlocutore;
sei proprio sicuro che il popolo che dici di aiutare a ricostruire ( quello che prima hai distrutto ), abbia voluto tutto questo ?

Ma abbiamo tolto di mezzo il tiranno, risponderai tu sempre meno sicuro di quello che affermi.

Ma sei proprio sicuro, ti chiederà ancora l'interlocutore, che quel popolo che volevi aiutare non preferisse avere quello che tu consideri un tiranno ?
Che certi popoli, per la loro stessa struttura, preferiscono essere governati in un modo che tu consideri tirannico, o per lo meno strano ?

Se il tiranno c'era, visto che il suo stesso popolo non ha fatto nulla per toglierlo di mezzo, avendo anche una notevole superiorità numerica, un motivo ci sarà pure stato.

Poi ancora, ti chiederà sempre più pressante l'interlocutore, ormai incazzato nero, ti ha mandato il tuo Governo, quindi la tua Patria ?

Permettimi di avere dei seri dubbi in proposito, dirà ancora, la Patria non può ragionevolmente pensare di mandare i propri figli a rischiare la vita per una causa non loro, lontano le mille miglia dalla propria terra, per imporre astratte teorie di democrazia, per prima distruggere e poi ricostruire, per costringere altri popoli, per altro diversissimi, ad accettare idee che forse non condivide nemmeno.
Tutto ciò è irragionevole.
Probabilmente la decisione è stata presa dal tuo Governo, autonomamente ed in contrasto con il pensiero ragionevole della tua Patria ( il popolo al quale appartenevi ).
Allora, si chiederà pensoso l'interlocutore, al limite della pazienza, quali sono stati i veri motivi ?
Un dubbio atroce lo assale.
Che si sia trattato di malcelati motivi di interessi economici ?
che si sia voluto aiutare, non un'altra nazione, ma il temporaneo Governo che la rappresenta, ad esercitare i propri ( forse anche giusti ) motivi di vendetta ?

Se così fosse sarebbe mostruoso, come si mandano i propri figli a rischiare tangibilmente la vita per interessi economici, addirittura di terzi, per favorire un altro Stato, con motivazioni diverse e proprie, che potrebbero essere anche non condivise.

Il tutto, per forza di cose, raccontando mille ed una bugia, e mettendo cinicamente in atto una situazione che non potrà essere modificata in corso d'opera, in quanto l'avvenuta realtà di tutte le morti, più che prevedibili, risulterebbe essere stata del tutto inutile.

Anche se tutto portava in quella direzione, l'interlocutore non si sentì di accettare tale realtà.

Il dubbio gli rimase. Per di più, visto il suo stato, per l'eternità.

Prima di accomiatarsi dal suo, si potrebbe dire coinquilino, si ricordò di un antico detto :

In tempo di pace i figli seppelliscono i propri padri, in tempo di guerra sono i padri che seppelliscono i propri figli.

Il detto era di Erodoto, quindi risaliva ad almeno 2.500 anni.

In tutto questo tempo la storia, nei suoi effetti pratici, non era cambiata affatto.


( Eugenio Ardito )

Alla Memoria ( by Administrator.)

Il 12 novembre 2003 (due anni, due mesi e un giorno dopo l’attentato alle Torri Gemelle, l’origine di tutto) un’autocisterna blu irruppe nella Base Maestrale di Nassiriya, una delle due sedi dell’Operazione Antica Babilonia (la missione di pace italiana in Iraq, avviata qualche mese prima con la partecipazione di tremila uomini, 400 dei quali appartenenti all’Arma dei Carabinieri).

L’autocisterna esplose all’interno della base.
Crollò gran parte dell’edificio principale, mentre fu gravemente danneggiata una seconda palazzina dove aveva sede il comando.
I vetri delle finestre del complesso andarono in frantumi.

Nel cortile davanti alla palazzina molti mezzi militari presero fuoco.
In fiamme anche il deposito delle munizioni.
Il bilancio fu devastante:
28 morti, dei quali 19 italiani (e fra questi dodici carabinieri).

Il traffico nella zona circostante impazzì, mentre la popolazione scendeva in strada in preda al panico.

Così, avemmo anche noi il nostro 11 settembre.
«C’è un grande cratere dove prima si trovava il parcheggio, a meno di 10 metri dalla facciata devastata della palazzina a tre piani»
, raccontò un giornalista.
Il giorno successivo il ministro della Difesa Antonio Martino, accorso sul posto, aggiunse una considerazione, dolorosa, ma niente affatto retorica:
«Quel cratere è il nostro Ground Zero».

A New York, dopo l’attacco alle Torri Gemelle, furono vendute oltre centomila bandiere a stelle e strisce.

Nel momento della sventura, i cittadini americani dimostrarono il loro orgoglio nazionale, come fanno gli uomini forti.

L’Italia si comportò nello stesso modo.
Il giorno prima dei funerali, nella camera ardente, il Presidente della Repubblica abbracciò a lungo, come un fratello, il padre del maresciallo Alfonso Trincone.

Gli italiani abbracciarono allo stesso modo tutti i parenti delle vittime, riconoscendosi nel gesto spontaneo di Carlo Azeglio Ciampi.

Fu indimenticabile il tributo della folla.

Una coda infinita davanti al Vittoriano.
Che si ingrossava di ora in ora, che resisteva durante la notte, che s’infoltiva ancora al mattino successivo, il giorno dei funerali.

E poi il silenzio della gente al passaggio del corteo funebre verso la basilica di San Paolo fuori le Mura, i camion con i feretri, scortati dai Corazzieri a cavallo, a passo d’uomo.

Scrisse con ammirazione l’intellettuale francese André Glucksmann:
«Un popolo in lacrime, ma dignitoso e raccolto, si eleva all’altezza del compito.

Ha compreso che i suoi carabinieri sono stati assassinati in una terra lontana perché l’Italia ha insegnato all’Europa l’arte e la dolcezza di vivere insieme in una società “civile”, sfuggendo alla legge della sciabola e del ricatto terroristico».


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