Ci sono diversi modi per reagire agli chock, che inevitabilmente scaturiscono dalle situazioni
di fortissimo stress.
Si chiamano "meccanismi di difesa" e di solito sono proporzionali all'incidenza del conflitto,
nelle forme e nei modi che a suo tempo furono teorizzati con successo dalla dottoressa Ann Freud:
"Di fronte ad una situazione che genera eccessiva angoscia, l'Io ricorre a varie strategie per fronteggiare
l'estrema portata ansiosa dell'evento, con lo scopo preminente di escludere dalla coscienza ciò che è ritenuto
inaccettabile e pericoloso.
Raramente i meccanismi di difesa intervengono separatamente:
"L'arte della mediazione"
Quando il fenomeno ha valenza collettiva, come nel caso della recrudescenza terroristica di matrice salafita,
le dinamiche di contenimento dell'esperienza traumatica non sembrano poi essere troppo diverse,
rispetto a quelle messe in atto a livello individuale.
Se poi dovessimo giudicare in base alle immagine preconfezionate dalla vulgata mainstream nei
suoi circhi mediatici, con copertura alla cannella su conformismo diffuso,
ci sarebbe quasi da credere di essere dinanzi ad una regressione infantile di massa, coi suoi pennarelli...
la brillante figlia del più conosciuto Sigmund e che non per niente si occupava di psicoanalisi infantile.
nella maggior parte dei casi sono combinati per fronteggiare l'evento o l'effetto sotto più profili."
Raffaella Verga e Damiano Marinelli
Edizioni Franco Angeli (2013)
i gessetti...
le candeline...
i fiorellini di carta...
i cuoricini...
i messaggini strappalacrime e gli orsetti di peluche...
che adornano gli altarini colorati di certe piazze europee, sprofondate nel torpore di una melassa indistinta
per bimbiminkia troppo cresciuti, che non riescono a distinguere l'elaborazione del lutto dal bricolage dell'asilo.
Arnold J. Toynbee, nella sua monumentale ricerca sulla genesi e sullo sviluppo e dissoluzione delle civiltà,
sosteneva che queste si strutturano in reazione ad una serie di stimoli ambientali, attraverso l'elaborazione
di soluzioni originali che ne determinano l'identità e la sopravvivenza.
"In caso contrario, la civiltà si arresta;
la società si chiude nella ripetitività delle risposte istituzionalizzate e alla fine si verifica
un crollo per l'incapacità suicida di rinnovarsi."
Solitamente, le trasformazioni avvengono sotto la spinta propulsiva del ceto dirigente;
o per meglio dire, ad opera di "minoranze creative" in grado di orientare le società dal loro interno.
Nel suo ideale di autodeterminazione assoluta, Toynbee esprimeva la preoccupazione che queste elite potessero trasformarsi
in oligarchie oppressive, a seguito della loro incapacità di fornire risposte sociali adeguate.
Se ci dovessimo rimettere ad un'osservazione assolutamente superficiale, si direbbe che nel corso dei secoli, siamo passati
dalla barbarie delle crociate al rincoglionimento delle frociate..!
Dinanzi alle minacce terroristiche che le distorsioni del fanatismo religioso hanno importato nelle placide comunità europee,
la sostanziale acquiescenza nell'assenza di risposte concrete sembrerebbe pertanto essere compensata
dai classici schemi comportamentali, alla base di quei meccanismi di difesa assurti a dimensione di massa.
Tra le reazioni più ricorrenti c'è la "Rimozione"...
"La Rimozione è forse il meccanismo di difesa più conosciuto, consiste nell'allontanamento degli effetti pulsionali
dell'esperienza traumatica (o più generalmente inaccettabile) dalla sfera di coscienza.
La rimozione sembra uno dei meccanismi
di difesa più arcaici ed universali.
Consente nell'inconsapevole cancellazione di un ricordo,
di una esperienza che il soggetto ha vissuto come angosciante o traumatica.
Un esperienza si dice traumatica quando presenta le seguenti caratteristiche:
o Accade improvvisamente
o Produce uno spavento acutissimo
o Il soggetto diventa impotente ed incapace di controllare situazioni.
o Il soggetto sente si subire qualcosa di così tremendo da produrre un danno anche fisico irreparabile.
[...] Si ha nell'inconscio ed è un meccanismo efficace nelle situazioni angosciose ed eventi traumatici."
(Raffaella Verga e Damiano Marinelli)
In ambito collettivo, come non pensare alla facilità con cui attentati, stragi,
massacri indiscriminati, vengono velocemente rimossi, ed altrettanto facilmente dimenticati,
non appena il cordoglio di circostanza si estingue per consumazione naturale ed il circo mediatico
torna ad interessarsi d'altro, imponendo nuovi trend 'virali'?
Ad ogni nuova mattanza, i rituali coreografici vengono riproposti intatti, nell'inutilità intrinseca di
un copione eterodiretto e volto a metabolizzare in fretta le circostanze traumatiche.
E se iniziano a capirlo anche i principali anchorman della narrazione nazional-popolare...
Contrastanti ma a loro modo complementari, ci sono poi i meccanismi di "proiezione" ed "identificazione".
A livello clinico, rientrano invece nell'ambito delle nevrosi.
Con qualche forzatura, concedeteci una variante sul tema, senza alcuna presunzione scientifica.
"L'Identificazione proiettiva:
Brutalmente parlando, nella categoria si può inserire l'oramai abnorme pippone buonista col quale
ipercomprensivi commentatori, davanti ai corpi dilaniati di cadaveri ancora fumanti,
sentiranno l'impellente bisogno di investigare le ragioni recondite all'origine di tanta
furore omicida, esprimendo una qualche 'comprensione' per i carnefici, in virtù di fatti remoti o lontani
che vengono consumati in tutt'altro contesto e circostanze.
Sono comportamenti particolarmente cari alla psicopatologia forense:
il prof. Vincenzo Mastronardi (quello che aveva invitato Schettino in una conferenza universitaria)
ne parla diffusamente nel suo manuale.
è il meccanismo di difesa che consiste nel porre nell'altro delle parti di sé "buone"
(per evitare la separazione dall'oggetto quando si teme di perderlo o per tenere le stesse parti
buone dell'oggetto d'amore al sicuro dalle cose cattive che sono dentro
il soggetto come per esempio nel caso della necessità di "umanizzare il proprio aggressore" per
ragioni di abnorme paura di vendetta che si teme lo stesso aggressore possa mettere in atto
verso la sua persona nel caso il soggetto lo odiasse = Sindrome di Stoccolma)
o "cattive" in modo da controllare l'oggetto per liberarsene e distruggerlo."
Non sto ne giustificando né approvando, lungi da me.
Sto provando a capire.
Per la sua natura di soggetto che risponde ad un'azione violenta subita il terrorista non
lo sconfiggi mandando più droni, ma elevandolo ad interlocutore."
..L'interlocutore da elevare..
Nell'ambito di tale processo può rientrare altresì la "Razionalizzazione" intesa come:
"..tentativo di "giustificare" attraverso comportamenti, ragionamenti, ed argomenti un fatto o
un processo relazionale che il soggetto ha trovato angoscioso.
In altre parole, la razionalizzazione consiste nel costruire attribuzioni, ipotesi o ragioni esplicative
di comodo, per poter contenere e gestire l'angoscia."
Trattasi di una dinamica prediletta dagli esegeti del pensiero cosiddetto "antagonista" (nel pessimo uso che i diretti interessati fanno del termine),
spesso innestata sulle distorsioni del processo introiettivo.
La "Razionalizzazione" è parallela, quando non direttamente connessa, al meccanismo della "Intellettualizzazione" che si può definire come:
"un controllo razionale delle pulsioni....
che si verifica ogni volta che il soggetto durante il colloquio, non appena viene sfiorato un argomento per
lui fonte di disemotività, filosofeggia, interpreta o giustifica intellettualmente ogni cosa trasformando
in intellettualizzazioni le sue ansietà più profonde per la assoluta necessità di controllare ogni cosa,
pena la conseguente estrema insicurezza e lo scompenso.
[...] Si tratta di un tipo particolare di razionalizzazione, in cui non solo si producono "spiegazioni apparentemente logiche",
ma tali spiegazioni vengono direttamente fondate o riferite a dati teorici, scientifici, culturali, di una certa astrazione."
L'Intellettualizazzione costituisce la modalità preferita dagli intellettuali tascabili
che solitamente imperversano nei solottini buoni dell'intrattenimento progressista, dove vi stordiranno di dati,
informazioni e sofisticate riflessioni culturali.
Non che siano sbagliate di per sé, o contengano inesattezze (anzi!).
Peccato solo che se messi dialetticamente alle strette, ovvero richiesti di una qualche soluzione a sintesi
di tante pensose elucubrazioni, nella migliore delle ipotesi non vi risponderanno,
defilandosi nella cortina fumogena di nuove ed interessantissime divagazioni.
Oppure ricorreranno ad una serie di stereotipi attinti direttamente dal più conformista dei pensierini politicamente corretti.
Della categoria in oggetto avevamo già accennato QUI.
Se posti di fronte a realtà sconvenienti in riferimento alle architetture del loro impianto teorico,
semplicemente faranno proprio il processo di "rimozione" per diniego, eludendo
il problema in ogni sua forma semplicemente non parlandone.
Capita così che un notissimo portale di "controinformazione", in concomitanza con la strage di Bruxelles, dedichi
il suo miglior editoriale agli spoiler sulle serie televisive della RAI (!).
Così come combattivissime attiviste dei diritti di genere, pronte a spendere fiumi di inchiostro sull'emancipazione
femminile nelle caverne del paleolitico, non sprechino una riga sulla condizione delle donne nella società islamiche
o sulla reintroduzione della schiavitù sessuale (con tanto di tariffario e modalità di 'consumazione') nelle terre del Califfo.
Alla loro 'destra' (più o meno estrema), fanno il verso altri meccanismi di reazione,
nell'accezione estensiva del termine, tra i quali si può riscontrare:
Vincenzo Mastronardi
"La Scissione o dissociazione primitiva:
estrinseca l'assoluta necessità di effettuare una netta divisione degli oggetti esterni in "tutti buoni" o "tutti cattivi":
la fisiologica coesistenza di una parte buona e di una cattiva in ciascun essere umano è inaccettabile
in quanto il riconoscere una parte cattiva all'interno di un'altra persona abitualmente considerata
buona è insopportabile per il soggetto che quindi vive tale possibile coesistenza come francamente minacciosa."
"Manuale per operatori criminologici
e psicopatologi forensi"
Giuffrè Editore (2001)
E' il must imprescindibile di islamofobi, paranoici ossessivi in camicia verde, e razzisti confluiti nelle fascisterie della
destra sedicente "identitaria" e "nazionalista" (la new entry del momento).
La tendenza è in crescita e molti dei diretti interessati, se in grado di articolare grugniti di senso compiuto,
amano definirsi social-nazionali, che fa il paio con "nazista" nell'incapacità di comprendere la sottile differenza.
Da qui lo spostamento proiettivo, ovvero attraverso la "Proiezione" dei propri sentimenti inaccettati all'esterno,
su un altro soggetto o sull'intero ambiente.
La Proiezione è un meccanismo alla base della paranoia ed opera di frequente assieme alla scissione delle proprie qualità
ritenute "buone" e "cattive", con queste ultime che vengono proiettate all'esterno.
Ad essa si accompagna lo "Spostamento", ovvero:
"..investimento di sentimenti inaccettabili su un oggetto sostitutivo....
Interviene spesso nella genesi delle fobie, per cui si 'sposta' il sentimento inaccettabile sull'oggetto detto "fobigeno"."
I meccanismi di difesa, nonostante le apparenti differenze, sono strettamente collegati tra di loro
e presentano dinamiche comuni su atteggiamenti regressivi.
In quanto al diffuso infantilismo di ritorno... sarebbe ora di crescere!