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ref:topbtw-2779.html/ 8 Novembre 2020/A


SICILIA- ARCHEOLOGIA
Torretta Granitola: grotte, cave, vestigia sommerse, il tufo rosso...


Viaggiando da Mazara del Vallo in direzione est, sulla provinciale numero 38, dopo una decina di chilometri si arriva nella piccola frazione di Torretta Granitola.

E' un graziosa e rinomata località che è stata sempre un punto di approdo per i naviganti, proprio per la sua torre di avvistamento e per il falò acceso di notte .

Infatti tutta questa zona è stata spesso l'approdo di pirati e briganti..

Le foto satellitari ci segnalano diverse aree ricche di tracce d'antiche vestigia sia emerse che ormai sommerse , tutte che non risultano ancora ben esplorate, ma che potrebbero rappresentare una grande attrazione turistica..

Si notano proprio le tracce degli insediamenti scavati nel tufo, insediamenti situati a bordo del mare ed in prossimità di approdi sicuri e ben riparati sia dal vento di maestrale che dal vento di scirocco.

Vento di scirocco che in questa area soffia spesso con grande forza generando onde impetuose e pericolosi marosi..

Le immagini satellitari ci fanno scoprire le tre gradi aree situate proprio sulla punta sottostante la torretta d'osservazione .

La prima grande area, testimonianza di un importante insediamento , probabilmente commerciale in quanto privo di un suo punto di approdo..

Anche queste piccole insenature erano , evidentemente, ben guardate, e protette, come si può ipotizzare osservando il posizionamento di numerosi affioramenti.

Ma, certamente, sempre in queste grandi aree devono esistere delle zone di loculi e di sepolture..

Le foto satellitari del 2016 ci fanno intravedere delle strutture sommerse… testimoni di un molo a protezione dell'approdo.

La costa alta, frastagliata e quasi inaccessibile, è ricca di caverne, di piccole grotte, di anfratti e di rifugi.

Le imboccature sono visibili dal mare ma raggiungere la riva non è affatto semplice.

Proprio quasi a loro protezione, vi sono scogli affioranti e scogli sommersi assi pericolosi per chi non conosce bene la piccola insenatura.

Una grande parte delle grotte mostra i segni dell'intervento dell'uomo:
sono quasi tutte ben scavate con la volta intatta e priva di cedimenti..

Ovviamente gli abitanti del posto, e qualche turista, le conoscono e le frequentano..

La presenza degli immancabili graffiti sui muri, graffiti tracciati da amanti evidentemente felici ne sono la tangibile testimonianza..

E poi, un briciolo di spazzatura, non manca mai.. dopotutto è anche questa la firma di questo secolo..

Ma torniamo a torretta granitola, ed esploriamo l'area proprio sotto la torre d'osservazione.

La scogliera si manifesta con tutto il suo impeto ma, fra gli anfratti, ecco che troviamo la prima traccia di un insediamento.

Probabilmente, data la posizione isolata, si trattava di un punto dominante e di avvistamento di eventuali pericoli provenienti sia dal lato sud che quello ad est

A qualche centinaio di metri di distanza, si presenta un grande insediamento, un'area ove, assai probabilmente, vi era un nucleo di abitazioni e di edifici destinati ad una delle prime attività umane: la pesca.

Anche in questa grande area pare proprio di riconoscere tombe e sepolture di diverse dimensioni:
da quelle di individui adulti a quelle di bambini..

Le spettacolari immagini satellitari poi ci fanno scoprire la presenza di un grande molo , ora sommerso.

La struttura sommersa si protende verso ovest e pare abbia un braccio rientrante verso nord-ovest.

Ed infine l'affascinante presenza, in una piccola area di questa scogliera, area ben definita, di numerose rocce di color rosso scuro.

Le aree colorate sono numerose, spesso orizzontali ma anche verticali, in alcuni casi circondano dei grandi fornelli circolari, in altri casi invece coprono scavi perfettamente squadrati..

Le ipotesi sulla loro natura sono molteplici e tutte da verificare..

Potrebbero essere anche simili a particolari formazioni di calcarenite a chiazze, presenti a Favignana..

Infatti si potrebbe ipotizzare proprio la presenza di cave di calcarenite, cave realizzate similmente a quelle ancora ben visibili a Favignana..

Il tufo fu per secoli, insieme con la pesca e l'agricoltura, fonte primaria di guadagno per la popolazione;
dentro questa roccia sedimentaria si muoveva un piccolo esercito di cavatori abilissimi e intorno a loro manovali, carrettieri, e marinai.

Negli ultimi due secoli e mezzo questa attività prese un eccezionale sviluppo.

La lavorazione era basata sul cottimo:
il cavatore prendeva in appalto un terreno, lo preparava a proprie spese liberandolo dal " cappellaccio ", cioè dal calcare di pietra durissima superficiale che poteva avere anche uno spessore di 1-2 metri;
quindi cominciava il lavoro di estrazione del tufo in blocchetti (conci) già perfettamente squadrati :
cm 25 X 50 oppure 20 x 40 oppure 25 x 25.

Egli veniva pagato a seconda dei blocchi consegnati:
perciò lavorava dall'alba al tramonto, 12 o 14 ore, portandosi appresso i figli dall'età di 8-10 anni.

Le cave potevano essere del tipo a cielo aperto, ma spesso la roccia veniva attaccata lateralmente con gallerie dal livello del mare, al fine di raggiungere il materiale più pregiato per compattezza e grana, che è sempre il più profondo.

Si lavorava dal sotto in su, scavando nello stesso tufo delle tacche cui aggrapparsi mani e piedi, facendo attenzione di lasciare grandi pilastri a sostegno delle volte rocciose che andavano formandos a mano a mano che le caverne ingigantivano.

Generazioni di cavatori trascorsero anni di lavoro al buio, abbarbicati alla roccia o trasportando a spalla milioni di conci verso le barche o i carri.

E le piste rocciose fuori delle cave sono tutte scritte dai pesanti solchi dei carri che arrancavano in salita, mentre le coste marine mostrano i segni dei molti piccoli attracchi per il carico a spalla su barche a vela che ininterrottamente facevano la spola con i principali porti della Sicilia.

Gli strumenti usati erano la " mannara ", una specie di piccozza dalla " penna " o taglio largo, che serviva per tracciare e approfondire nella roccia i contorni del blocchetto di tufo o " cantuna ";
lo " zappune " e il " piccune ", coi quali si estirpava il blocco.

Nessun altro arnese aiutava il cavatore, che lavorava esclusivamente a occhio..

Ma anche l'attività dei cavatori non spiega come mai solo in una specifica area, vi è la visibile presenza delle grandi aree rosse.

Si potrebbe trattare dei punti ove erano accesi piccoli bracieri domestici adibiti alla cottura dei cibi, oppure i punti ove erano accesi i grandi falò di segnalamento per i marinai sulla via di casa.

In questi casi, andando a spegnere i fuochi con l'acqua di mare, questa ha impregnato il tufo ed il sale, evaporando bruscamente, lo ha colorato di rosso..

Un esperimento su un piccolo campione di tufo prelevato proprio in quella specifica zona, ha portato a questo sorprendente risultato..

Certamente se possibile, sarebbe assai interessante far analizzare qualche campione di tufo per comprendere la natura del colore e magari poterlo datare.

Non solo..

Anche il primo esperimento dovrebbe essere ripetuto variando i valori della temperatura ma utilizzando sempre l'acqua di questo meraviglioso tratto del nostro mare..

E chissà che il tufo, allora, non cambi di colore.



VIDEO

264- - Mazara del Vallo - - "Archeologia Minore" -- Torretta Granitola: grotte+villaggi+reperti sommersi+etc - 13 min. 14 sec. - 7 Nov. 2020

265- - Mazara del Vallo - - "Archeologia Minore" -- Torretta Granitola : i tufi rossi - 2 min. 03 sec. - 6 Nov. 2020


160- - 5 G DIFFUSION - - "300 Castelli" -- "300 Castelli" - Presentazione - Italiano - 2' 30" -

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