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ref:topbtw-289.html/ 21 Aprile 2016/ B

ITALIA / SVIZZERA : E non passa lo straniero..

Sulla base dell'esperienza della vicina Confederazione Elvetica si potrebbe adottare un sistema del tutto lineare per valorizzare l'apporto degli stranieri, quando, ovviamente, esso esiste…

Ed eliminare i fattori di ulteriore impoverimento delle finanze Italiane quando non esiste un apporto di ricchezza ma solo un apporto di povertà..

Si tratta di registrare e fornire a tutti gli "arrivati" sulle sponde italiane un documento di identità, con relativo microchip, completo di tutte le informazioni fornite dal richiedente ( vere o false che siano, si potranno verificare in seguito ) con relative impronte digitali e tutte le altre informazioni sanitarie e quelle utili al ministero degli interni, come luogo e data di arrivo, nome del mezzo di soccorso, ed altre informazioni relative al suo ingresso in Europa.

Unitamente alla registrazione ed al rilascio della tessera di ingresso si assegna il codice fiscale che verrà trasmesso all'agenzia delle entrate.

A questo punto il meccanismo è semplice.
A chi entra si richiede, sulla falsariga del sistema svizzero, di pagare delle imposte all'Italia, ovvero al Comune di residenza, alla Regione , allo Stato.

Perché lo straniero deve apportare della vera ricchezza all'Italia e non apportare povertà agli italiani.

Il motivo del suo arrivo non è quindi più significativo.

E' infatti inutile e dispendioso mantenerli in stato di prigionia, per molti mesi, a spese nostre prima, e pure a spese nostre pure dopo, per valutare se hanno oppure no diritto all'asilo politico oppure se sono solo alla ricerca di un lavoro.

Si adotta il sistema "svizzero".

Chi paga le imposte al Comune, al Cantone, alla Confederazione, resta in Svizzera.
Ed è logico, in quanto apporta ricchezza alla Confederazione.
Chi NON paga le imposte Comunale ( che sono pure negoziabili di volta in volta ) oppure quelle Cantonali ( che sono pure negoziabili ) oppure quelle Federali viene espulso dalla Confederazione. E chi commette un reato qualsiasi, passato il periodo di espiazione della pena, viene pure espulso.
Senza tante storie ed in tempi rapidi.

Il sistema è fattibilissimo anche in Italia, andandosi a stabilire un minimo di imposta , magari molto ridotto per i primi mesi, più consistente successivamente.

Ovviamente se l'immigrato ha un lavoro regolare, oppure apre una sua attività, in regola, con partita IVA, è tutto risolto.

Per i primi anni sarà proprio l'Agenzia delle Entrate il garante della sua buona condotta fiscale e della sua capacità di apportare ricchezza all'Italia.

Se invece non paga imposte, e quindi non partecipa ad aumentare la ricchezza dell'Italia ma solo al suo impoverimento, passato qualche mese di "tolleranza" , viene espulso.

Il monitoraggio della sua attività fiscale sarà mensile, come in molte nazioni, e sempre di pertinenza dell'ufficio delle Entrate di concerto con il ministero degli interni.

Come, ovviamente, deve essere espulso a fine pena chi delinque.

In Svizzera l'espulsione minima, per i reati più lievi e per i tentativi di reato, è di due anni.
Per reati maggiori l'espulsione è per periodi molto maggiori.

E per espulsione si intende il vero trasferimento fuori dalla Comunità Europea e non la consegna di un pezzettino di carta..
Ovviamente l'espulsione sarà da tutta la comunità Europea e quindi valida anche per le altre Nazioni della Comunità.

Insomma un modo per dimostrare la capacità degli stranieri nel generare ricchezza finanziaria, e non solo spirituale, all'Italia..


La nuova fonte di ricchezza: lo straniero.


GLI SVIZZERI

Naturalmente i controlli ai valichi con l'Italia ( Chiasso, Ponte Tresa, etc. ) sono molto più attenti e solerti di prima..
Ma ecco qualche dato..

In Svizzera, gli stranieri sono poco meno di 2 milioni, il 24,3% della popolazione secondi i dati 2014 dell'Ufficio federale di statistica (UST) [8'237'666 residenti, 1'998'459 stranieri].

Quasi uno su quattro. Un rapporto piuttosto alto, dovuto certamente alla forte immigrazione, ma anche al fatto che sulla nazionalità svizzera vige lo ius sanguinis:
chi nasce nel Paese non ne ottiene automaticamente il passaporto.

Del circa mezzo milione di nati nella Confederazione da genitori immigrati, soltanto un terzo ha chiesto la naturalizzazione.
Nel 2014, dati USTAT, si contavano in Svizzera 388'700 nativi di nazionalità straniera.

Le comunità più rappresentate
Oltre l'80% degli stranieri residenti in Svizzera proviene da Paesi europei:
tedeschi, italiani, portoghesi e francesi costituiscono da soli quasi la metà.

E quindi solo il 4% circa del totale non è di provenienza comunitaria..

L'immigrazione

Se la percentuale di stranieri ha pochi pari al mondo, la Svizzera è anche il Paese con la più alta immigrazione in Europa.

Nel 2013, con una media annuale di 20 arrivi ogni 1000 abitanti, era davanti a Germania (8,4), Regno Unito (8,2), Spagna (6) e Francia (5,1).

Una particolare categoria;
Tra gli stranieri residenti in Svizzera, ce ne sono poco più di 5000 che nel Paese non sono nati né cresciuti, né vi conseguono il loro reddito.
Però sono ricchi.

A questi facoltosi forestieri molti cantoni concedono una tassazione forfettaria - per questo sono detti 'globalisti'- non basata sul reddito, bensì sul tenore di vita.

La sinistra ha tentato, con un'iniziativa, di vietare queste tassazioni "secondo il dispendio", ( il più italiano "tenore di vita" ) ma è stata sconfessata in votazione popolare.

I permessi per vivere in svizzera sono dei tipi G - L - B -C e quelli con convenzione fiscale.

Per avere tutte le informazioni dettagliate potete cliccare su:
http://www.miralux.ch/perm_it.htm


E GLI ITALIANI ?

Permessi e rimborsi in vista..

Nel bilancio dello Stato si dovrà tenere conto anche dei risarcimenti da versare agli immigrati per le tasse eccessive pagate per il rilascio e il rinnovo del permesso di soggiorno negli ultimi tre anni.

In una sentenza di inizio settembre, la Corte di giustizia dell'Unione europea ha stabilito che il contributo aggiuntivo, la cosiddetta "tassa sullo straniero", da 80 a 200 euro introdotto a gennaio 2012 è spropositato.

E ora agli sportelli dell' Inca, il patronato della Cgil, si stanno raccogliendo le richieste di risarcimento da recapitare al ministero delle Finanze.

"Una famiglia di stranieri arrivava a pagare anche mille euro per il rinnovo del permesso di tutti i componenti", spiega Claudio Piccinini, responsabile immigrazione dell'Inca.

Un impegno economico che, secondo la Corte, non è giustificato dai costi sostenuti dallo Stato per la gestione dei permessi di soggiorno, e soprattutto è di ostacolo all'integrazione.

Con un decreto del 2011 (entrato in vigore da gennaio 2012) l'allora governo Berlusconi introdusse un ulteriore contributo da pagare per il rilascio e il rinnovo del permesso di soggiorno.

L'importo varia in base alla durata: 80 euro se il permesso è richiesto per un periodo da tre mesi a un anno, 100 euro tra uno e due anni, 200 euro per i soggiornanti di lungo periodo.

Il ministro per la Cooperazione internazionale e l'integrazione Andrea Riccardi, salito in carica un mese dopo con il governo Monti, più volte disse che si sarebbe dovuto mettere mano alla materia e ridurre gli importi.
Ma poi non se ne fece nulla.

( Giorgio Comerio )


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