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Mestre -
Sebbene oltre la metà della spesa pubblica italiana sia in capo a Regioni ed enti locali, le tasse degli italiani
Uno squilibrio, quello tra entrate e centri di spesa, che dimostra ancora una volta come l’Amministrazione pubblica
centrale sia sempre più arroccata su una posizione di difesa del proprio ruolo di intermediazione.
Le Amministrazioni locali, che gestiscono una quota di spesa pubblica superiore a quella delle Amministrazioni centrali
in virtù del trasferimento di funzioni e competenze avvenuto circa due decenni fa, continuano a dipendere
in buona misura dalle coperture finanziarie che arrivano da “Roma”.
Tuttavia, i tempi di erogazione da parte dello Stato centrale non sempre sono velocissimi, anzi.
A fronte del risultato emerso da questa elaborazione, appare necessario approvare in tempi ragionevolmente brevi
la legge sull’autonomia differenziata chiesta a gran voce da molte Regioni.
In altre parole vanno trasferite funzioni e competenze agli enti periferici che, a loro volta, devono poter
contare su risorse proprie che dovranno essere “recuperate” trattenendo sul territorio buona parte
delle tasse versate dai contribuenti.
Solo avvicinando i centri di spesa ai cittadini si potrà rispondere meglio alle esigenze di questi ultimi,
rendendo gli amministratori locali più responsabili e più virtuosi.
Naturalmente le aree del paese più in ritardo dovranno essere aiutate economicamente da quelle che non lo sono:
la solidarietà tra territori costituirà il collante di questo cambiamento epocale.
Tutto ciò con l’obbiettivo di abbassare il carico fiscale generale e conseguentemente migliorare i conti pubblici,
esaltando così il principio del “vedo, pago e voto”.
Una riforma, quella dell’autonomia, che ridisegnerà il fisco in senso federale attraverso la riscrittura
di 3 passaggi fondamentali:
dal centro alla periferia, dalle persone alle cose e dal complesso al semplice.
Nonostante contiamo un numero spropositato di tasse, imposte e tributi, le prime 20 voci (per importo prelevato)
incidono sul gettito tributario totale per il 93,7 per cento.
Solo le prime 3 – Irpef, Iva e Ires – pesano sui contribuenti italiani per un valore complessivo
pari a 320,6 miliardi di euro.
Un importo, quest’ultimo, che “copre” il 62 per cento del gettito complessivo.
In vista della prossima riforma fiscale, oltre a ridurre il carico in capo a famiglie e imprese, appare
sempre più necessario semplificare il quadro generale, tagliando gabelle e balzelli che, per l’erario,
spesso costituiscono più un costo che un vantaggio (vedi Tab. 2)…
( CGIA Mestre )
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