ref:topbtw-3028.html/ 16 Luglio 2020/A
Sorvoliamo sui rituali pecorecci da zobia grassa per scimmie ubriache, con tanto di carro da parata per la sfilata
di carnevale ed altre pagliacciate di dubbio gusto.
Come ai bei tempi dei panes et circenses (e gli antichi imperatori lo sapevano bene), bisogna in qualche modo
lasciar sfogare le frustrazioni di una plebe di sfaccendati e perdigiorno a sussidio, nell'orgia festaiola
che sempre segue la fine della peste (o la rimozione della stessa).
È la miglior valvola di sfogo a buon mercato, ed al contempo di controllo sociale, che esista, per prassi collaudata
nei secoli;
almeno fino a quando il giocattolo non sfugge di mano e l'eccitazione straborda fuori dai recinti controllati,
dove va in scena l'adorazione profana del vitello d'oro.
Prima o poi la ricreazione prolungata finirà, e già si prepara il saldo a pagare per l'autunno, ma intanto
non è il caso di disturbare la festa, imbandita sulla narrazione delle splendide sorti progressive, all'aba
del "nuovo rinascimento italiano" (risate in platea!).
E mentre nelle strade italiane si inscena un baccanale da tana libera tutti, mentre sono ancora in vigore
le rigidissime disposizioni anti-covid del Comitato di Salute pubblica, efficaci come
le "grida" manzoniane in pieno clima da burlesque, e da tutti disattese, continua la farsa ad oltranza
della premiata ditta di governo che, dopo i carnasciali con tanto di maxischermi montati nelle piazze,
adesso pigola qualcosa a proposito di "pass vaccinale" per accedere in bar e ristoranti, forse più utile a limitare
la vendita incontrollata di alcolici a torme di ragazzini eccitati, che nel primo pomeriggio già ingollano
sambuca (roba che manco il mio bisnonno!), sui marciapiedi invasi da tavolini abusivi, tanto per
scaldarsi prima di cominciare l'aperitivo ad oltranza in overdose alcolica.
E nello sbrago generalizzato ovviamente il problema è la riapertura delle scuole a Settembre, o la didattica in
presenza nelle università, o il limite di due persone per la discussione della tesi di laurea in un'aula da 50 posti.
Lo specchio di un paese grottesco (e di una classe 'dirigente' ignobile) nella definizione delle sue priorità.