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" Lo sposo turco "

Modifica unilaterale della Costituzione, stravolgimento delle regole parlamentari, concentrazione abnorme dei poteri istituzionali, nepotismo esteso oltre ogni familismo amorale, asservimento dei media e bavaglio alla libera stampa...

No, non è l'Italietta bonapartista di Renzimandias, ma la Turchia del sultano Erdogan:
il nuovo amichetto di fräulein Merkel, auto-assunta ad arcigna governante di un'Europa ridotta a dépendance tedesca, ed ora tutta preoccupata su come puntellare i sacri confini germanici salvaguardandoli dalla pressione migratoria, senza però pregiudicare il transito delle merci in uscita a tutela delle proprie esportazioni.

Per questo c'è bisogno di Recep Tayyip Erdogan:
l'inquietante padiscià imbucato a Berlino, che tanto ama giocare all'impero ottomano, credendosi evidentemente l'incarnazione in formato tascabile di Solimano redivivo.

Il fatto che un simile dittatore da operetta venga fatto imboccare a forza in quel circolo degli orrori a cui sempre più assomiglia la UE, e dalla quale oramai troppi scalpitano per uscire, costituirà per i secoli a venire il marchio d'infamia di un continente sempre più allo sbando, nella drammatica assenza di una qualunque classe dirigente.

L'adesione di Istanbul a questo club dei suicidi impiccati al rigore contabile era in cantiere da tempo...

Ce lo chiede Washington che ha bisogno della base aerea di Incirlik (a be' allora..) e naturalmente il "Mercato".
Da qui, e dalle esigenze di politica interna per un'Angelona prossima alla frutta, scaturisce la sottoscrizione di un accordo vergognoso con la Turchia di Erdogan, che non ferma i flussi migratori, ma semplicemente li storna verso le coste italiane del Mediterraneo.

E giacché non sarebbe vantaggioso provocare il collasso della Grecia, fintanto il governo ellenico non avrà saldato gli interessi a strozzo sul debito, chiude provvisoriamente la tratta balcanica nonostante questa possa essere riaperta in ogni momento, secondo i capricci e soprattutto i ricatti dell'ingombrante "alleato" turco.


" L'amico del cuore.."

Per ogni "migrante" rimpatriato, i cittadini europei se ne prenderanno subito a carico un altro, per un saldo zero sui rimpatri e un aggravio progressivo sui bilanci pubblici che in qualche modo dovranno essere finanziati.

Vengono bloccati i visti per la libera circolazione di tutti i cittadini turchi (solo 75 milioni) all'interno della UE, per un'altra massiccia immissione di imprescindibili "risorse" da ricollocare in qualche modo, che si andranno ad aggiungere agli altri milioni di disperati proveniente da ogni bidonville del pianeta:
i "doni" (assolutamente non richiesti) come ama chiamarli il Gran Muftì di Roma, al secolo "papa Bergoglio".

Sarebbe il sommo pontefice di romana chiesa (santa?), che di tutto sembra occuparsi eccetto di 'cristiani', mentre sollecita il ritorno ad uno "spirito umanistico" dell'Europa (Dio non voglia!) che a suo tempo tanti bei papi ci ha dato come quell'Enea Silvio Piccolomini fissato con le crociate contro i turchi.

Per intenderci, Angelona era quella che soltanto otto mesi fa era pronta ad accogliere mezzo milione di "profughi" all'anno o anche più, in un flusso ininterrotto per i prossimi lustri a venire;
salvo poi fare precipitosamente marcia indietro quando questi "doni" della globalizzazione hanno cominciato a reclamare il loro diritto di preda nella notte brava di capodanno, con lo stalking di massa contro le 'femmine' degli infedeli, per una riedizione 'goliardica' delle vecchie marocchinate (troppo politicamente scorrette per essere ricordate).

A suo tempo, sulla questione eravamo stati fin troppo facili profeti:
"...c'è da chiedersi, quando tra qualche settimana sarà nuovamente mutata la percezione mediatica, quanti di quei tedeschi ed austriaci che ora corrono ad accogliere festanti l'arrivo dei migranti alle loro frontiere orientali risponderanno con lo stesso entusiasmo, non appena si renderanno conto che l'ondata non si esaurirà in poche decine di migliaia di profughi.

Soprattutto, sarà interessante confrontarne le reazioni quando prenderanno atto che l'intera operazione non è a costo zero, specialmente nel momento in cui verranno contabilizzati gli oneri che una simile 'riallocazione' su vasta scala comporta;
nonché l'impatto che questa avrà sui sistemi di welfare e di pubblica assistenza, con la distribuzione delle risorse interne e le priorità di spesa ad essa connessa.

Perché è evidente che gli stati europei, nella loro apparente opulenza, hanno pur sempre un limite fisiologico..."
(06/09/2015)

Per il ricostituito Reich germanico senza le panzer-divisionen, i vantaggi del matrimonio combinato con l'imbarazzante sposo turco sono pochini e tutti di breve periodo.

Per il resto d'Europa, che supinamente ha subito il trattato su imposizione tedesca, i benefici assommano a zero con costi alla lunga insostenibili.


" L'incantarice.. calva "

In compenso, vengono assecondate le velleità neo-ottomane della Turchia di Erdogan e tutte le sue destabilizzanti ambiguità nello scacchiere mediorientale, sollevando una cortina di silenzio sulle continue violazioni dei diritti civili con cui un regime sempre più autoritario reprime con durezza il dissenso interno.

Fortunatamente, da noi non vengono (ancora) ammazzati i giornalisti o prese d'assalto dalla polizia le sedi dei giornali.

Al massimo, si mettono sotto processo i comici per lesa maestà delle loro sacralità imperiali, tanto per compiacere il permaloso dittatorello di turno...

Al contempo, si tace interamente sul terrorismo di Stato (che in Turchia sembra essere pratica ordinaria ed elettoralmente vincente), sugli omicidi politici, nonché sulla repressione delle minoranze (non solo curde) e sul ruolo fondamentale che il governo turco ha giocato nel creare e foraggiare le bande di psicopatici in ciabatte che imperversano in Siria.

Fu così che l'islamofascismo del sultano di Ankara diventò improvvisamente presentabile e congruo agli standard europei;
così inflessibili sui conti, ma sempre molto elastici quando investono la sfera dei diritti e le tutele della cittadinanza.

Per questo, nella nuova Turchia erdoganizzata, ridotta ad una satrapia personale a feudalizzazione familiare, non si può assolutamente parlare di sterminio degli armeni:
è un delitto di stato (usare la parola "genocidio", mica il delitto!).

In compenso si può tranquillamente concionare di "razza turanide", di genetica e "panturanesimo" delle stirpi uralo-altaiche.

Se riguardasse noi "occidentali" bianchi e cattivi, si parlerebbe apertamente di razzismo...
Ma in questo caso si tratta di una diversa sensibilità culturale nella relativizzazione dei costumi locali.

Per contro, la Turchia è da sempre parte integrante della storia europea...

Dalla conquista di Costantinopoli nel 1453 all'ultimo assedio di Vienna nel 1683, non si contano i suoi contributi alla pace ed alla stabilità dell'Europa, lasciando un indelebile ricordo in quei popoli balcanici che hanno avuto la mirabile fortuna di essere amministrati da così illuminato dominatore come certamente fu l'Impero ottomano.

È il motivo per cui le popolazioni dell'Europa orientale guardano alle fiumane umane di immigrati, aspiranti profughi, con la stessa apprensione e timori che i loro antenati della Moesia e dell'Illyricum devono aver provato all'arrivo dei Goti nella regione balcanica, nonostante l'ammorbante vulgata pietista che ad ogni ora del giorno e della notte trabocca dai nostri Cinegiornali Luce, tanto per cercare di ammorbidire la gigantesca supposta in arrivo, finendo invece per provocare l'effetto opposto con l'inevitabile crisi di rigetto che di solito ne consegue.


( Sendivogius )

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