ref:topbtw-3151.html/ 17 Novembre 2021
I dati sono un ottimo modo per analizzare fenomeni, raccontare storie
e valutare pratiche politiche.
Nel mese di ottobre nel centro di permanenza per il rimpatrio (Cpr) di Torino 26 migranti hanno tentato il suicidio.
I Cpr sono strutture dove i migranti presenti irregolarmente sul territorio italiano sono trattenuti
in attesa di essere rimpatriati, in una condizione di detenzione che può durare anche a lungo.
La Coalizione italiana libertà e diritti civili (Cild) ha recentemente pubblicato il report Buchi neri
su queste strutture che l’organizzazione definisce “opache”, caratterizzate da poca trasparenza rispetto alla gestione
e dove, a causa dell’inefficienza del sistema, si crea inevitabilmente più irregolarità.
La detenzione amministrativa nella gestione dell’immigrazione
Secondo il report Cild, sia a livello europeo che italiano la detenzione amministrativa è
diventata uno strumento sempre più frequente nella gestione dei flussi migratori.
Per giustificare questa misura si è spesso fatto riferimento al numero crescente di immigrati irregolari e conseguentemente
alla necessità di garantire la sicurezza.
Secondo le stime Ismu, nel 2020 in Italia erano presenti circa 517mila migranti irregolari, ovvero il 9% dei cittadini
stranieri totali.
Secondo le analisi Cild, nonostante la presenza irregolare in Italia sia effettivamente consistente
e sia diminuita solo parzialmente tra il 2010 e il 2020, non sono state adottate politiche per gestire
il problema nel lungo termine e garantire una maggiore efficienza della regolarizzazione.
La risposta è stata infatti sempre di tipo emergenziale.
"L’aumento delle presenze regolari non è però determinato da una politica legislativa che affronta da un punto di vista sistemico il fenomeno migratorio, bensì da un approccio emergenziale che tende periodicamente a regolarizzare le persone già presenti."A livello europeo esistono due direttive che regolano il rimpatrio dei migranti irregolari. La prima è la direttiva 2008/15/Ce che conferisce agli stati membri il potere di detenere persone presenti irregolarmente sul loro territorio, concedendo ampia discrezionalità alla sovranità nazionale rispetto alle procedure. La seconda è la direttiva 2013/33/Ue che da una parte riconosce ai richiedenti asilo la libertà di circolare sul territorio nazionale ma dall'altra accorda ai paesi membri la facoltà di detenerli per accertarne l'identità.
A livello europeo esistono due direttive che regolano il rimpatrio dei migranti irregolari.
La prima è la direttiva 2008/15/Ce che conferisce agli stati membri il potere di detenere persone presenti
irregolarmente sul loro territorio, concedendo ampia discrezionalità alla sovranità
nazionale rispetto alle procedure.
La seconda è la direttiva 2013/33/Ue che da una parte riconosce ai richiedenti asilo la libertà di circolare
sul territorio nazionale ma dall'altra accorda ai paesi membri la facoltà di detenerli
per accertarne l'identità.
A livello europeo esistono due direttive che regolano il rimpatrio dei migranti irregolari.
La prima è la direttiva 2008/15/Ce che conferisce agli stati membri il potere di detenere persone
presenti irregolarmente sul loro territorio, concedendo ampia discrezionalità alla sovranità nazionale
rispetto alle procedure.
La seconda è la direttiva 2013/33/Ue che da una parte riconosce ai richiedenti asilo la libertà
di circolare sul territorio nazionale ma dall'altra accorda ai paesi membri la facoltà di detenerli
per accertarne l'identità.
Negli anni la durata massima della detenzione è passata da 30 a 120 giorni
( Per gentile concessione di OPENPOLIS - www.openpolis.it )
Link:
https://www.openpolis.it/come-i-cpr-incidono-sullirregolarita/
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