ref:topbtw-3161.html / 27 Novembre 2021/A
Il maggior numero di incendi è avvenuto al Sud
Gli incendi nel contesto del cambiamento climatico
Secondo la European environmental agency (Eea), gli incendi sono eventi fondamentali per l’ambiente.
Servono infatti per la rigenerazione delle foreste, per controllare la diffusione di parassiti e malattie,
ma anche per ridurre l’accumulo di carburante e quindi prevenire incendi futuri.
Nonostante ciò, quando sono di grandi dimensioni e troppo frequenti, sono estremamente dannosi e hanno un impatto
sulla biodiversità, sulla qualità dell’acqua e dell’aria e sul terreno.
Inoltre, rilasciano grandi quantitativi di gas serra e in questo senso contribuiscono agli effetti negativi
del cambiamento climatico, di cui essi stessi sono anche un prodotto – siccità e ondate di calore sono infatti tra le
principali cause di incendi naturali.
Da sottolineare inoltre il danno economico e sulla qualità della vita per le persone che vivono in prossimità
delle foreste colpite dal fenomeno.
Dal 1990 ad oggi, l’estensione dei territori bruciati nel continente europeo e in particolare alcune zone
dell’Europa meridionale e orientale è andato aumentando.
Nel caso dei paesi mediterranei è invece leggermente diminuita (fatta eccezione per il Portogallo).
In parte la ragione è che è migliorata la capacità di gestione di questi fenomeni straordinari.
Il fattore umano, spesso intenzionale
Non tutti gli incendi sono però causati da eventi climatici, anzi solo una piccola parte può essere considerata
fenomeno naturale.
La protezione civile individua 5 possibili cause scatenanti:
naturali, accidentali, colpose, dolose e dubbie.
Mentre le cause naturali sono dovute a eventi atmosferici come fulmini o eruzioni vulcaniche,
le altre categorie vedono il coinvolgimento dell'essere umano.
Attività agricole, mozziconi di sigaretta abbandonati nella natura, ma anche attività turistiche o particolari
apparecchi sono tutte possibili cause, riconducibili alla presenza umana sulla Terra ma involontarie.
Diverso però è il caso dei fenomeni dolosi, il cui scopo è la ricerca di un profitto secondo varie modalità come il
recupero di terreno agricolo o la speculazione edilizia nella terra liberata dalla vegetazione.
Si parla infine di casi dubbi quando non risulta chiara la motivazione che ha portato al reato.
Secondo la protezione civile, in Italia il fattore doloso è la causa preponderante.
Ogni anno nel nostro paese si verificano migliaia di reati di questo tipo.
Secondo il recente report il 2020 è stato sotto questo aspetto un anno particolarmente nefasto.
I danni cagionati da chi ha bruciato i boschi (e non solo), negli ultimi anni sono infatti
incalcolabili, in termini di perdita di biodiversità, in valore economico e in sacrificio di vite umane.
I reati per incendio boschivo non sono distribuiti in maniera omogenea nella penisola italiana.
Secondo i dati Legambiente, sono concentrati soprattutto nelle regioni meridionali e in particolare in Campania,
che da sola ha registrato 705 reati di questo tipo nel 2020.
Il 7,5% sono risultati in denunce e lo 0,7% in arresti.
Sono invece le regioni del nord-est a riportare il numero minore di infrazioni.
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