ref:topbtw-3318.html/ 3 Maggio 2022/A
SETTEMBRE 2020 ... VIDEO della serie SHORT VIDEO MESSAGE..
Esose imposte e burocrazia che vive di permessi, autorizzazioni, pareri vincolanti, pareri non vincolanti, conferenze di servizi e riunioni di amministratori..
Una burocrazia che campa di gettoni di presenza , di note spese, di rimborsi per trasferte..
Cliccare su:
257 - 14 Settembre 2020 -YOUTUBE - Short Video Message -PRODURRE e CONSENSO.( 1 min 41 sec )
E nel frattempo ? La pressione fiscale? Sempre una incontenibile pesantezza
Lo stock dei debiti commerciali di parte corrente della nostra Pubblica Amministrazione (PA) continua ininterrottamente
a crescere:
nel 2021, ultima rilevazione presentata nei giorni scorsi,
ha toccato il record di 55,6 miliardi di euro (Graf. 1).
Una cifra che rapportata al nostro Pil nazionale è pari al 3,1 per cento: nessun altro Paese dell’UE a 27 registra
uno score così negativo.
Dei nostri principali competitor commerciali, ad esempio, i debiti di parte corrente sul Pil della Spagna
sono pari allo 0,8 per cento, nei Paesi Bassi all’1,2 per cento, in Francia all’1,4 per cento e in Germania all’1,6 per cento.
Persino la Grecia, che l’anno scorso aveva un rapporto debito pubblico/Pil che sfiorava il 203 per cento, presenta
un’incidenza dei debiti commerciali sul Pil quasi la metà della nostra: 1,7 per cento .
C’è chi è fallito: paradossalmente non per debiti, ma per crediti non riscossi
Va altresì segnalato che nel computo dei debiti commerciali presentati nei giorni scorsi non sono inclusi
quelli in conto capitale (ovvero quelli riferiti ai ritardi o mancati pagamenti per investimenti), che,
secondo una stima dell’Ufficio studi della CGIA, potrebbero aggirarsi attorno ai 10 miliardi di euro.
Sommandoli ai 55,6 di parte corrente spingerebbe l’ammontare complessivo dei debiti commerciali della nostra
PA a oltre 65 miliardi di euro.
Altresì, non sono poche le imprese che anche in questi ultimi 2 anni sono fallite;
non per debiti, ma per crediti con lo Stato che non sono riuscite a riscuotere.
Una situazione incresciosa, secondo l’Ufficio studi della CGIA, che dimostra ancora una volta come
la macchina pubblica fatichi a rispettare i tempi di pagamento dei beni e servizi erogati dai propri
fornitori, così come previsto dalla legge (di norma 30 giorni dall’emissione della fattura o 60 giorni
per alcune tipologie di forniture, in particolare quelle sanitarie)…
LINK a tutta la notizia:
http://www.cgiamestre.com/la-nostra-pa-non-paga-i-fornitori-avanzano-556-miliardi/
( CGIA Mestre )
- Today' NEW contacts -
I lettori di questa pagina sono: