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ref:topbtw-333.html/ 8 Giugno 2016/A


" Sballottaggi "

" Il giorno dopo.. "

E fu così che arrivo il giorno in cui anche Matteo Renzi scoprì di stare sul cazzo ad un sacco di gente.

In annoiata attesa dei ballottaggi, sarà divertente scoprire cosa diamine tirerà fuori dal suo cilindro sfondato questo televenditore di fuffa usata, per i ricomprarsi i milioni di voti persi in appena due anni dalla marcia trionfale delle elezioni europee del 2014 (un'altra era geologica), vinte a colpi di marchette gonfiate con mazzette da 80 euro, peraltro richiesti indietro con gli interessi ad operazione conclusa, nella più grande compravendita elettorale del quale si abbia memoria dai tempi allegri dei vecchi ras democristiani al voto di scambio organizzato.

Impegnato com'è ad aggiungere toppe su una coperta sempre più risicata, il magnifico cazzaro fiorentino questa volta dovrà ingegnarsi parecchio, dati i tempi stringenti.

È lecito immaginare che dinanzi al tracollo di consensi, se ne uscirà a breve con qualche altra nuova svendita promozionale tipo il taglio dell'IMU sulle seconde case..
l'aumento delle pensioni minime..
la cancellazione del bollo auto (se ne sente proprio la necessità per SUV e Ferrari) e qualche altro "bonus" da sperperare secondo l'estro del momento...

Si tratta di una mission quanto meno impossible, da portare a termine in meno delle due settimane che mancano ai ballottaggi di quelle elezioni comunali che saranno pure un voto circoscritto alle realtà locali, ma che riguarda pur sempre 1300 comuni con cinque delle più importanti metropoli italiane, coinvolgendo 13 milioni di elettori.

Che rilevanza vuoi che abbiano mai?!?

Certo l'operazione si preannuncia più che impossibile, con i conti pubblici quanto mai ballerini ed un ISTAT che, nonostante le insufflate di ottimismo e dati infiocchettati dalla propaganda di regime, è costretto alfine a certificare che la "ripresa" (al netto delle strombazzate governative) non decolla,
che la "crescita" langue e l'occupazione è ferma al palo,
ancorate come sono a stipendi miserabili e condizioni di lavoro infami, contro i miliardi di pubblici denari generosamente dispensati a babbo morto agli insaziabili amici di Confindustria, per i quali i soldi si trovano sempre.

E siccome si tratta di un voto amministrativo senza valore nazionale (questa la parola d'ordine nelle sagrestie del partito bestemmia), sarebbe malevolo pensare che lo sfanculamento generalizzato dei 4/5 dell'elettorato coinvolto possa riguardare quel comitato d'affari abusivo, incistato al governo e tenuto insieme con la colla (alla poltrona), grazie al sostegno di galantuomini come Denis Verdini e Angelino Alfano, con gli straordinari risultati che siffatta alleanza ha portato (si pensi a Napoli o Cosenza).


La quinta colonna.. Valeria Valente e Denis Verdini a Napoli

Il 3% del piatto elettorale


Ovvero, alludiamo alle quinte colonne del berlusconismo al collasso, prontamente riciclati, insieme all'insostenibile pesantezza delle loro due formazioni politiche (praticamente due associazioni a delinquere istituzionalizzate, per il recupero di pregiudicati da ricollocare) che messe insieme non raggiungono il 3% sul piatto elettorale, ma sono indispensabili per tenere in piedi l'esecutivo delle Laide Intese.

E quindi possono stuprare insieme la Costituzione in una grande gangbang trasformista, per assecondare le fregole bonapartiste di un premier abusivo che vive le elezioni (alle quali resta allergico) come un plebiscito permanente sulla sua persona, nella bulimia di potere con cui consuma le sue ambizioni smisurate, salvo poi smentire la personalizzazione delle stesse quando i risultati gli sono sfavorevoli.

Intanto il giocattolo personale del premier, il partito riformato che si voleva "partito della nazione", assomiglia sempre più ad un precoce rottame, circoscritto (per non dire asserragliato) nei centri storici delle grandi città, eletto a punto di riferimento di ricchi e benestanti, quale interprete ideale dei loro interessi e garante di privilegi consolidati, ma lontano anni luce da quei cosiddetti "ceti popolari" che avrebbe la presunzione di rappresentare e che invece lo schifano come una merda di cane spalmata sui marciapiedi sgarrupati di periferie disastrate, sancendo il progressivo dissolvimento di un centrosinistra ormai percolante nei liquami del suo processo di liquefazione, dinanzi ad una realtà che non sa più interpretare, per una società liquida che oramai gli scivola via dalle mani.

Ancora un ultimo sforzo e forse riusciremo a liberarci pure della grande costipazione delle Laide Intese, se non fosse che certi prodotti, per il noto principio di Archimede, tendono a rimanere sempre a galla nel loro eterno ritorno...


( Sendivogius )

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