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Il Racconto della Domenica - 24 Luglio 2016 -
Secondo episodio di: " Il caso Veronese " -

Dopo aver eliminato l'impossibile, ciò che resta, per improbabile che sia, deve essere la verità..
Sherlock Holmes

CAPITOLO 2

Quello che restava del professor Grimaldi era davanti a Carlo.

Nell'arcipelago della psichiatria la figura, che alimenta l'immaginario collettivo, la riflette influenzando le modalità stesse della pratica psichiatrica che dovrebbe interpretarla, documentarne i segni e classificarli, quindi individuare i segni della follia.

La rappresentazione fisica del professore, nei pochi mesi trascorsi da quando non frequentava più l'università, non corrispondeva più a lui, sembrava essere diventato più piccolo, aveva perso almeno la metà del suo peso, aveva la barba bianca e lunghissima, addosso una cosa che era stata una veste da camera in velluto nero, strappata e piena di macchie di ogni tipo.

Gli occhi, una volta profondi e gentili, avevano una luce terribile, come se avesse assunto delle droghe.

Ma c'era una assoluta discrasia tra il suo stato fisico e la sua mente:
con la consueta voce in falsetto, per nulla cambiata e come se nulla fosse, accolse Carlo gentilmente, gli chiese come stava e come si trovava all'università dopo aver preso il suo posto, spostò resti avanzati di cibo da un divano e lo fece accomodare.

Gli chiese il motivo di quella inattesa e gradita visita.

Poteva essere supposto uno sdoppiamento della personalità, almeno questa fu la diagnosi che a Carlo venne in mente per prima.

Decise di proseguire la conversazione su basi del tutto normali, come se lo scempio presente non esistesse.

Discussero tranquillamente di argomenti futili, di come tutti sentissero la mancanza del professore all'università, del suo matrimonio e del rapporto con Jenny, dei soliti pettegolezzi dei colleghi e di tutto ciò che compone un dialogo tra vecchi amici che non si vedono da tempo.

Tutto orribilmente normale.

Come a volte sembra la follia negli stadi più avanzati.

Grimaldi gli chiese se gradisse qualcosa da bere, Carlo fu tentato di accettare per vedere come si sarebbe comportato ma poi decise di declinare l'offerta, disse che le sue dimissioni erano dovute ai motivi che Carlo conosceva benissimo.

Naturalmente Carlo non aveva la minima idea a cosa si riferisse, ma annuì con aria di complicità.

Una delle cose basilari nella psichiatria è quella di assecondare sempre le asserzioni del paziente.

Se poteva definirsi paziente quello strano essere che era diventato il professore.

Gli chiese se poteva aver bisogno di qualcosa, di qualunque cosa, se poteva ritornare a scambiare ancora con lui quattro chiacchiere.

Poteva tornare quando voleva, sarebbe stato felicissimo di discutere ancora con lui.

Non aveva bisogno di nulla, alle sue necessità pensavano le persone di servizio e sua moglie.

Era chiaro che Grimaldi aveva urgente bisogno di cure e di un ricovero, ma la sua follia era talmente lucida che, al di fuori del contesto nessuno avrebbe potuto dubitare del suo perfetto stato mentale.

La discussione si era svolta con la massima naturalezza, non sembrava che il professore potesse costituire un pericolo immediato per la sua salute o per quella degli altri.

Decise di parlarne con i colleghi, non gli era mai capitato un caso simile nella sua anche se non lunga carriera.

Lasciò l'abitazione con l'intesa che si sarebbero rivisti presto.

Ma soltanto con lui, il professore non aveva alcun desiderio di incontrare e vedere altri.

Cosa era accaduto, quale tipo di trauma poteva aver devastato quella mente un tempo brillante, si trattava di un caso veramente difficile, come se una persona del tutto normale, quasi normale, avesse deliberatamente deciso di vivere in quello strano modo.

Circondato da sporcizia, devastazione degli oggetti materiali, ma all'interno di una assoluta lucidità di pensiero.

Walter Veronese aveva deciso di fruire di qualche giorno delle sue ferie arretrate, per dedicarsi con maggiore libertà a quella che era la sua passione, molto di più che un hobby:
l'archeologia.

Ma non a caso, aveva da tempo in mente l'idea di visitare delle grotte nascoste alla vista di tutti nel territorio e la cui esistenza era nota a lui soltanto.

C'erano, tra l'altro, delle antiche leggende in merito a certe case abbandonate dove si sarebbe dovuto trovare la traccia di un antico segreto relativo al popolo etrusco.

E come ogni buon archeologo Walter era convinto che alla base di ogni leggenda si nasconda qualche verità.

In prossimità di Bogliasco, un paese del Lago di Garda in provincia di Brescia esisteva una casa abbandonata, a picco sulla costa.

Si raccontava che durante le notti, certe notti, si sentivano delle voci e alle finestre si vedeva il chiarore di candele.

Una notte, il 2 marzo del 1963, alcuni ragazzi entrarono nella casa, scesero le scale che portavano nella cantina, alla luce delle candele, e trovarono la statuetta di un nano e successivamente, dietro una grossa botte, delle statuette bianche rappresentanti i personaggi del presepio.

Ripresero tutto con una macchina fotografica.

La mattina del 3 marzo, non vedendo ritornare i ragazzi, i genitori avvertirono i carabinieri che avviarono le ricerche.

Si pensò subito alla casa abbandonata, i carabinieri trovarono uno scenario indescrivibile:
tutti i mobili e tutti gli oggetti erano distrutti e tutti i libri che facevano parte della libreria strappati, in parte bruciati e riversi sui ragazzi.

Dei sei, quattro erano in fin di vita, due in uno stato confusionale.

Di loro non si seppe più niente.

Si trovarono delle vecchie foto dove a malapena si intravedevano delle statuette bianche.

Fu sviluppato il rollino dei negativi della macchina fotografica dei ragazzi che confermarono la presenza delle statuette.

Ma delle statuette non si trovò alcuna traccia.

Una delle cose riguardanti la civiltà etrusca che lo interessava maggiormente era la simbologia e una in particolare:
la svastica, un simbolo sacro con valenze positive poi stranamente adottata dal nazismo con valenze del tutto diverse.

Per gli etruschi il simbolo riguardava il "Sole Ruotante" il cui ciclo permetteva il perpetuarsi della vita.

Per quale motivo il simbolo era stato adottato con motivazioni stravolte ?

Un mistero che aveva deciso di scoprire.

Era un venerdì di luglio del 2005.

La Range Rover sport di Walter lasciò la villa alle prime luci dell'alba, con l'equipaggiamento completo da speleologia.

Come sua abitudine aveva avvertito gli amici, Carlo e Luisa, di quello che si accingeva a fare e di dove stava andando.

L'itinerario che però aveva comunicato era molto approssimativo, il luogo era segreto e così voleva che rimanesse.

Walter amava il mistero, i luoghi capaci di stupire di fronte all'ingegno dei nostri antenati, tra culti passati, divinità arcaiche, dubbi da archeologi.

Esiste una rete di strade e di passaggi scavati nel tufo larghi 30 metri e lunghi un chilometro e mezzo.

In alcuni casi l'altezza raggiunge 25 metri.

La data delle costruzioni, in una zona governata dagli etruschi, risaliva al V secolo a.C.

La domanda era:
come hanno fatto gli etruschi a scavarle con i mezzi che avevano a disposizione ?

A cosa servivano e dove conducevano le strade ?

Walter era certo che conducessero alle necropoli, alle tombe che rappresentavano le abitazioni per la vita eterna.

Perchè oltre ai simboli sacri, tra i quali la svastica, si incontravano a distanze equivalenti delle nicchie sicuramente di origine medievale dette "scaccia diavoli" ?

Storie inquietanti, si diceva che chi percorresse quelle strade non potesse più tornare indietro.

Lasciò l'auto vicino all'ingresso dei camminamenti, con il telefono cellulare acceso dentro.

Una precauzione per essere eventualmente rintracciato.

Le storie strane non si sa mai dove finiscono.

All'ingresso si respirava un'aria ricca di magnetismo, si potevano toccare dimensioni spazio-temporali ormai perdute.

Molti testi poco conosciuti che parlavano di quei luoghi facevano un preciso riferimento ad un segreto di portata inaudita celato tra le tombe della necropoli principale.

Qual'era questo segreto, a cosa poteva riferirsi ?

Walter intendeva scoprirlo. Erano anni che aveva in mente di compiere quell'esplorazione, di percorrere quei sentieri sconosciuti, per un motivo o per l'altro non ne aveva avuto la possibilità.

Fino a quel giorno.

C'era un passaggio stretto e subito dopo un cunicolo che si doveva percorrere carponi, dopo uno spiazzo aperto e un altro cunicolo che si percorreva abbastanza agevolmente.

Il percorso era complicato e poteva essere difficile trovare la via di ritorno, Walter agganciò ad una sporgenza il "filo d'Arianna" un rotolo di corda flessibile e sottile utilizzato dagli speleologi per non perdersi.

Dopo il cunicolo un passaggio strettissimo addossato ad una parete e sotto un fiume e una piccola cascata.

Era certo che nessuno prima di lui, almeno in tempi recenti, era entrato in quei posti.

Erano abbastanza spaventosi e avrebbero scoraggiato chiunque.

Camminò lungo la stradina aggrappandosi alle sporgenze della parete per non cadere sotto nel fiume.
Sarebbe stata la fine.

Al termine dello stretto percorso, a destra, degli scalini scavati nella pietra, ormai era deciso ad andare avanti.
Li salì, erano sette e molto scivolosi.

Un altro spiazzo, l'ennesimo, e alla fine un lungo corridoio.

La torcia si era scaricata ma aveva una serie di batterie di riserva.

Alle pareti del corridoio una serie di bassorilievi che raffiguravano probabilmente delle divinità.

Il corridoio si interruppe bruscamente dopo una leggera curva, era chiuso da un muro di mattoni.

Fu abbastanza facile sgretolarli e aprirsi un passaggio.

Forse verso l'ignoto.

Altri scalini questa volta in discesa, un altro spiazzo con una colonna in mezzo e con un bassorilievo raffigurante ancora la svastica.

Si appoggiò alla colonna e vide che si muoveva, doveva essere un antico meccanismo per aprire qualche parete.

Era proprio così.

La ruotò prima in un senso e poi nell'altro, la parete davanti a lui girò su cardini di ferro.

Chissà da quanti millenni quei cardini erano rimasti inattivi.

Dietro la parete una grotta, entrò con un po' di paura, e se la parete dietro di lui si fosse richiusa ?

Alle pareti della grotta, delle candele in parte consumate infisse nel muro.

Le accese, le pareti si illuminarono evidenziando un colore blu cobalto, uno scenario spettacolare.

Doveva essere un luogo di culto.

A sinistra una parete a strapiombo sul fiume, doveva essere lo stesso che aveva visto prima.

Al centro una barca funeraria, più che un fiume sembrava un laghetto, addossate alla parete una serie di piattaforme, come dei gradini che davano sul nulla.

Con un po di attenzione e di equilibrio si poteva scendere, sentì di essere vicino al segreto celato, sentì che quel percorso infernale era stato realizzato e pensato per una persona particolare, in grado di superare difficoltà impensabili, con una sufficiente dote di coraggio, determinazione e, più di tutto, incoscienza.

Altrimenti non avrebbe avuto alcun senso.

La barca funeraria era collegata alla riva con una fune, la tirò a se ed entrò nella barca sperando che non affondasse.

La barca custodiva un sarcofago di legno sigillato.

Aveva con se gli attrezzi adatti, forzò il sarcofago pensando che non avrebbe dovuto farlo.

Ma nessun archeologo avrebbe potuto resistere alla tentazione di aprire il misterioso oggetto per vedere cosa contenesse.

A costo di subire la maledizione di qualche idolo del tempo passato.

Nessun corpo mummificato, nessuno scheletro, il sarcofago conteneva soltanto un manufatto rettangolare di circa 50 centimetri, costituito da un impasto indurito di terra ed acqua con delle iscrizioni da una parte e la svastica dall'altra.

La svastica era un simbolo sacro per gli etruschi, come per altre civiltà, ma aveva una diffusione molto superiore nelle raffigurazioni, si trovava quasi ovunque.

Doveva pur esserci un motivo razionale. La svastica, dal sanscrito "apportatore di salute" oppure "Crux Gammata" in quanto i suoi uncini ricordano la quadruplicazione della lettera G dell'alfabeto greco, ha un'origine probabilmente più antica del popolo etrusco, fu scelta come simbolo del nazismo in relazione ai significati esoterici attribuitele nel tempo.

Probabilmente Hitler la vide per la prima volta da bambino nei portali di un monastero nel piccolo borgo di Lambach, in Austria, dove visse.

Apparve comunque prima come simbolo araldico della THULE-GESELSHAFT, voluta dal barone Glauer Sebbottendorff, fondatore della Thule.

Nell'erronea convinzione dell'origine indoeuropea e ariana del simbolo.

Hitler era affascinato dall'idea che gli ariani fossero semidei, odiava gli ebrei e il suo odio nei loro confronti nasceva da un suo personale sillogismo:
La svastica era il sole e gli ebrei adoravano la luna.

Erano quindi nemici degli ariani.

Il nero, il rosso e il bianco erano i colori ufficiali del vessillo nazista e i colori sacri dell'alchimia.

Milioni di morti nel nome di surreali conoscenze esoteriche, per di più errate.

Nell'anno 1354 Nicolas Eymerich, inquisitore generale del regno d'Aragona è costretto a seguire il re Pietro IV in Sardegna per soffocare la rivolta di Mariano, giudice d'Arborea.

Nel xx secolo lo psicologo austriaco Wilhem Reich afferma di aver scoperto una nuova forma di energia naturale l'"Orgone".

Nel 1934 Reich, in occasione di un congresso in Svizzera, viene espulso dall'associazione internazionale di psicologia per una serie di reati e rinchiuso in una cella che periodicamente si trasforma in un luogo onirico popolato da apparizioni mostruose.

In una di queste occasioni incontra Nicolas Eymerich, l'inquisitore, che gli racconta della sua permanenza in Sardegna, dell'assedio di Alghero e della conseguente fuga di Mariano.

In una caverna sotterranea, detta grotta di Nettuno, dove si venera la divinità pagana "Sardus Pater", gli racconta di un'energia miracolosa, un fascio di luce blu, che ha il potere di rigenerare i tessuti umani e quindi assicurare la vita eterna.

Questo sogno, o incubo, è alla base dell'energia orgonica di Reich.

Qualcuno, centinaia di anni prima, aveva effettuato lo stesso percorso di Walter, anche in luoghi diversi e con caratteristiche simili, ed era giunto a conclusioni demoniache, la luce blu probabilmente era il colore della grotta illuminata dalle candele alla quale non aveva posto particolare attenzione, presente pure in Sardegna.

Ma perchè l'ignoto visitatore non aveva portato via la tavoletta di argilla ?

Non l'aveva trovata o qualche altra iscrizione consigliava di non toccarla ?

La tavoletta rinvenuta all'interno del sarcofago doveva essere decifrata, cosa che richiedeva tempo e conoscenza della simbologia etrusca.

Il rettangolo non era molto pesante, facendo la massima attenzione Walter ripercorse all'indietro la strada, senza il filo d'Arianna sarebbe stato impossibile o difficilissimo, l'auto si trovava a pochi metri, era esausto ma felice.

Per il successivo week-end pensò di invitare gli amici:
Carlo con Jenny e Luisa Castelli.

Voleva informarli della sua scoperta.

Dopo aver decifrato i segni scolpiti sul manufatto etrusco avrebbe informato il mondo accademico.

Ma non era un'impresa facile. Ognuno portò qualcosa, Carlo e Jenny il vino e le birre ghiacciate nel contenitore termico, Luisa, che aveva origini siciliane, una quantità industriale di maccheroni alla Norma:
sugo fresco di pomodori, melanzane fritte, basilico e ricotta salata.

Walter aveva pensato alle bistecche e preparato il barbecue.

Luisa Castelli era laureata in biologia e lavorava all'università come prima assistente del professore titolare della cattedra di chimica.

Abitava da poco presso un B&B sul Lago ma aveva l'intenzione di restare definitivamente a Riva del Garda ed era alla ricerca di un appartamento da acquistare.

La sua famiglia era benestante e i mezzi finanziari non le mancavano.

Non era bellissima ma molto attraente, un personale minuto e asciutto, i capelli nerissimi, gli occhi grigio chiaro.

Era sempre abbronzatissima per via dello sport maniacalmente praticato, il tennis, il body building e in modo particolare lo sci d'acqua.

Non era difficile vederla, anche in pieno inverno, trainata da una barca velocissima, compiere figure acrobatiche degne di campioni della specialità.

Aveva partecipato al Campionato Italiano piazzandosi al terzo posto e precedendo professionisti del settore.

Aveva avuto una relazione con un ragazzo qualche tempo prima, poi il ragazzo si era dimostrato eccessivamente geloso, aveva pure una certa abitudine all'alcool e quando beveva diventava pericolosamente violento.

Dopo l'ultima lite Luisa aveva deciso di interrompere un rapporto che diventava sempre più difficile.

All'inizio il ragazzo non voleva accettare quella conclusione e aveva cominciato ad infastidirla, poi, improvvisamente, aveva modificato il proprio atteggiamento.

La storia sembrava definitivamente chiusa e Luisa era ridiventata felicemente single.

Pur se non era ancora del tutto tranquilla.

In attesa che il fuoco del barbecue si accendesse del tutto decisero di fare un bagno in piscina, il sole era pallido ma faceva caldo, poi Walter risalì e dopo essersi asciugato entrò a casa per prendere il sale e l'origano, la televisione del salone era rimasta accesa e trasmise una notizia agghiacciante:
a poca distanza della villa, nei boschi che la circondavano, nel corso di una passeggiata con il suo cane un uomo aveva visto i cadaveri di due donne e aveva avvertito subito la polizia.

... ( continua )..


Il QUIZ

Volete scoprire il colpevole ?
Volete partecipare al quiz ?
Nulla di più facile..
Uno di questi sarà il colpevole..
Basta inviare una email a: info@topbtw.com con il nome dell'assassino ed, ovviamente il vostro nome, cognome ed indirizzo..
I primi dieci che indovineranno il nome del colpevole avranno l'avventura di stare, per una giornata intiera, con l'editore di www.topbtw.com/
Ovviamente per parlare di letteratura, future collaborazioni, e di altre amenità del genere..
A loro assoluto rischio e pericolo..
L'incontro avverà a Mazara del Vallo - Sicilia - oppure altrove..
Quando e dove ?
Sarà la sorpresa svelata con l'ultimo episodio..
Buona lettura e.. buona caccia al colpevole!


( Eugenio Ardito )

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