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" Il funambolo "

" SQUILIBRI "


Se un tempo c'era l'intellettuale organico, adesso abbiamo il giornalista pedagogico...

Ieri come oggi, il loro compito non è informare, ma 'formare'; non è divulgare, ma 'educare'.

Il risultato risiede in una brodaglia insulsa di patetismi riscaldati, caramellosi luoghi comuni, e buoni pensierini rifritti in padella, per una informazione equilibrata dove le cose non vengono mai chiamate con il loro vero nome.

Fu così che il terrorismo "islamico" cessò di essere tale, per diventare islamista (come se le due definizioni fossero distinte e separate);
la propaganda salafita che viene apertamente salmodiata in molte moschee dell'islam moderato, nelle quali costituisce la predicazione ordinaria, diventa jihadismo;
fino al capolavoro finale...
gli assassini di massa, che al fondamentalismo islamico attingono a piene mani, diventano "squilibrati" finché la prova dei fatti non inchioda all'evidenza delle sue radici 'culturali' il fenomeno stragista.

È successo a Nizza, quando in un primo momento s'era cercato di far passare il massacratore della Promenade per un folle con disturbi mentali e tendenze suicide, dovuti a problemi familiari, salvo poi fare la scoperta dell'acqua calda...

E, anche dopo la strage, i media erano tutti preoccupati di spiegarci quanto il soggetto fosse 'laico' e promiscuo;
senza capire che se davvero bastasse una settimana per "radicalizzarsi", allora il problema sarebbe molto più serio di quanto già non sembri.


" Moderate Muslim "

Il copione si è ripetuto ad Ansbach, in Baviera, dove l'attentatore suicida era stato dapprima presentato come un povero depresso.

E nessuno si è preoccupato di chiedersi come sia possibile introdurre taniche di benzina e tutto l'occorrente per confezionarsi in proprio un ordigno esplosivo, dentro un ostello per richiedenti asilo, senza che peraltro nessuno degli altri ospiti si sia dato la minima premura di denunciare la cosa al personale di servizio.

Quando il buongiorno si vede dal mattino...

E si è provato a riproporlo anche nel caso di Saint-Etienne du Rouvray, dove le due capre mannare di turno sono piombate in una chiesetta di provincia durante la consueta celebrazione liturgica, per sgozzare l'anziano curato quasi 90enne in quanto "cattolico" e quindi colpire gli "infedeli" nei loro luoghi più sacri, sono subito stati accreditati dai media come "folli".

In realtà si trattava di promettenti baby terroristi in erba...


" Erdogan : concetti semplici, idee chiare.. "

La palma d'oro spetta sicuramente a RaiNews24 che per tutta la mattinata ha parlato di "due squilibrati".

Il fatto che questi agissero in coppia, con zucchetto islamico calcato sulla testa, e parlassero in arabo, non ha fatto sorgere nei solerti cronisti il benché minimo sospetto.

Ovvio che si tratti di psicopatici, ma mai che si denunci senza reticenze l'ideologia di morte che ne sottende e ne ispira le azioni.

E che ha connotati religiosi ben precisi, per quanto l'ammissione possa essere spiacevole.

Niente infatti deve disturbare la splendida narrazione in corso che costruisce i suoi miti sulla favoletta bella di una sopravvalutata convivenza con un fantomatico islam aperto e tollerante, tanto sbandierata a sproposito nei salottini parolai dell'intrattenimento mediatico, che nella migliore delle ipotesi si traduce nell'applicazione dei principi del "Tabligh" e nell'auto-segregazione delle pie comunità che certo non vogliono essere contaminate oltre lo stretto necessario dall'impuro contatto coi miscredenti.

Ogni riferimento al fenomeno integralista, che non deve essere necessariamente violento o stragista, ma che c'è, esiste, ed è diffuso più di quanto non si voglia ammettere, va possibilmente diluito in una serie di circonlocuzioni, su precario equilibrio tra prudenza e pruderie semantiche, onde negare ogni possibile correlazione tra jihad, radicalismo fondamentalista, e islam.

E lo si fa nella rimozione costante del problema che va edulcorato, depotenziato, nella sua dirompente e pervasiva pericolosità, ampiamente sottovalutata, per non urtare la suscettibilità degli Isl'Amici che altrimenti potrebbero offendersi.

E per carità sia mai che qualcuno li sturbi!

Pertanto, i fatti vengono sminuzzati, ritagliati, confezionati, onde disinnescare preventivamente l'effetto dirompente di sgradevolissime evidenze, troppo lontane da certe narrazioni glassate e così politicamente scorrette.

Poi si possono fare tutti sociologismi che si vuole, ma il dato di fondo rimane, senza che ciò infici la realtà dei fatti.

Sono sempre gli stessi media che ci tengono a precisare come gli assassini di Saint-Etienne du Rouvray siano "francesi originari di Rouen", come se bastasse il possesso di un passaporto a fare un "francese", non più di quanto noi si possa essere scambiati per giapponesi.

E parliamo di quegli stessi francesi che per inciso i maghrebini di Francia chiamano spregiativamente céfran onde ribadire la propria irriducibile alterità, sempre per quella divertente storiellina dell'integrazione riuscita e adesione ai valori democratici.

Parliamo dei medesimi media che sono capaci di rendicontare la violenza omicida contro le donne, sotto il termine osceno di "femminicidio" e promuovere l'obbrobrioso neologismo di loro invenzione in stucchevoli filippiche di accorata ipocrisia.

Salvo relegare la notizia in un trafiletto di cronaca nera quando il maschio assassino e violento non è di pura razza italica:
giusto per limitarci agli ultimi tre giorni.


" Fanciulle in Burqua "

Si tratta di quegli stessi media capaci di ingigantire ogni episodio di insofferenza più o meno xenofoba ad abnorme atto di razzismo (manco fossimo nel Mississipi degli Anni '60!) e menarcela per settimane fino allo sfinimento, salvo poi liquidare in fretta le notizie non conformi alla linea.

Fu così che una ragazza incinta di 22 anni (se fossimo razzisti, specificheremmo "bianca") viene trucidata a colpi di mannaia da un siriano infoiato, e la cosa viene derubricata a "lite sul lavoro o delitto passionale", con la vittima genericamente definita "donna";
altrimenti potrebbe risentirne la percezione pubblica che dei "profughi" si ha.

Perché appunto c'è femminicidio e femminicidio.

E ancora sono sempre i medesimi media che hanno prontamente rimosso la notizia di una donna accoltellata insieme alle sue tre figlie in un villaggio vacanze delle Hautes Alpes, da un marocchino che i conoscenti descrivono come molto religioso, indignato per l'abbigliamento ritenuto assai sconveniente di bambine e signora.

Se è vero che la malizia risiede nell'occhio di chi guarda, c'è da chiedersi cosa questo schifoso avrà mai trovato di così sconcio e provocatorio in una bambina di nove anni!

Se una religione diventa il concentrato di psicosi violente, calamitando a sé disadattati cronici, monomaniaci ossessivi e sociopatici con pulsioni omicide, e al contempo sembra alimentare le nevrosi di gente in cortocircuito culturale su abbacinamento mistico, allora quella religione ha qualcosa che non va...

Se poi quella religione rivendica una precisa dimensione temporale, assurgendo ad ideologia totalitaria, rivendicando una propria irriducibile estraneità ad un sistema di valori civili che non riconosce ed ai quali intende sovrapporsi e sostituirsi, allora ci troviamo di fronte ad un problema oggettivo.

Prima se ne prende atto e meglio sarà per tutti.

Se si vuole combattere l'integralismo, il fanatismo, il salafismo, l'islamismo...
allora bisognerebbe cominciare intanto a chiamare le minacce col nome giusto e contrastarle come tali.


( Sendivogius )

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