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12/Agosto/2016


La "Flat Tax"

- Mr. D. Trump / Mr. S. Berlusconi


La "grande stampa" di NY, ma anche quella Italiana, inclusa la deformazione televisiva di mammaRai, continua a disinformare sulla campagna elettorale di Trump.

L'ultimo esempio.

Primo messaggio:
"Trump incita chi ha le armi a sparare alla Clinton".

Poi , piccolo ravvedimento :
"Trump dice che chi ha le armi deve sparare.."

Da una cazzata ad un'altra.

Trump ha semplicemente detto ai possessori di armi di votare per lui perché la Clinton avrebbe eliminato il secondo emendamento con l'aiuto della suprema corte, visto che i giudici poi li andrà a nominare lei.

Niente di spaventoso..
visto che è sponsorizzato, ufficialmente, dalla potente NRA, l'associazione che riunisce i maggiori fabbricanti di armi.

Invece i noti mezzi di disinformazione nazionale hanno immediatamente scordato di menzionare tutto il programma di modifica del sistema fiscale che andrebbe ad introdurre , di fatto, la "flat tax".
Vecchio programma che, da anni, è operativo in moltissime Nazioni.

Trump rilancia infatti il programma di riduzione delle imposte e la semplificazione del sistema USA e fissa il famoso tetto del 15% di imposta sui profitti delle società.

E' il valore "strategico" che permette di far emergere il profitto non dichiarato in quanto, dopo tutto, conviene pagare il 15% di imposta piuttosto che avere pesanti guai e sanzioni con l'amministrazione.

E' la cosiddetta "flat tax" che è operativa in molte Nazioni, fra le quali la Russia e, parzialmente, in Cina.

Un programma molto più importante delle due frasette relative al secondo emendamento..



In realtà si integra al progetto italiano denominato 15-15-15 , un progetto che risale all'anno 2012.

Lo potete trovare anche premendo il pulsante:

Già negli anni 1993 - 1994 si erano valutati i vantaggi e gli svantaggi per l'economia italiana di un'aliquota massima del 15% di imposta sui profitti delle società, di una aliquota massima del 15% sui redditi delle persone fisiche, e di una aliquota massima dell'IVA del 15% sui prodotti "di lusso".

In realtà è la famosa "flat tax" che da anni ha un enorme successo in Europa in Irlanda ( 11%) , a Malta ( si arriva al 5%) , ed in Lussemburgo ove, in molti casi, è stata ulteriormente ridotta con accordi di favore a grandi gruppi internazionali.

Ma non solo.

Già Silvio Berlusconi nel lontano 1994 la voleva introdurre in Italia.

Senza riuscirci..

La Russia ha adottato la flat tax nel 2001, aumentando del 16% le sue entrate.

Nel mondo sono oltre 30 i Paesi che hanno adottato la flat tax.

Il Paraguay per esempio, tra gli ultimi ad istituirla nel 2010, non aveva mai avuto un'imposta sul reddito prima dell'introduzione dell'aliquota unica.

Altri tredici Stati della lista sono sì nazioni indipendenti, ma piccolissime.
Come l'isola di Jersey nella Manica o le Seychelles.

E ancora Trinidad e Tobago, le isole Tuvalu in Oceania o le repubbliche caucasiche di Nagorno Karabaki e Abkhazia, la Jamaica e Hong Kong.

I primi Paesi a introdurre la flat tax furono gli Stati baltici:
Estonia, Lettonia e Lituania nel lontano 1994, proprio quando Berlusconi in Italia proponeva la rivoluzione liberale.

Poi nel 2001 la Russia di Vladimir Putin istituì una sola tassa, tuttora in vigore, al 13%.

Nei primi due anni dalla riforma fiscale, Mosca ha visto un aumento delle entrate fiscali superiore al 20% e successivamente, dice il Fmi, un aumento medio del 16%.

Nei quattro anni successivi anche Serbia, Ucraina, Georgia e Romania hanno introdotto la flat tax, seguite nel 2007 da Albania, Macedonia e Montenegro, tutte attratte dal boom russo.

Ma anche a Matteo Renzi la "flat tax" piace..

Nel Dicembre 2014, sponsorizzando l'ingresso dell'Albania nella comunità Europea, ne elogiava il sistema fiscale… e sindacale.

Dichiarava infatti che l'Italia, per l'Albania, vuole essere un vero e proprio "sponsor" in Europa.
Con l'obiettivo di favorire l'ingresso dell'Unione di un Paese in cui "non ci sono i sindacati e non si paga più del 15% di imposte".
E' questo lo dichiarava durate la conferenza stampa congiunta a Tirana, con l'omologo Edi Rama.

L'aliquota unica pero' non funziona in tutte le Nazioni, come è ovvio.

Tra il 2010 e il 2013 Islanda e Slovacchia hanno abbandonato la flat tax.
Entrambe le nazioni lo hanno fatto sull'onda della crisi finanziaria che ha messo in difficoltà i loro conti pubblici.

Il governo di Bratislava ha deciso di fare retromarcia dopo nove anni e nel gennaio 2013 ha affiancato l'aliquota unica al 19% con un secondo scalino al 23%.

Ma ora prendiamo come esempio il gigante Cinese.

Aliquote di imposta della Enterprise Income Tax:
- Aliquota di imposta ordinaria 25 % del reddito imponibile
- Aliquote di imposta ridotte:
20 % Piccole imprese con bassi profitti: Reddito imponibile inferiore ai 300.000 CNY
15 % Imprese ad alta/nuova tecnologia
15 % imprese nell'Ovest della Cina in settori incoraggiati

Il sistema Cinese ha dimostrato di essere un modello di grande interesse..

Ed ora, per finire, esaminiamo anche il meccanismo dell'IVA in Cina..

Dal 1° gennaio 2012 lo State Council ha deciso che sarà attivato un programma per trasferire talune prestazioni di servizi dall'ambito di applicazione della Business Tax (BT) al campo di applicazione dell'Iva.

L'obiettivo è quello di arrivare in un paio d'anni a un'estensione a livello nazionale del campo di applicazione dell'Iva.

Inizialmente il progetto ha riguardato soltanto alcune categorie di servizi, tra cui: ricerca e sviluppo, consulenza tecnica, It, trasporti e logistica, e anche servizi di contabilità, consulenza fiscale e legale.

La normativa é applicabile anche alle prestazioni rese tra consociate all'interno di gruppi multinazionali e, soprattutto in tale ambito, l'impatto sarà rilevante.

Oggi in Cina il regime Iva è principalmente applicato alla vendita di beni (con aliquota ordinaria del 17%), mentre le prestazioni di servizi sono di regola soggette a Business Tax (BT, con aliquota del 5% circa).

La natura di costo di quest'imposta genera una notevole incidenza in termini di erosione dei margini (si pensi tipicamente alle prestazioni di servizi rese a supporto delle proprie consociate produttive dai centri servizi collocati nei paesi limitrofi, ad esempio Hong Kong).

Con questa riforma l' impatto dovrebbe essere molto positivo per l'industria dei servizi (anche in ingresso dall'estero).
Il programma comincerà da Shanghai: nel settore dei "pilot industries" e dei servizi di trasporto.
Alle attuali aliquote Iva del 17% e del 13% si affiancheranno due ulteriori aliquote rispettivamente dell'11% e del 6 per cento.

A riscuotere tale imposta saranno le autorità locali e saranno salvi tutti gli incentivi riguardanti la BT, nonostante il dichiarato intento di riallineamento del sistema.


( Giorgio Comerio )


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