CAPITOLO 7
Al momento, pur senza scartare nulla, non
mi sembra una strada percorribile, sono
convinto che l'assassino sia uno solo.
Continuiamo con le ipotesi e i discorsi senza
venire a capo di nulla.
Dopo tante ore siamo
al punto di partenza.
I morti ammazzati
sono ormai una moltitudine e destinati ad
aumentare.
Se noi, o le diverse squadre
addette alle indagini a tutto campo, non
troviamo una soluzione.
I posti di blocco
sono aumentati, in ogni angolo una
postazione fissa di carabinieri e polizia.
All'esterno il cordone di protezione
dell'esercito.
Consiglio di piazzare altre
telecamere all'ingresso del bosco e sul
perimetro della riva del Lago.
Viene invocato
il diritto dei cittadini alla privacy.
È
sufficiente un mio sguardo per neutralizzare
l'eccezione.
Sono arrivati in città i genitori di
Luisa Castelli che erano all'estero e non
sapevano nulla.
Una scena straziante.
Walter, Carlo e Jenny cercano di consolarli,
inutilmente.
Gli addetti alla camera
mortuaria consigliano di non guardare il
cadavere, lo scempio è troppo.
Perdere una
figlia in quelle circostanze è veramente
terribile.
Ho l'abitudine a osservare i dettagli, senza
volerlo.
Dopo qualche giorno mi ricordo di
aver notato sul bavero della giacca del padre
della povera Luisa un distintivo che non
riesco a collegare, mi era sembrato qualcosa
di già visto.
Ci penserò ancora.
Carlo ha deciso di far incontrare Renato con
il professor Grimaldi, chissà se insieme non
riescano ad intravedere una soluzione.
Sempre che il professore sia rientrato
completamente in se.
Renato non aveva
molta voglia di incontrarlo, anzi lo riteneva
del tutto inutile.
Ma è riuscito a convincerlo,
così l'indomani nel pomeriggio inoltrato
andarono insieme alla villa sul Lago.
L'esterno era sempre in disordine ma la
casa, a parte le stampe a soggetto unico,
sembrava quasi ritornata agli antichi
splendori.
Grimaldi conosceva, almeno per
fama, Renato Rocchi ed era un convinto
assertore della specializzazione in
profilazione criminale che in Italia non
trovava molti adepti.
Renato Rocchi era un
uomo diretto, dopo i soliti convenevoli che
comunque ridusse al minimo, entrò subito in
argomento.
Se il professore poteva
contribuire bene, se no era meglio dedicare
il tempo a cose più urgenti.
Il contributo che Grimaldi diede a quelle che
per il momento non erano che delle ipotesi
fu rilevante.
Prima di tracciare il profilo fisico
e psicologico dell'assassino ritenne utile
riservare l'attenzione alla o alle possibili
armi adoperate.
Sicuramente un coltello a
lama larga per squarciare i corpi.
Poteva
essere benissimo un coltello da sub.
Cercare
nei negozi specializzati.
Che tipo di lama
poteva recidere una testa ?
Era abbastanza
agevole sgozzare una persona, bisognava
assalire la vittima da dietro e recidere la
vena giugulare e la carotide, ma staccare la
testa dal collo in poco tempo non è
assolutamente facile.
Soltanto gli esperti di
lame giapponesi, come la Katana, possono
riuscirci.
Cercare nei negozi specializzati.
Poi Grimaldi giunse ad una diversa
conclusione, con la piena approvazione di
Renato.
Poteva trattarsi di un arnese
semplicissimo da costruire, spesso usato dai
killer professionisti:
tre corde di violino
intrecciate, di circa un metro, fissate agli
estremi a due maniglie.
La vittima è assalita alle spalle, la corda
passa intorno al collo, un gesto velocissimo.
Poi uno strappo netto che presuppone una forza notevole ma non impossibile.
E la testa viene quasi recisa, poi il lavoro viene completato con il coltello.
La possibilità che l'assassino utilizzasse quel tipo di arma era più che attendibile.
Ovviamente non si poteva esserne certi.
Renato espose il profilo che aveva tracciato: uomo, possibilmente residente, dotato di notevole forza fisica, munito di auto, con la disponibilità di un rifugio sicuro, solitario.
E completamente pazzo.
Si parlò di eventuali riti macabri, religiosi o meno, e della possibilità che si trattasse di un gruppo organizzato.
Tutto era
possibile, ma l'ipotesi più accettata rimase
quella del criminale solitario che agiva in
base a qualche distorsione mentale
possibilmente scatenata improvvisamente
da qualche evento o da qualcosa.
Ma quale
evento ?
Quale cosa ?
Carlo introdusse l'ipotesi esoterica e informò
Grimaldi dei ritrovamenti di Walter e del suo
pensiero al riguardo.
Il professore volle
risentire il racconto e con maggiori dettagli.
Carlo cercò di essere il più esauriente
possibile.
Grimaldi rimase pensieroso alcuni
minuti, senza dire una parola.
Carlo
conosceva bene quell'atteggiamento, che
significava la massima attenzione ad un
fatto e l'assenza momentanea dalla realtà.
Nel corso delle sue lezioni, quando
l'argomento era particolarmente
interessante, il professore sembrava
estraniarsi dal posto in cui si trovava
sprofondando in chissà quali pensieri.
Dopo pochi minuti tornava quello di prima riprendendo perfettamente i fili interrotti del discorso.
Le scoperte di Walter avevano un
denominatore comune, anzi più di uno:
gli
etruschi, i catari, i cavalieri templari e la
svastica.
Di questi elementi almeno tre
erano scomparsi da centinaia di anni.
Uno
sembrava più recente:
la svastica.
Collegata
prima alla Thule e poi al nazismo.
Potevano
esserci delle recrudescenze, qualcuno deciso
a rivivere quelle esperienze.
Mettendoci
qualcosa di suo come l'asportazione degli
organi, in relazione a qualche rito che
soltanto lui conosceva.
L'elemento
scatenante sarebbe potuto essere il
ritrovamento di Walter, l'avallo alle leggende
radicate nell'immaginario di qualcuno.
Ma
Walter a chi aveva parlato delle sue
ricerche ?
Della sua passione per
l'archeologia e di quello che aveva scoperto.
Renato si ripromise di chiederlo.
Comunque
si sconfinava nella schizofrenia più
devastante.
Un disturbo mentale gravissimo
e complesso.
Anche se molto lentamente
qualcosa cominciava ad emergere, la ricerca
poteva in qualche modo essere ristretta e
maggiormente mirata.
Un uomo con la
mente gravemente compromessa, residente
possibilmente in città, che aveva
indubbiamente in passato dato segni anche
lievi di squilibrio.
E che gravitava
nell'entourage di Walter.
Una ipotesi come
un'altra.
Confesso che non avevo molta
voglia di incontrare questo professor
Grimaldi, mai sentito e che aveva pure dato
segni di squilibrio mentale.
Ma quando,
insieme a Carlo lasciamo la villa, bellissima,
sul lago, la mia idea è profondamente
cambiata.
Il professore è un eccellente
psichiatra, ha una grande facoltà di sintesi,
non ha ne divagato ne pontificato, come
spesso avviene tra i cattedratici.
Mi ha
aperto quanto meno uno spiraglio, una
strada da percorrere.
Che non è poco
rispetto allo stato di inoperosità forzata nella
quale ci stiamo tutti dibattendo in attesa di
un errore del mostro.
L'assassino ha
indubbiamente tutti i sintomi della
schizofrenia:
allucinazioni, deliri, derive
comportamentali, possibile isolamento dal
mondo esterno, azioni di tipo aggressivoimpulsivo.
Una malattia complessa dovuta
ad effetti concomitanti, influenze genetiche,
traumi cerebrali, a volte stress.
Colpisce
invariabilmente sia uomini che donne, nel
sesso femminile, in genere, i sintomi
compaiono tra i venticinque e i trentacinque
anni.
Prima possono non dare alcun segno,
la malattia compare improvvisamente e di
solito viene attivata da qualcosa di
assolutamente normale per altri.
Buone notizie e cattive notizie.
Il cerchio si
poteva restringere ma l'identificazione
dell'assassino in base a precedenti
comportamenti non era facile.
Devo riparlare
con Jenny, nessuno meglio di lei può avere
notizie o attingere agli archivi della clinica.
Forse qualche elemento si può trovare anche
se lei ha escluso dei casi recenti.
Gli omicidi
si sono fermati, forse a causa del presidio
asfissiante della città che impedisce al
mostro di agire con una certa libertà, forse a
causa del numero aumentato delle
telecamere di sorveglianza.
O forse sta
architettando qualcosa di ancora più orribile.
Non possiamo fare altro che attendere le
sue mosse.
Nel mentre cerchiamo gli indizi
che crediamo di aver individuato.
Walter è
fuori città, Carlo è a mia disposizione, Jenny
è stata incaricata di cercare negli archivi
della clinica con un posizionamento
temporale di almeno dieci/vent'anni dalla
data di oggi.
Aspetto con fiducia gli eventi.
Inutile restare in ufficio ad arrovellarmi
insieme agli ufficiali dei RIS e della Polizia
scientifica, abbiamo fatto l'ennesimo
sopralluogo nel reparto sotterraneo
dell'ospedale dove sono custoditi i cadaveri,
abbiamo riletto i risultati delle autopsie, tutti
i casi presentano le identiche modalità.
Uno
degli investigatori mi suggerisce, molto
giustamente, di riesaminare con attenzione
gli eventuali collegamenti tra le vittime che
non sembrano avere punti in comune.
Ci
riprovo, non sono poi così tante.
Qualcosa
potrebbe emergere.
Faccio una passeggiata
per la città e per le rive del Lago.
La
deformazione professionale mi porta a
ripassare per i luoghi dei diversi delitti, cerco
di immaginare la strada che ha fatto il
mostro, è possibile che abbia incontrato
casualmente le vittime nello stesso luogo del
massacro ?
Mi sembra improbabile.
Allora le
prende a forza, le trascina prima in auto e
dopo sui luoghi dove decide di uccidere.
Anche questo mi sembra più impossibile che
improbabile.
E se il mostro conosce tutte le vittime e
queste lo hanno seguito volontariamente ?
Mi sembra l'ipotesi più logica.
Sento che la
svolta è vicina.
Mi rilasso con un aperitivo al
Torre San Marco.
La musica mi rilassa
completamente, non c'è molta gente per via
del coprifuoco, ma in periodi normali deve
essere frequentatissimo.
Stasera, come al
solito sono a cena a casa di Walter, insieme
a Carlo e Jenny.
Ridiscuteremo del caso e
delle nuove ipotesi da seguire. Polenta
carbonera, filetti di trota agli agrumi,
tortellini di Valeggio.
Tutto preparato
impeccabilmente da Walter, cucina
benissimo.
Professore di filosofia e storia
antica, archeologo ed esperto di misteri,
simpatico e attraente.
Cosa gli manca ?
Cerchiamo di rilassarci malgrado l'atmosfera
non sia delle migliori.
Oltretutto gli amici
sono stati colpiti direttamente da uno degli
episodi.
La discussione vira rapidamente sui
fatti, facciamo il punto della situazione
anche in base alle ultime valutazioni del
professor Grimaldi.
Chiedo a Walter se riesce a ricordare con
esattezza con chi ha parlato delle sue
ricerche e dei ritrovamenti.
A parte gli amici
non riesce a ricordarne altri.
Ma non è certo
di non averlo fatto, forse con qualcuno dei
suoi studenti ?
Forse si.
In ogni caso
dobbiamo sentirli tutti.
Riepiloghiamo:
l'assassino quasi certamente
agisce da solo, è uno schizofrenico che
potrebbe avere avuto dei sintomi in passato,
è munito di auto, conosce perfettamente
Riva e sa come muoversi, è molto forte,
potrebbe essere uno sportivo, probabilmente
conosce le sue vittime oppure non suscita in
loro alcuna preoccupazione, anzi il contrario.
Potrebbe seguire qualche strano rito
collegato ai ritrovamenti di Walter che
potrebbero aver scatenato in lui la decisione
di uccidere.
Se non viene fermato in tempo
continuerà a farlo.
Dobbiamo agire in fretta,
l'indomani mattina disporrò l'interrogatorio
di tutti gli studenti di Walter e una nuova
verifica a tappeto di tutti i luoghi ritenuti
sospetti e di tutte le abitazioni di Riva.
Senza remore e riguardi per nessuno.
Sono
quasi le due del mattino, abbiamo valutato
tutte le ipotesi centinaia di volte.
Nessun
risultato apprezzabile.
Siamo tutti esausti a
forza di ripetere sempre le stesse cose. La
possibilità più probabile e nella quale
speriamo è che il mostro commetta qualche
errore.
E' un essere diabolico, fin'ora non ha
sbagliato nulla.
Io, Carlo e Jenny siamo sulla
porta per gli ultimi saluti.
Il cellulare di Carlo
si anima improvvisamente, il suono rivela un
messaggio.
Chi può essere a quest'ora ?
Siamo naturalmente incuriositi e ci mettiamo
alle sue spalle per leggerlo insieme.
Non è
cortese ma la tensione ci impedisce il
rispetto delle regole del galateo.
Proviene
dal professor Grimaldi, chiaro,
inequivocabile:
SO CHI E' L'ASSASSINO.
VIENI SUBITO DA ME.
Rimango, rimaniamo allibiti, un malato di
mente che ne identifica un altro.
Come ha
fatto, quali notizie ha che noi non abbiamo,
quale tortuoso processo mentale ha seguito
per arrivare ad una conclusione che intere
squadre di investigatori, e pure noi, non
sono riusciti ad intercettare.
La mia auto è la
più vicina.
Il carabiniere mette il
lampeggiante sul tetto, con la sirena. Ci
precipitiamo a casa del professore.
Alcuni
chilometri.
Il cancello è come al solito
aperto, Carlo si attacca al campanello, il
suono rauco si sente attraverso la porta.
Nessuna risposta.
È ovvio che non dorme, ci
sta aspettando.
La porta è blindata e non
abbiamo la possibilità di scardinarla da soli,
telefono alla centrale e richiedo la presenza
di carabinieri muniti di ascia o qualche
strumento per abbatterla.
Dopo pochi
minuti, che ci sembrano un'eternità, tre
volanti arrivano frenando a pochi passi da
noi.
Nessuno è rilassato e tranquillo, pure gli
agenti sono coinvolti emotivamente, hanno
capito che si tratta di qualcosa collegato ai
delitti. Tutti speriamo nella svolta finale.
La
porta è divelta con un ariete.
Entriamo.
Leggo negli occhi di Walter, Carlo e Jenny il
mio stesso dubbio, il mio stesso pensiero
atroce.
Grimaldi, o meglio quello che resta di lui, è
davanti a noi sul pavimento, è incredibile la
quantità di sangue che circola all'interno del
nostro corpo, ha invaso tutto il salone.
La
testa è come sempre staccata dal corpo in
modo netto.
Questa volta gli organi interni
non sono stati prelevati.
L'assassino non ne
ha avuto il tempo o voleva soltanto
uccidere ?
Oltre allo sgomento, all'orrore per la scena e
al dolore per la perdita del professore, il
pensiero che mi viene subito in mente è
chiaro, netto e inequivocabile:
torniamo al
punto di partenza.
Con in più un altro
tassello inesplicabile.
Gli altri sono
certamente sulla mia stessa sintonia.
I RIS
sono già arrivati per i soliti rilevamenti, la
ricerca di eventuale DNA estraneo a
Grimaldi, impronte digitali.
Sento in pieno il
sapore amaro della sconfitta, sento addosso
a me responsabilità che in concreto non ho.
Sono arrabbiato con me stesso.
Ormai l'alba
è passata da un pezzo, nessuno di noi ha
voglia di dormire.
Rientriamo in ufficio per
fare il punto della situazione.
L'ennesimo.
A quali conclusioni era giunto il professore?
In
base a quali elementi?
Come ha fatto
l'assassino a precederci e a sapere che
voleva rivelarci il suo nome ?
Il telefono
intercettato?
Un'ipotesi remota, quasi
impossibile.
Ma da non escludere
assolutamente.
Ha capito di essere stato
scoperto e ha previsto la mossa del
professore?
Era nascosto in casa sua quando
ha mandato il messaggio?
Le cose si sono
terribilmente complicate.
Carlo era rimasto sconvolto, ne lui, ne Jenny
e tanto meno Walter erano abituati a vedere
scene di quel genere.
Jenny mantenne il
controllo meglio degli altri, tutto sommato
era un medico.
Anche se lavorava con la
mente e non con il corpo dei suoi pazienti.
Fino a quel momento, pur partecipando
attivamente a tutte le riunioni ufficiali e non,
aveva ritenuto in qualche modo di scaricarsi
la responsabilità lasciando le briglie
dell'indagine a chi meglio di lei poteva
condurle.
Al primo posto il celebre Profiler,
preceduto da una fama forse immeritata.
Infatti non era riuscito a portare il ben che
minimo contributo nella risoluzione del
problema.
Decise di dedicarsi in pieno al
caso.
Anche sulla base di una considerazione
concreta:
si trattava indubbiamente di un
caso di follia pura, riti magici o meno.
E un
esperto di psichiatria sembrava fosse
riuscito a risolverlo.
Quindi poteva riuscirci
anche lei.
Forse meglio di Carlo che era
prevalentemente un teorico del campo.
Naturalmente, dato per scontato che
Grimaldi avesse veramente identificato
l'assassino.
Ma questa era una cosa certa.
Altrimenti non sarebbe stato ucciso.
Si
preparò uno schema mentale:
a) il professore era arrivato a quel risultato
sulla base di un suo personale procedimento
mentale o aveva dei dubbi, o ancora di più
dei riscontri oggettivi sin dall'inizio del
massacro.
b) l'assassino faceva in qualche modo parte
delle sue conoscenze e lo teneva sotto
osservazione ritenendolo capace di fare di
quello che era stato commesso.
c) non ne era certo dall'inizio e aveva atteso
il verificarsi di qualcosa per comunicare
quella che doveva essere per forza una
certezza.
d) le stragi avevano un'attinenza con il suo
improvviso stato mentale o no.
E tutte le deduzioni senza muoversi da casa.
Almeno così sembrava.
Doveva esserci un collegamento tra il
professore e il mostro.
Doveva capire,
doveva riuscire a intercettare il filo rosso.
Carlo conosceva meglio di lei il professore.
Doveva chiedergli molte cose.
E con molta
attenzione, il mostro aveva occhi e braccia
lunghe.
... ( continua )..
Volete scoprire il colpevole ?
Volete partecipare al quiz ?
Nulla di più facile..
Uno di questi sarà il colpevole..
Basta inviare una email a: info@topbtw.com con il nome dell'assassino ed, ovviamente il vostro nome, cognome ed indirizzo..
I primi dieci che indovineranno il nome del colpevole avranno l'avventura di stare, per una giornata intiera, con l'editore di www.topbtw.com/
Ovviamente per parlare di letteratura, future collaborazioni, e di altre amenità del genere..
A loro assoluto rischio e pericolo..
L'incontro avverà a Mazara del Vallo - Sicilia - oppure altrove..
Quando e dove ?
Sarà la sorpresa svelata con l'ultimo episodio..
Buona lettura e.. buona caccia al colpevole!