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Il Racconto della Domenica - 28 Agosto 2016 -
Settimo episodio di: " Il caso Veronese " -

Dopo aver eliminato l'impossibile, ciò che resta, per improbabile che sia, deve essere la verità..
Sherlock Holmes

CAPITOLO 7

Al momento, pur senza scartare nulla, non mi sembra una strada percorribile, sono convinto che l'assassino sia uno solo.

Continuiamo con le ipotesi e i discorsi senza venire a capo di nulla.
Dopo tante ore siamo al punto di partenza.

I morti ammazzati sono ormai una moltitudine e destinati ad aumentare.

Se noi, o le diverse squadre addette alle indagini a tutto campo, non troviamo una soluzione.

I posti di blocco sono aumentati, in ogni angolo una postazione fissa di carabinieri e polizia.

All'esterno il cordone di protezione dell'esercito.
Consiglio di piazzare altre telecamere all'ingresso del bosco e sul perimetro della riva del Lago.

Viene invocato il diritto dei cittadini alla privacy.

È sufficiente un mio sguardo per neutralizzare l'eccezione.

Sono arrivati in città i genitori di Luisa Castelli che erano all'estero e non sapevano nulla.
Una scena straziante.

Walter, Carlo e Jenny cercano di consolarli, inutilmente.
Gli addetti alla camera mortuaria consigliano di non guardare il cadavere, lo scempio è troppo.
Perdere una figlia in quelle circostanze è veramente terribile.

Ho l'abitudine a osservare i dettagli, senza volerlo.
Dopo qualche giorno mi ricordo di aver notato sul bavero della giacca del padre della povera Luisa un distintivo che non riesco a collegare, mi era sembrato qualcosa di già visto.
Ci penserò ancora.

Carlo ha deciso di far incontrare Renato con il professor Grimaldi, chissà se insieme non riescano ad intravedere una soluzione.

Sempre che il professore sia rientrato completamente in se.

Renato non aveva molta voglia di incontrarlo, anzi lo riteneva del tutto inutile.

Ma è riuscito a convincerlo, così l'indomani nel pomeriggio inoltrato andarono insieme alla villa sul Lago.

L'esterno era sempre in disordine ma la casa, a parte le stampe a soggetto unico, sembrava quasi ritornata agli antichi splendori.

Grimaldi conosceva, almeno per fama, Renato Rocchi ed era un convinto assertore della specializzazione in profilazione criminale che in Italia non trovava molti adepti.

Renato Rocchi era un uomo diretto, dopo i soliti convenevoli che comunque ridusse al minimo, entrò subito in argomento.

Se il professore poteva contribuire bene, se no era meglio dedicare il tempo a cose più urgenti.

Il contributo che Grimaldi diede a quelle che per il momento non erano che delle ipotesi fu rilevante.

Prima di tracciare il profilo fisico e psicologico dell'assassino ritenne utile riservare l'attenzione alla o alle possibili armi adoperate.

Sicuramente un coltello a lama larga per squarciare i corpi.

Poteva essere benissimo un coltello da sub.
Cercare nei negozi specializzati.
Che tipo di lama poteva recidere una testa ?
Era abbastanza agevole sgozzare una persona, bisognava assalire la vittima da dietro e recidere la vena giugulare e la carotide, ma staccare la testa dal collo in poco tempo non è assolutamente facile.

Soltanto gli esperti di lame giapponesi, come la Katana, possono riuscirci.
Cercare nei negozi specializzati.

Poi Grimaldi giunse ad una diversa conclusione, con la piena approvazione di Renato.
Poteva trattarsi di un arnese semplicissimo da costruire, spesso usato dai killer professionisti:
tre corde di violino intrecciate, di circa un metro, fissate agli estremi a due maniglie.

La vittima è assalita alle spalle, la corda passa intorno al collo, un gesto velocissimo.

Poi uno strappo netto che presuppone una forza notevole ma non impossibile.

E la testa viene quasi recisa, poi il lavoro viene completato con il coltello.

La possibilità che l'assassino utilizzasse quel tipo di arma era più che attendibile.

Ovviamente non si poteva esserne certi.

Renato espose il profilo che aveva tracciato: uomo, possibilmente residente, dotato di notevole forza fisica, munito di auto, con la disponibilità di un rifugio sicuro, solitario.

E completamente pazzo.

Si parlò di eventuali riti macabri, religiosi o meno, e della possibilità che si trattasse di un gruppo organizzato.

Tutto era possibile, ma l'ipotesi più accettata rimase quella del criminale solitario che agiva in base a qualche distorsione mentale possibilmente scatenata improvvisamente da qualche evento o da qualcosa.

Ma quale evento ?
Quale cosa ?

Carlo introdusse l'ipotesi esoterica e informò Grimaldi dei ritrovamenti di Walter e del suo pensiero al riguardo.

Il professore volle risentire il racconto e con maggiori dettagli.

Carlo cercò di essere il più esauriente possibile.

Grimaldi rimase pensieroso alcuni minuti, senza dire una parola.

Carlo conosceva bene quell'atteggiamento, che significava la massima attenzione ad un fatto e l'assenza momentanea dalla realtà.

Nel corso delle sue lezioni, quando l'argomento era particolarmente interessante, il professore sembrava estraniarsi dal posto in cui si trovava sprofondando in chissà quali pensieri.

Dopo pochi minuti tornava quello di prima riprendendo perfettamente i fili interrotti del discorso.

Le scoperte di Walter avevano un denominatore comune, anzi più di uno:
gli etruschi, i catari, i cavalieri templari e la svastica.

Di questi elementi almeno tre erano scomparsi da centinaia di anni.

Uno sembrava più recente:
la svastica.

Collegata prima alla Thule e poi al nazismo.

Potevano esserci delle recrudescenze, qualcuno deciso a rivivere quelle esperienze.

Mettendoci qualcosa di suo come l'asportazione degli organi, in relazione a qualche rito che soltanto lui conosceva.

L'elemento scatenante sarebbe potuto essere il ritrovamento di Walter, l'avallo alle leggende radicate nell'immaginario di qualcuno.

Ma Walter a chi aveva parlato delle sue ricerche ?
Della sua passione per l'archeologia e di quello che aveva scoperto.

Renato si ripromise di chiederlo.
Comunque si sconfinava nella schizofrenia più devastante.
Un disturbo mentale gravissimo e complesso.

Anche se molto lentamente qualcosa cominciava ad emergere, la ricerca poteva in qualche modo essere ristretta e maggiormente mirata.

Un uomo con la mente gravemente compromessa, residente possibilmente in città, che aveva indubbiamente in passato dato segni anche lievi di squilibrio.

E che gravitava nell'entourage di Walter.
Una ipotesi come un'altra.

Confesso che non avevo molta voglia di incontrare questo professor Grimaldi, mai sentito e che aveva pure dato segni di squilibrio mentale.

Ma quando, insieme a Carlo lasciamo la villa, bellissima, sul lago, la mia idea è profondamente cambiata.

Il professore è un eccellente psichiatra, ha una grande facoltà di sintesi, non ha ne divagato ne pontificato, come spesso avviene tra i cattedratici.

Mi ha aperto quanto meno uno spiraglio, una strada da percorrere.

Che non è poco rispetto allo stato di inoperosità forzata nella quale ci stiamo tutti dibattendo in attesa di un errore del mostro.

L'assassino ha indubbiamente tutti i sintomi della schizofrenia:
allucinazioni, deliri, derive comportamentali, possibile isolamento dal mondo esterno, azioni di tipo aggressivoimpulsivo.

Una malattia complessa dovuta ad effetti concomitanti, influenze genetiche, traumi cerebrali, a volte stress.

Colpisce invariabilmente sia uomini che donne, nel sesso femminile, in genere, i sintomi compaiono tra i venticinque e i trentacinque anni.

Prima possono non dare alcun segno, la malattia compare improvvisamente e di solito viene attivata da qualcosa di assolutamente normale per altri.

Buone notizie e cattive notizie.

Il cerchio si poteva restringere ma l'identificazione dell'assassino in base a precedenti comportamenti non era facile.

Devo riparlare con Jenny, nessuno meglio di lei può avere notizie o attingere agli archivi della clinica.

Forse qualche elemento si può trovare anche se lei ha escluso dei casi recenti.

Gli omicidi si sono fermati, forse a causa del presidio asfissiante della città che impedisce al mostro di agire con una certa libertà, forse a causa del numero aumentato delle telecamere di sorveglianza.

O forse sta architettando qualcosa di ancora più orribile. Non possiamo fare altro che attendere le sue mosse.
Nel mentre cerchiamo gli indizi che crediamo di aver individuato.

Walter è fuori città, Carlo è a mia disposizione, Jenny è stata incaricata di cercare negli archivi della clinica con un posizionamento temporale di almeno dieci/vent'anni dalla data di oggi.
Aspetto con fiducia gli eventi.

Inutile restare in ufficio ad arrovellarmi insieme agli ufficiali dei RIS e della Polizia scientifica, abbiamo fatto l'ennesimo sopralluogo nel reparto sotterraneo dell'ospedale dove sono custoditi i cadaveri, abbiamo riletto i risultati delle autopsie, tutti i casi presentano le identiche modalità.

Uno degli investigatori mi suggerisce, molto giustamente, di riesaminare con attenzione gli eventuali collegamenti tra le vittime che non sembrano avere punti in comune.

Ci riprovo, non sono poi così tante.

Qualcosa potrebbe emergere.
Faccio una passeggiata per la città e per le rive del Lago.

La deformazione professionale mi porta a ripassare per i luoghi dei diversi delitti, cerco di immaginare la strada che ha fatto il mostro, è possibile che abbia incontrato casualmente le vittime nello stesso luogo del massacro ?
Mi sembra improbabile.

Allora le prende a forza, le trascina prima in auto e dopo sui luoghi dove decide di uccidere.

Anche questo mi sembra più impossibile che improbabile.

E se il mostro conosce tutte le vittime e queste lo hanno seguito volontariamente ?

Mi sembra l'ipotesi più logica.
Sento che la svolta è vicina.
Mi rilasso con un aperitivo al Torre San Marco.

La musica mi rilassa completamente, non c'è molta gente per via del coprifuoco, ma in periodi normali deve essere frequentatissimo.

Stasera, come al solito sono a cena a casa di Walter, insieme a Carlo e Jenny.

Ridiscuteremo del caso e delle nuove ipotesi da seguire. Polenta carbonera, filetti di trota agli agrumi, tortellini di Valeggio.

Tutto preparato impeccabilmente da Walter, cucina benissimo.

Professore di filosofia e storia antica, archeologo ed esperto di misteri, simpatico e attraente.

Cosa gli manca ?
Cerchiamo di rilassarci malgrado l'atmosfera non sia delle migliori.
Oltretutto gli amici sono stati colpiti direttamente da uno degli episodi.

La discussione vira rapidamente sui fatti, facciamo il punto della situazione anche in base alle ultime valutazioni del professor Grimaldi.

Chiedo a Walter se riesce a ricordare con esattezza con chi ha parlato delle sue ricerche e dei ritrovamenti.

A parte gli amici non riesce a ricordarne altri.
Ma non è certo di non averlo fatto, forse con qualcuno dei suoi studenti ?
Forse si.
In ogni caso dobbiamo sentirli tutti.

Riepiloghiamo:
l'assassino quasi certamente agisce da solo, è uno schizofrenico che potrebbe avere avuto dei sintomi in passato, è munito di auto, conosce perfettamente Riva e sa come muoversi, è molto forte, potrebbe essere uno sportivo, probabilmente conosce le sue vittime oppure non suscita in loro alcuna preoccupazione, anzi il contrario.

Potrebbe seguire qualche strano rito collegato ai ritrovamenti di Walter che potrebbero aver scatenato in lui la decisione di uccidere.
Se non viene fermato in tempo continuerà a farlo.
Dobbiamo agire in fretta, l'indomani mattina disporrò l'interrogatorio di tutti gli studenti di Walter e una nuova verifica a tappeto di tutti i luoghi ritenuti sospetti e di tutte le abitazioni di Riva.

Senza remore e riguardi per nessuno.
Sono quasi le due del mattino, abbiamo valutato tutte le ipotesi centinaia di volte.

Nessun risultato apprezzabile.
Siamo tutti esausti a forza di ripetere sempre le stesse cose. La possibilità più probabile e nella quale speriamo è che il mostro commetta qualche errore.

E' un essere diabolico, fin'ora non ha sbagliato nulla.
Io, Carlo e Jenny siamo sulla porta per gli ultimi saluti.
Il cellulare di Carlo si anima improvvisamente, il suono rivela un messaggio.
Chi può essere a quest'ora ?

Siamo naturalmente incuriositi e ci mettiamo alle sue spalle per leggerlo insieme.

Non è cortese ma la tensione ci impedisce il rispetto delle regole del galateo.
Proviene dal professor Grimaldi, chiaro, inequivocabile:
SO CHI E' L'ASSASSINO. VIENI SUBITO DA ME.

Rimango, rimaniamo allibiti, un malato di mente che ne identifica un altro.

Come ha fatto, quali notizie ha che noi non abbiamo, quale tortuoso processo mentale ha seguito per arrivare ad una conclusione che intere squadre di investigatori, e pure noi, non sono riusciti ad intercettare.

La mia auto è la più vicina.
Il carabiniere mette il lampeggiante sul tetto, con la sirena. Ci precipitiamo a casa del professore.

Alcuni chilometri.

Il cancello è come al solito aperto, Carlo si attacca al campanello, il suono rauco si sente attraverso la porta. Nessuna risposta.
È ovvio che non dorme, ci sta aspettando.

La porta è blindata e non abbiamo la possibilità di scardinarla da soli, telefono alla centrale e richiedo la presenza di carabinieri muniti di ascia o qualche strumento per abbatterla.

Dopo pochi minuti, che ci sembrano un'eternità, tre volanti arrivano frenando a pochi passi da noi.

Nessuno è rilassato e tranquillo, pure gli agenti sono coinvolti emotivamente, hanno capito che si tratta di qualcosa collegato ai delitti. Tutti speriamo nella svolta finale.

La porta è divelta con un ariete.
Entriamo. Leggo negli occhi di Walter, Carlo e Jenny il mio stesso dubbio, il mio stesso pensiero atroce.

Grimaldi, o meglio quello che resta di lui, è davanti a noi sul pavimento, è incredibile la quantità di sangue che circola all'interno del nostro corpo, ha invaso tutto il salone.

La testa è come sempre staccata dal corpo in modo netto.
Questa volta gli organi interni non sono stati prelevati.

L'assassino non ne ha avuto il tempo o voleva soltanto uccidere ?

Oltre allo sgomento, all'orrore per la scena e al dolore per la perdita del professore, il pensiero che mi viene subito in mente è chiaro, netto e inequivocabile:
torniamo al punto di partenza.

Con in più un altro tassello inesplicabile.

Gli altri sono certamente sulla mia stessa sintonia.

I RIS sono già arrivati per i soliti rilevamenti, la ricerca di eventuale DNA estraneo a Grimaldi, impronte digitali.

Sento in pieno il sapore amaro della sconfitta, sento addosso a me responsabilità che in concreto non ho.

Sono arrabbiato con me stesso.

Ormai l'alba è passata da un pezzo, nessuno di noi ha voglia di dormire.

Rientriamo in ufficio per fare il punto della situazione.
L'ennesimo.

A quali conclusioni era giunto il professore?

In base a quali elementi?

Come ha fatto l'assassino a precederci e a sapere che voleva rivelarci il suo nome ?

Il telefono intercettato?

Un'ipotesi remota, quasi impossibile.

Ma da non escludere assolutamente.

Ha capito di essere stato scoperto e ha previsto la mossa del professore?

Era nascosto in casa sua quando ha mandato il messaggio?
Le cose si sono terribilmente complicate.

Carlo era rimasto sconvolto, ne lui, ne Jenny e tanto meno Walter erano abituati a vedere scene di quel genere.

Jenny mantenne il controllo meglio degli altri, tutto sommato era un medico.

Anche se lavorava con la mente e non con il corpo dei suoi pazienti.

Fino a quel momento, pur partecipando attivamente a tutte le riunioni ufficiali e non, aveva ritenuto in qualche modo di scaricarsi la responsabilità lasciando le briglie dell'indagine a chi meglio di lei poteva condurle.

Al primo posto il celebre Profiler, preceduto da una fama forse immeritata.

Infatti non era riuscito a portare il ben che minimo contributo nella risoluzione del problema.

Decise di dedicarsi in pieno al caso.

Anche sulla base di una considerazione concreta:
si trattava indubbiamente di un caso di follia pura, riti magici o meno.

E un esperto di psichiatria sembrava fosse riuscito a risolverlo.

Quindi poteva riuscirci anche lei.

Forse meglio di Carlo che era prevalentemente un teorico del campo.

Naturalmente, dato per scontato che Grimaldi avesse veramente identificato l'assassino.
Ma questa era una cosa certa. Altrimenti non sarebbe stato ucciso.

Si preparò uno schema mentale:

a) il professore era arrivato a quel risultato sulla base di un suo personale procedimento mentale o aveva dei dubbi, o ancora di più dei riscontri oggettivi sin dall'inizio del massacro.

b) l'assassino faceva in qualche modo parte delle sue conoscenze e lo teneva sotto osservazione ritenendolo capace di fare di quello che era stato commesso.

c) non ne era certo dall'inizio e aveva atteso il verificarsi di qualcosa per comunicare quella che doveva essere per forza una certezza.

d) le stragi avevano un'attinenza con il suo improvviso stato mentale o no.

E tutte le deduzioni senza muoversi da casa.

Almeno così sembrava.
Doveva esserci un collegamento tra il professore e il mostro.

Doveva capire, doveva riuscire a intercettare il filo rosso.

Carlo conosceva meglio di lei il professore.
Doveva chiedergli molte cose.

E con molta attenzione, il mostro aveva occhi e braccia lunghe.

... ( continua )..


Il QUIZ

Volete scoprire il colpevole ?
Volete partecipare al quiz ?
Nulla di più facile..
Uno di questi sarà il colpevole..
Basta inviare una email a: info@topbtw.com con il nome dell'assassino ed, ovviamente il vostro nome, cognome ed indirizzo..
I primi dieci che indovineranno il nome del colpevole avranno l'avventura di stare, per una giornata intiera, con l'editore di www.topbtw.com/
Ovviamente per parlare di letteratura, future collaborazioni, e di altre amenità del genere..
A loro assoluto rischio e pericolo..
L'incontro avverà a Mazara del Vallo - Sicilia - oppure altrove..
Quando e dove ?
Sarà la sorpresa svelata con l'ultimo episodio..
Buona lettura e.. buona caccia al colpevole!


( Eugenio Ardito )

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