CAPITOLO 8
TERZA PARTE
Jenny era assolutamente convinta che il
bandolo della matassa si trovasse
nell'ambiente universitario.
Il suo modo di
pensare si era trasformato in un mix tra la
psichiatria e l'indagine criminale.
La
profilazione, come era in uso chiamarla dopo
l'arrivo di Renato Rocchi.
Benissimo, era una
sfida e doveva essere accettata.
Una sfida
con se stessa.
La Procura l'aveva destinata
all'ufficio speciale per le indagini insieme a
Carlo ed agli altri.
Quindi poteva fruire,
quanto meno per le operazioni materiali, di
tutto lo staff impegnato nella ricerca.
Comunicò a Carlo la sua intenzione e gli
chiese di tracciargli un profilo completo del
professore, aveva lavorato fianco a fianco
con lui per anni. Qualcosa doveva sapere.
O intuire.
Tutto si stava concentrando su di lui
per un motivo evidente:
era l'unico ad
essere arrivato vicinissimo all'interdizione
del mostro.
Anche se aveva pagato con la
sua vita.
Il professore era nato a Roma,
aveva quasi cinquant'anni quando si era
dimesso per evidenti motivi di salute.
Si era
specializzato in sociologia all'università di
Heidelberg, in Germania, aveva insegnato a
Mannheim e all'università di Aberdeen UK.
Poi era rientrato in Italia passando per le
università di Firenze e Torino, per finire la
sua carriera a Milano con la cattedra di
psichiatria.
Una carriera brillante,
accentuata dai testi che aveva pubblicato. I
suoi giri nel mondo rendevano però
impossibile valutare le sue conoscenze e gli
incontri avuti.
Il campo di indagine doveva
essere ristretto, pure se un'informativa era
stata richiesta a tutte le facoltà universitarie
nelle quali si era trovato.
L'attesa di una
risposta sarebbe stata lunga e Jenny oltre
tutto non sperava di ricevere notizie
interessanti ai suoi fini.
Si era sposato a
trentacinque anni ma della moglie si sapeva
poco.
A parte il fatto che non amava
partecipare ai diversi congressi medici dove
le mogli in genere seguivano i mariti.
Poi
quello stranissimo incidente, sul quale Jenny
concentrò la sua attenzione.
Ma senza
ricavare nulla di essenziale però.
A parte l'incidente che non aveva particolari
anomali, la vera stranezza era la velocità
dell'auto.
Secondo l'opinione di tutti la
signora guidava benissimo ma sempre
piano.
Cosa l'aveva spinta quel dannato
giorno e compiere una cosa che non aveva
mai fatto ?
Stava fuggendo da qualcosa o la
sua mente era completamente alterata da
qualche episodio che poteva averla turbata a
quel punto?
Un interrogativo purtroppo
senza risposta.
Non restava che interrogare
tutti gli allievi del professore, quelli dell'anno
accademico in corso e quelli che si erano
laureati negli anni precedenti.
Un impegno
non da poco.
Senza contare quelli che
avevano abbandonato il corso di laurea.
Dello stato mentale del professore Carlo
aveva parlato anche troppo, non c'era più
nulla da sapere.
Sarebbe stato interessante
capire quello che improvvisamente gli era
accaduto e che aveva provocato quella
gravissima alterazione.
Ma ormai era troppo
tardi.
Nessuno era a conoscenza di fatti gravi o
anomali che potessero aver inciso sulla sua
mente.
Alla luce dei fatti Carlo si pentì di
non averli accertati, ma non poteva
prevedere quello che sarebbe accaduto
dopo.
A parte tutto questo, anche se non era
poco, la vita del professore era trascorsa nel
rispetto delle regole e dei formalismi.
Nessuna strana o discutibile amicizia, o
frequentazione, gli poteva essere
addebitata.
Ma il fatto era indiscusso.
Aveva
scoperto l'identità del mostro.
E in
pochissimo tempo.
E senza disporre di
strumenti d'indagine più o meno sofisticati.
Aveva usato soltanto la mente per arrivare a
deduzioni che dovevano essere logiche.
Erano passati solo pochissimi giorni
dall'incontro con Carlo e con Renato Rocchi,
solo da quel momento gli erano stati rivelati
tutti i particolari dei delitti, che ancora non
conosceva nei dettagli.
Forse.
Jenny mi ha confidato che ha deciso di
condurre indagini personali sui fatti e sul
professore in particolare.
Non posso e non
voglio impedirlo, anche lei ne ha facoltà in
funzione dell'incarico della Procura, pure se
non specificato.
E poi ogni aiuto in questo
momento è gradito, anzi indispensabile.
Conosco il suo curriculum, che fa parte della
documentazione della Procura su tutti quelli
più o meno indirettamente incaricati di
collaborare con gli investigatori.
È di
assoluto prim'ordine quindi non può che
produrre risultati apprezzabili.
Poi io credo
fermamente e sinceramente sull'intuito
femminile. Il professore.
Ho la sensazione
che tutto giri intorno alla sua personalità.
Sui suoi contatti, sulle sue intuizioni alle
quali noi non siamo arrivati.
Naturalmente
per "noi" intendo tutta la squadra
investigativa schierata da mesi a Riva.
Elementi di assoluta e provata
professionalità che hanno risolto casi
spinosi.
Pure se non al livello in cui siamo.
Poi Walter, con le sue trame esoteriche,
anche su quelle devo riflettere a fondo.
E senza aspettarmi collaborazione da parte
degli altri, è gente troppo inquadrata per
accettare ipotesi investigative di questo
genere.
Io ne ho viste e sentite di tutti i
colori per tralasciarle con un'alzata di spalle.
Il sigillo con la svastica che dovrebbe
provocare lo scoperchiamento dell'inferno.
Non si può dire che non sia stato
scoperchiato, prima con la guerra e oggi con
quello che sta accadendo qui.
Devo fare uno
sforzo immaginativo, forzare il buon senso e
la razionalità che mi sono state insegnate e
alle quali mi sono sempre ispirato nella mia
attività.
Tutti i discorsi che abbiamo fatto,
sia in ufficio che a casa di Walter sono stati
registrati, per evitare che qualcosa sfuggisse
e per risentirli al momento opportuno.
Accendo il registratore portatile
soffermandomi sugli interventi di Walter, sui
sui racconti, per la verità sempre dettati da
professionalità e senso della realtà.
Pur se
con inevitabili riferimenti al mondo arcano.
Che nessuno in realtà, a parte sofismi
intellettuali, può dire di conoscere.
Mi
riferisco ovviamente non ad ipotetici poteri
magici e diabolici di un oggetto, bensì alle
ricadute che l'oggetto potrebbe avere su una
mente debole e deviata per proprio conto.
Forse questo intendono i graffiti sulla
tavoletta trovata da Walter:
un oggetto può
evocare comportamenti perduti nel tempo e
resi attuali da deformazioni mentali indotte.
E così che si scoperchia l'inferno ?
A volte il male si nasconde nei modi e nelle
apparenze più impensate, è possibile che
antichi personaggi, maghi o qualunque cosa
fossero, avessero previsto di indurre delle
persone, a distanza di millenni, a compiere
azioni diaboliche ?
Ripenso alla Thule e al
potere mentale che esercitò su Hitler e sul
nazismo.
La sua storia è presente in tutti i
trattati di criminologia, Hitler non nacque
con i tratti mentali del criminale, lo diventò
dopo, forse amplificando le sue naturali
tendenze.
Ma qualcosa influì in modo
determinante sulle sue azioni malvagie e
diaboliche, qualcosa che potrebbe essere
ricollegata alla svastica e quindi alla società
Thule.
Non sempre si può credere a quanto
la realtà stessa sia agghiacciante, la follia
messa in pratica, tutte le crudeltà che ha
realizzato, non sarebbero state possibili
senza lo stimolo della fusione mitologica ed
esoterica:
la Thule, composta da personaggi
che compivano riti magici in luoghi oscuri,
lontani dagli occhi di tutti.
Prendevano
spunto dai cavalieri templari, convinti di
aver fondato un nuovo ordine religioso.
Il luogo di riunione della Thule era il castello di
Wewesburg, gli iniziati costituivano una
setta di ricercatori di reliquie che avrebbero
consentito il dominio, attraverso riti di
iniziazione diabolici.
Le ricerche si
concentrarono verso il sud della Francia a
Montsegur, sotto la regia di Otto Rahn,
influenzato dall'eresia dei catari che
sarebbero stati in possesso di un segreto di
incredibile importanza e valore.
Himmler
inviò una delle truppe più pericolose
dell'intera divisione nazista:
il Das Reich, che compì un massacro uccidendo, il 10
giugno del 1944, 642 persone tra cui oltre
200 bambini.
Per la brama di possedere
quello che era considerato il vero oggetto
del potere.
Si può trovare un'assonanza con
gli oggetti portati alla luce da Walter?
In realtà tutto è cominciato dopo.
È una
coincidenza o sussistono serie basi
d'indagine?
Chi ha visto il sigillo dopo Walter
per la prima volta?
Se devo dare credito a
questa ipotesi è da qui che devo iniziare.
Chiederò a Walter appena lo vedo.
Anche se
in realtà lui è stato il primo, ma non può
essere l'autore delle stragi, avrei potuto
sospettarlo ma è stato sempre in compagnia
di altri.
Verificare gli alibi.
Di tutti.
Quando e dove è stato commesso il primo
dei delitti?
Rivedo le annotazioni:
la sera o la
notte del 19 luglio, nel bosco vicino la villa di
Walter, quando la TV trasmette la notizia
Walter è insieme ai suoi amici a casa sua.
Ma dove si trovava la sera prima?
È lui il
mostro?
Mi sento di escluderlo
tassativamente.
Ma il dubbio rimane.
Accertare.
Carlo e Jenny, sono sempre insieme, uno dei
due è il mostro.
O tutti e due.
Luisa è una
delle vittime.
Oltre Walter loro sono le prime
persone ad aver visto l'oggetto.
Mi rendo
conto di percorrere strade grottesche. Vedo
assassini ovunque.
Annullo i miei pensieri.
Ricominciare daccapo.
Jenny si stava concentrando sulle
conoscenze del professore, parecchi colleghi
oltre ai suoi studenti.
Aveva richiesto di
sentire tutti quelli che avevano avuto motivo
di frequentarlo oltre ai laureati degli anni
precedenti.
Gli investigatori procedevano
negli interrogatori a ritmi serrati, ma fino a
quel momento non era emersa la sia pur
minima traccia di un coinvolgimento da
parte di tutte le persone sentite.
Ne
mancavano però ancora molti.
Aveva
l'impressione di percorrere una strada senza
vie d'uscita, per di più costringendo un
numero consistente di investigatori ad
effettuare azioni che avrebbero potuto
portare a nulla.
Ma che altro poteva fare se
non continuare con la sua idea, che riteneva
ancora attendibile.
Aveva ascoltato con
attenzione le ipotesi di Walter e aveva capito
che Renato gli attribuiva una certa
consistenza ma le sembrava una via che non
avrebbe portato a niente.
Solo a perdere
tempo prezioso.
L'assassino, il mostro, doveva avere
caratteristiche e comportamenti umani
anche se deviati.
Non poteva essere una
specie di fantasma evocato da strani oggetti
del passato.
Pure se del fantasma sembrava
avere le caratteristiche, infatti agiva di notte
e scompariva nel nulla.
E se fosse stato
vero?
Ricacciò il pensiero nell'interno più
nascosto della sua mente.
Non era accaduto
più nulla da molti giorni, provò a contare le
vittime, dunque:
due, le prime, verso fine
luglio nel bosco vicino la casa di Walter, poi
l'uomo sulle rive del lago, la donna nella
stradina della periferia di Riva, l'uomo
ancora sulla riva, due, un uomo e una donna
dentro il lago, il turista ad Arco, l'uomo
nell'angolo di via Pascoli e viale Cottoni, la
donna ancora sulla riva, altri due sempre
sulle rive e poi Luisa, rapita vicino al
Supermercato.
In totale 14 morti ammazzati
e in poco tempo.
Non male come media.
Era a casa, aveva lasciato l'ufficio per fare
una doccia.
Mentre pensava a tutte le
vicende.
Poi una folgorazione improvvisa,
come qualcosa che si trovava dentro di lei e
cercava di uscire, di farsi notare.
Come era
possibile che nessuno ci aveva pensato
prima.
Non poteva esserne sicura ma in quel
momento era l'ipotesi più logica, più
attendibile.
Anche se bisognava capire il
modo e il motivo.
La sua consueta freddezza
l'aveva abbandonata di fronte a quell'idea
folle, stava tremando e non si sentiva di
guidare fino all'ufficio.
Telefonò e parlò
direttamente con Renato, gli disse che aveva
avuto un'idea.
Da verificare tutta ma
abbastanza concreta.
Sto parlando con il
Procuratore capo che mi chiede a che punto
sono le indagini.
Cosa posso rispondere:
stiamo facendo del nostro meglio, la
soluzione è vicina.
Mento spudoratamente.
Il
suono del cellulare interrompe
fortunatamente quella penosa discussione.
Devo riattaccare.
E' Jenny, la prego, anzi le ordino di restare
ferma a casa.
L'avrei raggiunta
immediatamente.
La richiamo dall'auto che
procede velocissima con lampeggiante e
sirena.
La casa non è molto vicina all'ufficio.
Impiegheremo mezz'ora buona.
Il ricordo di
quello che è accaduto a Grimaldi mi sta
torturando, non riesco a toglierlo dalla
mente anche se mi rendo conto che è un
pensiero irrazionale, premo un acceleratore
immaginario.
Le dico di chiudersi dentro,
non so se mi ha sentito, la sirena fa un
rumore infernale.
Salgo i gradini a quattro a
quattro, la porta è aperta.
Come mai?
Quello
che temevo è successo, anche se non
capisco assolutamente come. Jenny è
davanti a me, la testa staccata dal corpo.
Sono costretto a guardare i suoi occhi che
hanno filmato la scena finale.
Hanno
un'espressione come di incredulità.
Forse è
la mia sensazione.
Sono disperato, mi sembra di non capire più
nulla.
Fracasso il cellulare come se fosse il
responsabile di tutto, estraggo la pistola
dalla fondina, così senza motivo.
Ho perso
completamente il controllo.
Devo riprenderlo
immediatamente.
Dovesse costarmi la vita
prenderò il mostro.
Anch'io ormai lo
identifico con questo nome:
il mostro
maledetto.
Carlo era all'università quando una volante
dei carabinieri lo prelevò per portarlo in
ufficio.
Per urgenti comunicazioni.
Gli agenti
sapevano tutto, erano turbati e addolorati,
avevano in quei giorni imparato a conoscere
Jenny, bella, intelligente e sensibile.
Tutti si
sentivano responsabili per le morti continue,
responsabili di non essere riusciti a fermare
quell'essere malvagio e diabolico che
sembrava farsi gioco di loro.
E non in una
metropoli tentacolare ma in una cittadina di
poco più di quindicimila abitanti, dove quasi
tutti si conoscevano tra loro.
Avevano
cercato ovunque, sembrava non esistere un
buco dove non avessero guardato con tutta
l'attenzione possibile.
Eppure il mostro era
li, nascosto da qualche parte, pronto ad
uscire improvvisamente dall'ombra, dal suo
personale inferno, per uccidere e
scomparire.
Portando con se i resti macabri.
Tutti erano convinti di non aver fatto
abbastanza, forse le ricerche dovevano
essere condotte con ancora più attenzione.
Forse.
Qualcosa era inevitabilmente
sfuggito.
Ma cosa?
dove cercare ancora?
Aspettiamo Carlo che non sa niente, io,
Walter e la squadra non impegnata
all'esterno.
Ci aspetta un compito
difficilissimo, sappiamo quanto la amasse,
quanto e come fossero legati da un amore
palpabile e che non avevano mai cercato di
nascondere, oltre, naturalmente, ad una
profonda intesa professionale che li
accomunava.
Carlo arriva in ufficio trafelato,
non immagina lontanamente quello che lo
attende.
Gli altri, presenti in quel momento
in ufficio, si defilano, leggono attentamente
carte che conoscono a memoria, qualcuno si
rifugia in bagno.
Li capisco perfettamente.
Io e Walter, almeno noi, abbiamo il dovere di
comunicargli la notizia, di abbracciarlo, di
condividere il suo dolore, di restare vicino a
lui per tutto il tempo necessario a smaltirne
l'impatto devastante.
Carlo comprende
immediatamente che qualcosa di grave è
accaduto.
E' che lo riguarda personalmente.
Quando Walter lo abbraccia stringendolo a
se, chiede cosa è successo a Jenny, Walter
non riesce a trovare le parole adatte ma non
ne ha bisogno.
Devo fare uno sforzo enorme
per trattenere le lacrime, non ci riesco del
tutto.
Walter, Carlo, Jenny e la povera Laura
costituivano un gruppo inseparabile, al
quale, pure se da poco, mi ero aggiunto
anch'io.
E il mostro ha colpito due volte al
cuore queste persone, allegre, gentili,
disponibili.
Giuro che prenderò il mostro e
che, anche se al di fuori della giustizia che
dovrei difendere e rappresentare, lo ucciderò
con le mie mani, voglio vederlo morire,
lentamente, tra sofferenze atroci, voglio
guardarlo negli occhi mentre muore, mentre
consegna all'inferno la sua anima dannata.
Sono passati altri giorni, tutti uguali, nessun
passo avanti nelle indagini che comunque
proseguono.
Non possiamo fare altro che
ripetere le stesse cose cercando di trovare
un invisibile spiraglio, una cosa sfuggita.
Niente.
Carlo è profondamente cambiato,
sembra invecchiato di colpo, qualche filo
bianco è spuntato improvvisamente tra i
suoi capelli, è presente ma è come se si
trovasse da un'altra parte, in qualche luogo
lontano della memoria.
Ha avuto insieme a
Jenny dei giorni felici.
Spero che i ricordi
possano in qualche modo alleviare la sua
sofferenza.
Il mostro sembra scomparso, è assurdo ma
dentro di noi speriamo che colpisca ancora,
che commetta quell'errore che stiamo
disperatamente aspettando.
Mi telefona
direttamente il Capo di Gabinetto del
Ministro, non si perde in discussioni ovvie ed
inutili, mi avverte semplicemente che hanno
deciso di affiancarmi un criminologo nel
quale ripongono la massima fiducia, mi
comunica il nome.
La conosco
perfettamente:
Helen Martini.
Ha contribuito
a risolvere parecchi crimini anche
recentemente.
È impegnata in un altro caso
ma è sollevata dall'incarico con effetti
immediati, urge la sua presenza a Riva del
Garda.
Non mi sento affatto scavalcato, anzi
il contrario, chiunque riesca a dare un
contributo nella risoluzione di questo
incredibile caso è il benvenuto.
... ( continua )..
Volete scoprire il colpevole ?
Volete partecipare al quiz ?
Nulla di più facile..
Uno di questi sarà il colpevole..
Basta inviare una email a: info@topbtw.com con il nome dell'assassino ed, ovviamente il vostro nome, cognome ed indirizzo..
I primi dieci che indovineranno il nome del colpevole avranno l'avventura di stare, per una giornata intiera, con l'editore di www.topbtw.com/
Ovviamente per parlare di letteratura, future collaborazioni, e di altre amenità del genere..
A loro assoluto rischio e pericolo..
L'incontro avverà a Mazara del Vallo - Sicilia - oppure altrove..
Quando e dove ?
Sarà la sorpresa svelata con l'ultimo episodio..
Buona lettura e.. buona caccia al colpevole!