Di solito non ci occupiamo delle miserie del partito bestemmia.
E, se in caso, lo facciamo sempre con molta riluttanza, come si conviene per motivi di profilassi, quando si maneggiano scorie
altamente tossiche.
Tuttavia, esistono momenti infami nei quali davvero lo squallore sembra tracimare ben oltre i confini dell'ordinario disgusto,
per assurgere a metafora dello schifo assoluto.
Assistere allo spettacolo immondo di un grufolante energumeno dall'aspetto porcino, che si agita tutto sudaticcio
a maniche di camicia, con la claque a comando tra fondali di cartapesta, in una specie di catacomba popolata da casi umani,
ed il cui senso sfugge ai più, di per sé costituisce già qualcosa di molto disturbante.
Ma il 'renzismo' di loggia e di lobby al governo ci aveva già abituato a questo e ben altro...
C'è qualcosa di davvero repellente in questa parodia peronista calata a Roma coi suoi amichetti brutti della parrocchietta,
che ha usato il principale partito della fu "sinistra" italiana per ricostituire la peggior Democrazia Cristiana.
Col supporto vincolante dei voti della destra.
Ancor più ributtante è osservare quell'ossequiente codazzo di vecchi compagni di merende, assurti a lacché di corte
e che ne magnificano ogni passo, pronti come sono a prostituirsi per una sedia in galleria, dopo aver venduto l'anima
e soprattutto il culo a questo insulso portaborse di provincia.
Ronald Reagan era ancora presidente degli USA, il Muro di Berlino non era ancora stato abbattuto,
il putto portava ancora i calzoncini corti e già leccava il culo a tempo pieno ad una dirigenza decrepita
in un partito eternamente al governo, tanto da diventare il simbolo stesso dell'immanenza di un potere che
poi sarebbe imploso con le ruberie di tangentopoli e l'onda d'urto delle bombe mafiose del 1992.
È l'ex chierichetto furbo che prima ha scalato i vertici del partito con un'opa ostile, e poi se ne è fatto
proclamare segretario, dopo aver fatto cambiare le regole dello statuto che ne impedivano la nomina
e che, adesso che comanda lui, invoca lealtà (o meglio, sottomissione e cieca ubbidienza) a quella stessa
ex dirigenza che ha ingannato e tradito in ogni modo possibile, quando sbavava e scalciava per ascendere al potere assoluto.
E lì celebrare se stesso, che altro non ha da offrire al di fuori delle sue smorfie da bugiardo compulsivo e del suo ottimismo
da venditore di pentole usate;
isolato dal resto del mondo in una specie di Firenze blindata, mentre all'esterno del suo bunker infuria
la rivolta sociale.
È eccezionale osservare un segretario e premier che da abusivo invoca l'espulsione della sinistra
del partito, dopo aver occupato la dimora altrui.