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ref:topbtw-593.html/ 20 Novembre 2016/A


MEDIA WORLD

" Hack-writer "

Per cercare di comprendere la grave crisi di credibilità in cui versano i "media" del circuito mainstream, a volte basterebbe semplicemente lasciar decantare gli articoli giù pubblicati sui principali quotidiani e, una volta sedimentata la notizia, rileggerli.

Perché i professionisti dell'informazione sono totalmente concentrati sulla propria opinione, da non accorgersi di tutto il resto, nell'ambito di una "grande narrazione" (la loro), funzionale ad un mondo immaginario, dove i fatti non vengono più raccontati, bensì interpretati liberamente;
slegati come sono dal corso di quegli stessi eventi, che si ha la pretesa di spiegare.

E, se in caso, i fatti si reinventano, creando cronache fittizie di un universo parallelo, dove le opinioni prevalgono sempre sul principio di realtà.

A questo punto, non si può parlare nemmeno più di giornalismo, ma di letteratura fantastica;
peraltro con risultati poco riusciti e assai discutibili.

È evidente che una "informazione" così confezionata, in assenza di riscontri oggettivi e nell'evidenza delle smentite, finisce col perdere inesorabilmente di credibilità e soprattutto di Lettori, reciso ogni contatto con il proprio pubblico.

Perché sempre più spesso e volentieri i giornalisti inseguono la propria idea innamorandosi della stessa.

E poco si preoccupano di verificare se questa poi ha attinenze effettive con il reale.

Va da sé che i risultati possono essere esilaranti...


Il perdente..

Quello che vi proponiamo, selezionato nei suoi passaggi migliori, è un pezzo magistrale di Enrico Deaglio che un tempo era un bravo giornalista, prima di diventare romanziere part-time per l'intrattenimento comico degli eventuali lettori.

Oggetto del temino, sono le elezioni presidenziali USA ed ovviamente il fenomeno Trump, descritto con le solite tinte fosche da apocalisse imminente e l'immancabile
"Reductio ad Hitlerum",
per conferire pathos drammatico e dare colore all'involtino preconfezionato:

"Questo articolo è scritto a 19 giorni dal voto;
da circa un mese tutti i sondaggi registrano la costante crescita di Clinton, che ora è data vincente sicura.

O quasi.

Per perdere, dice il New York Times, dovrebbe "sbagliare un rigore a porta vuota".

Giorno dopo giorno, Trump è calato in percentuali, finanziamenti, appoggi politici e Stati considerati sicuri.

Ha perso anche l'ultimo dibattito.

In realtà quello che gli resta riguarda noi, il "nostro" modo di interpretare le cose.

Temiamo che la rabbia del popolo verso di noi (establishment, giornalisti, 1 per cento, caste varie) sia ben più vasta di quello che appare;
che il popolo stesso sia più razzista ed egoista di quanto sembri, e che Trump lo abbia ben colto.

Non è successo così anche con la Brexit?

Però, poi, scacciamo l'incubo e ragioniamo:
davvero, sbagliare un rigore a porta vuota è impossibile;
così come il delitto in una stanza chiusa a chiave dall'interno: vincerà Hillary.

E, alla fine, a raccontarla, non sarà per niente una brutta storia.

Il romanzo di come un aspirante dittatore sia stato smascherato, di come i famosi anticorpi della società questa volta abbiano funzionato.

Di come, insomma, i nuovi Mussolini e Hitler possano essere fermati.

Almeno in America.

[...] Ci si aspettava che il partito repubblicano reagisse a tali fosche fanfaronate, ma non lo fece.

Con loro gli anticorpi non funzionarono.

E Trump si fece polpette dei vari Jeb Bush, Marco Rubio, Ted Cruz.

Quello che sembrava impossibile a febbraio, a maggio era una spaventosa realtà:
Donald Trump vinse la nomination, con un programma di isolazionismo internazionale e autoritarismo interno.

Una specie di "fascismo americano";
e la definizione non era per nulla campata in aria.

Quel Make America Great Again, infatti, assomigliava molto ad America First, il movimento simpatizzante per Hitler che dilagò in America alla fine degli anni Trenta.

C'era, allora, come ora nelle parole di Trump, il disprezzo verso gli immigrati, la nostalgia per l'America bianca in cui una élite comanda e i peones lavorano.

C'era razzismo, evidente.

Trump disprezzava i neri, gli ispanici, i disabili, le donne, il politicamente corretto.

Aveva piuttosto il culto della forza, e del denaro.

E i sociologi dicevano che la sua forza stava nella classe operaia americana, o quello che ne rimaneva.

I valori del socialismo uniti a quelli della nazione, appunto.

[...] Oggi, Trump è finito. Non ci sarà nessun muro e nessuna deportazione.

L'America continuerà ad essere un Paese democratico;
non adatta a dittatori.

Come hanno fatto? Hanno per caso qualche consiglio da darci?"

Enrico Deaglio
"Come si ferma un Trump"
(28/10/2016)

Fortunatamente NO!
Visti gli esiti elettorali, faremo a meno di certi consigli.

Il problema dei profeti improvvisati è che, nella loro sicurezza acquisita da un presunto livello intellettuale superiore, tendono ad anticipare le proprie previsioni in un periodo storico immediatamente verificabile.

Tecnicamente parlando, l'esito assume valore retorico e si chiama:
"figura di merda"!


( Sendivogius )

Deaglio

Nota dell'Editore.
Posso assicurare, per esperienza e testimonianza diretta, che in un preciso caso ( e non é quindi detto pure in questo ) l'autore non é uno solo ma..
In effetti si avvale di un team di "scrittori-fantasma" che preparano il volumetto poi immeditamente stampato dall'amico editore.
Ma che nessuno legge..

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