La possibilità che la fiducia sia votata solo dalla Camera ( e non più anche dal Senato )favorisce la formazione di maggioranze politiche
omogenee e quindi la relativa stabilità dei Governi.
Ma gli articoli della Costituzione che riguardano le funzioni del Governo e del Presidente del Consiglio non vengono modificati.
Non esiste quindi il rischio di un'eccessiva concentrazione di potere nelle mani dell'esecutivo a scapito del Parlamento.
Anzi, con la previsione di limiti più netti per il ricorso ai decreti Legge, il Parlamento tornerà finalmente ad essere il luogo
centrale nella formazione delle Leggi.
Grazie all'introduzione delle "Leggi alla carta", il Governo potrà chiedere che per i provvedimenti ritenuti prioritari
l'esame e la votazione parlamentare avvenga entro 70 giorni.
In questo modo si ridurrà sensibilmente la pratica dei "voti di fiducia" e quella dei "maxi-emendamenti" che hanno
strozzato fino ad oggi il dibattito parlamentare.
E' anche pure quindi assolutamente falso che un partito, da solo, sia in gradi di eleggere il Presidente della Repubblica
ed i Giudici della Corte Costituzionale.
Infatti il Presidente della repubblica potrà essere eletto con i voti dei due terzi dei deputati
e dei senatori, riuniti in seduta comune, durante i primi tre scrutini.
Da quarto scrutinio in poi è sufficiente la maggioranza dei tre quinti dell'assemblea, mentre dal settimo scrutinio
è sufficiente la maggioranza dei tre quinti dei votanti.
Dunque, ne consegue, che è praticamente impossibile che un solo partito possa avere i numeri sufficienti
per eleggere il Capo dello Stato, a meno che le opposizioni da settimo scrutinio in poi, decidano di uscire dall'Aula.
Ma perché mai dovrebbero farlo ?
Anche l'elezione dei giudici della Corte Costituzionale è stata modificata tenendo conto della
rappresentanza e delle istanze dei territori:
tre giudici saranno infatti eletti dalla Camera dei Deputati
e due giudici dal Senato, ovvero da quella che, di fatto, potrebbe essere la nuova "Camera delle Regioni"
Le regioni, in effetti, avranno tutti i loro poteri immutati.
Non è infatti vero che ne avranno di meno.
Non esisterà più la cosiddetta "legislazione concorrente",cioè quelle materie per le quali la competenza era divisa tra Stato e Regioni.
Una suddivisione che ha determinato numerosi conflitti di attribuzione di fronte alla Corte Costituzionale ed un conseguente stallo
nell'applicazione delle Leggi.
Con la riforma, invece, lo stato avrà competenza esclusiva sulle materie che riguardano l'intero Paese, come la tutela della salute,
le politiche sociali, l'istruzione, la formazione professionale, le attività culturali ed il Turismo.
Le regioni invece manterranno le scelte rilevanti per gli ambiti di interesse regionale e potranno continuare a declinare
le scelte unitarie dello Stato sulla base delle esigenze connesse alle comunità ed al territorio.
Esse inoltre potranno richiedere - se manterranno in ordine i propri conti- di intervenire in ulteriori materie ,
come, per esempio, le politiche attive del lavoro, la tutela dei beni culturali, dell'ambiente, del governo del territorio.
Inoltre potranno sempre partecipare alle scelte nazionali attraverso i propri rappresentanti nel nuovo Senato, che è , in realtà,
una "Camera delle Regioni".
La riforma introduce inoltre la cosiddetta "clausola di salvaguardia" che consentirà allo Stato di intervenire con
proprie Leggi anche nella materie di competenza regionale, per salvaguardare l'unità e gli interessi nzionali.
Ma in questo caso, il Senato, che appunto rappresenta le Regioni e le Autonomie, avrà un peso maggiore sulle scelte effettuate.
( Giorgio Comerio )