È morto Fidel Castro.
Le roi est mort, vive le roi!
Ora, si possono pensare e dire molte cose buone o cattivissime del lìder maximo della Rivoluzione cubana,
che comunque sia, piaccia o non piaccia, è stato uno dei protagonisti più complessi (e longevi) della storia del '900,
segnando un'epoca e soprattutto un'utopia;
più di quanto i nani ed i pagliacci cotonati, che si agitano nel verminaio di questo orrido squarcio di XXI secolo, saranno mai...
Fu un uomo duro?
Certo! Fece degli errori?
Infiniti!
Fu un despota narcisista col gusto del potere?
Sì anche (ma non solo), vogliamo parlare pure di tanti sedicenti "statisti" democratici?!?
Soprattutto, è stato l'uomo che (con molti altri) osò sfidare un impero.
E vinse!
Fu così che un'insignificante isola caraibica si trasformò in una moderna Tortuga, mantenendo la sua indipendenza
e dignità, nell'arcipelago delle repubblichette bananiere che costellano da sempre quello che gli USA,
sotto ogni amministrazione, considerano il loro esclusivo "cortile di casa", da gestire per procura
su mandato coloniale, soggiogare col ricorso sistematico al terrorismo di stato, e utilizzare
Come immenso laboratorio economico neo-liberista (prima che le ricette venissero imposte al mondo intero) su scala continentale.
S'è visto poi quali erano le alternative considerate accettabili (ed invocate) al governo castrista..
.
E lo chiamarono embargo.
Fu vera gloria?
A posteri l'ardua sentenza...
Noi critichiamo Fidel, ma non lo condanniamo.
Lasciamo le considerazioni ad altri, tanto sarebbe impossibile per noi esaurire l'argomento in così poche righe.
E di più non aggiungiamo.
Quello che invece proprio non ci riesce di capire è per quale imperscrutabile legge della trascendenza su ogni fatto,
evento, sbadiglio, vero o presunto tale che sia, sistematicamente, puntuale come
un orologio rotto che segna l'ora esatta due volte al giorno, ogni volta
ci dobbiamo sorbire l'immancabile omelia di San Roberto Saviano:
l'Oracolo vivente per l'intrattenimento gerontologico da varietà finto impegnato,
che ogni volta dispensa le sue perle di ovvietà e pregiudizi di saggezza.
E che dal cantuccio nel quale vive rintanato in esilio volontario, come auto-recluso guardato a
vista (tanta è la paura che s'è preso l'ultima volta), non resiste all'irrefrenabile impellenza
di pontificare su tutto e su tutti.
E farlo massimamente su cose che non conosce e delle quali ignora tutto, quasi che l'esternazione gratuita (ed inutile)
rispondesse all'esigenza primaria di mantenere in vita la propria leggenda di carta, difendendo
se stesso dall'ombra sempre incombente dell'oblio che grava sui predicatori da salotto.
Insomma, uno di quelli che per sopravvivere ha bisogno di creare dei "casi" mediatici attorno alla morte
altrui, purché non ci si scordi di lui...
E per la bisogna parla come un Trump qualunque.
I nani, i pagliacci, ed i giganti.
Per l'appunto!