Tutto al contrario della narrazione catastrofista della stampa Ue, per molti gruppi industriali europei la
Brexit "dura" sarà una grande occasione di investimenti produttivi in Gran Bretagna.
Tra costoro c'è Carlos Tavares, amministratore delegato di Psa,
il gruppo automobilistico francese che ha acquistato la divisione europea dello statunitense General Motors, inclusa la Opel
e comprendente anche la casa automobilistica britannica Vauxhall, che ha promesso di rafforzare la presenza nel Regno Unito
nell'eventualita' di una Brexit "dura", ovvero dell'uscita del paese non solo dall'Unione Europea ma anche dal mercato unico.
Ovviamente questa notizia è stata "trascurata" dai mezzi di informazione nel perimetro della Ue e specialmente da quelli italiani,
tutti presi invece a tessere le lodi dell'incontro di ieri a Versailles voluto da Hollande (con un piede già fuori dall'Eliseo)
con Gentiloni, a capo di un governo evanescente, la Merkel, che è stata scavalcata da Schulz nei sondaggi,
e infine con Rajoy che guida un governo in Spagna senza maggioranza, appeso ogni giorno all'astensione in Parlamento del Psoe.
Leggendo invece il Financial Times di oggi, si scopre che il numero uno del gruppo automobilistico di dimensioni europee Psa,
ritiene che l'ipotesi della Brexit "dura" senza negoziato con la Ue potrebbe rappresentare
"una grande opportunita'"
perche', se fossero introdotte tariffe, dovrebbe essere sviluppata una base di fornitori nel paese,
annunciando che anche altri produttori internazionali potrebbero potenziare la produzione in Gran Bretagna.
Il suo impegno potrebbe placare le preoccupazioni dei sindacati - ovviamente laburisti - per il
futuro dei circa 3.400 posti di lavoro negli stabilimenti di Ellesmere Port e Luton che invece di rischiare
il posto di lavoro con la Brexit come raccontano i laburisti, viceversa potrebbero vedere aumentata l'occupazione.
Tavares nell'intervista pubblicata oggi dal Financial Times ha accennato anche al sostegno del governo May, spiegando
che Downing Street dovrebbe lavorare per agevolare la costruzione di questa base di fornitura,
per permettere alle case automobilistiche di comprare piu' componenti nel mercato locale in
modo da dare un ulteriore importantissimo sviluppo alle industrie britanniche.
Le sue parole fanno eco a quelle della compagnia giapponese Nissan, che la scorsa settimana
ha detto che servirebbe un fondo di cento milioni di sterline per incoraggiare piu'
fornitori di componenti a produrre nel Regno Unito invece che nella Ue.
Nissan possiede l'impianto di Sunderland, il piu' grande e tra i piu' efficienti del paese,
che importa poco meno del 60 per cento dei componenti e si troverebbe in grave difficolta' con l'applicazione di dazi
sulle importazioni, se la Ue per ritorsione li applicasse all'export verso il Regno Unito.
Lo stesso varrebbe per Ellesmere Port, che ne importa tre quarti.
Quindi, la possibilità che con i giusti incentivi la Gran Bretagna diventi la
piattaforma europea e anche mondiale per la produzione di automobili e mezzi di trasporto si sta concretizzando
proprio grazie alla possibilità di Brexit "dura".
L'amministratore delegato di Psa, Tavares, ha garantito nell'intervista rilasciata al Financial Times che saranno
rispettati gli accordi lavorativi esistenti, e sull'innalzamento dell'occupazione
a lungo termine, ha dichiarato che dipendera' dalle performance.
E sopratutto dalla Brexit più dura possibile.