da Strasburgo
Venerdì 7 aprile si è tenuta una riunione dell’Eurogruppo dedicata all’applicazione del piano di aggiustamento strutturale per la Grecia.
FMI, BCE e Commissione europea stanno chiedendo alla Grecia di ridurre la fascia per le esenzioni fiscali,
di tagliare ulteriormente la spesa pensionistica e di continuare nell’azione di liberalizzazione del mercato del lavoro.
È evidente come, al contrario di ciò che viene abitualmente affermato, la Grecia sia tuttora ostaggio dei dogmi liberisti.
In una situazione caratterizzata da un 35% di popolazione a rischio povertà e da una disoccupazione al 23%, nonostante,
tra il 2009 e il 2014, la spesa pubblica sia stata ridotta del 31%, le istituzioni appena citate e diversi Stati membri
pretendono ulteriori tagli.
Chiedono ulteriori riduzioni alle pensioni, affermando che il sistema greco sia troppo generoso, quando in realtà la
condizione dei pensionati in Grecia è ben peggiore di quella di qualsiasi altro Stato membro.
Il governo greco è quindi costretto dal FMI e dalle altre istituzionali ad agire seguendo il loro preciso mandato.
E ciò nonostante la Commissione abbia in più occasioni sottolineato come ciò vada contro l’acquis sociale europeo.
E mentre si rimprovera ai Greci di non rispettare le regole vigenti in Europa, al tempo stesso si chiede loro di discostarsi
da quelle stesse regole quando queste riguardano i diritti sociali e del lavoro.
Così facendo, l’immagine che viene fornita, quella cioè di un’Europa che impone unilateralmente ad uno Stato
membro di derogare rispetto ai principali diritti sociali, altro non fa che alimentare lo scontento delle popolazioni
europee rispetto alle istituzioni che le governano, accelerando così il processo di disintegrazione dell’Unione europea.
Abbiamo bisogno di farla finita con le politiche di austerità e di avviare una sostanziale riduzione del debito greco che spiani
finalmente la strada alla ripresa economica e ad una crescita inclusiva per le fasce più svantaggiate.
Ad essere chiesto ad esempio è il completo smantellamento della contrattazione collettiva e di tutte quelle norme di diritto del lavoro volte
a tutelare dai licenziamenti collettivi.
( Sergio Cofferati )