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ref:topbtw-864.html/ 25 Maggio 2017/A


VENETO BANCA ?

LA UE-BCE NO:
LA PRIMA FORSE SI SALVA
LE ALTRE DUE KAPUTT

MILANO -

La vicenda delle tre banche italiane da salvare, MPS, BPVI e VenetoBanca sembra assumere sempre più i contorni della farsa se non della tragedia.

Mentre i tedeschi hanno sistemato le loro banche traballanti facendo ampio ricorso ad aiuti pubblici, per quelle italiane si prospetta il fallimento o quasi.

E’ di queste ore la notizia che per le due banche venete, oltre alla ricapitalizzazione precauzionale da parte dello stato, viene richiesto da parte degli oligarchi ue anche un nuovo intervento privato per circa 1 miliardo di euro, 1.936.270.000.000 di vecchie lire, e questo perché la “ricapitalizzazione precauzionale” non può farsi carico dei crediti marci già accertati.
Questo significa che dovranno essere venduti a valore di mercato, con ulteriori perdite a bilancio che richiederebbero appunto circa un miliardo di risorse fresche da trovare tra investitori privati.
Chi possa essere così pazzo da fare un investimento a perdere, dopo la voragine che neppure Atlante è riuscito a coprire, non è dato sapere.

L’unica cosa certa è che senza questo intervento privato, non ci sarà l’ok da parte del IV Reich al salvataggio pubblico.

A questo c’è da aggiungere un aspetto tutt’altro che insignificante: gli azionisti di Popolare di Vicenza, che hanno accettato le somme proposte dall’istituto di credito per transare ed evitare cause civili, potrebbero vedersele tassate con aliquota progressiva, aggiungendo al danno la beffa!

Questo accade perché la banca, ben attenta ai propri interessi, ha sempre usato il termine “ristoro” e non “rimborso danni subiti”.

Questa sottigliezza fa sì che le somme percepite dagli azionisti Popolare di Vicenza non possano finire in tassazione separata, ma in cumulo agli altri redditi, facendo così lievitare lo scaglione di tassazione.

In una parola: bastonati due volte.

Chiaramente, se si fosse usato il termine “rimborso danni subiti”, sarebbe stata un’ammissione di responsabilità che il management dell’istituto si guarda bene dal volersi prendere.

Tuttavia se Sparta piange, Atene non ride: anche la vicenda del Monte dei Paschi di Siena, la banca più antica al mondo, sopravvissuta e guerre, invasioni, carestie e cataclismi vari, ma non ai manager in quota piddì potrebbe portare ad un nuovo bagno di sangue.

Infatti, oltre al massacro di azionisti ed obbligazionisti, ci sarà quello dei lavoratori:
bce e commissione chiedono infattti 10.000 licenziamenti su un totale di 25.000 dipendenti.

Diecimila famiglie che vedranno drasticamente ridursi le loro entrate non per colpa loro, ma per l’incapacità più o meno voluta del management di gestire la banca di Rocca Salimbeni.

Quello che mal sopportiamo, di tutta questa vicenda, è che a parità, se non situazione peggiore, i padroni del vapore della ue, ovvero i tedeschi e, in misura minore i francesi, hanno sistemato le loro banche infischiandosene del “divieto di aiuti di stato” piuttosto che dei vincoli di bilancio, tutte cose che vengono al contrario richieste e pretese da noi.

A questo si somma il fatto che al momento nessuno dei responsabili di questi immani disastri, siano politici piuttosto che manager, abbia minimamente pagato il conto e che, anzi, quest’ultimo sia stato presentato più e più volte a chi ha avuto la sola colpa di essersi fidato del proprio direttore di filiale quand’anche non dello sportellista.

Un governo degno di questo nome avrebbe già sbattuto i pugni sul tavolo degli oligarchi di bruxelles e se ne sarebbe infischiato dei vari “sacri parametri”, che valgono sistematicamente per i paesi mediterranei e mai per la germania ed i suoi alleato.

Sfortunatamente per noi, non abbiamo una classe politica, ma solo dei maggiordomi di interessi altrui, questo, almeno, fino alla prossima tornata elettorale, sempre che non escogitino un sistema di voto per perpetuare questo sistema.


Cortesia di: Luca Campolongo

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