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Ed ora i vini dealcolizzati?
NORMATIVA
Tra regolamenti, direttive e leggi non sempre è facile orientarsi.
Da un lato c’è l’Europa
con il Regolamento UE 2021/2117 del 2 dicembre 2021, la normativa che ha autorizzato e regolamentato la produzione e commercializzazione
di vino totalmente o parzialmente dealcolato nell’Unione Europea, con tanto di motivazione:
“Vista la domanda crescente da parte dei consumatori di prodotti vitivinicoli innovativi che hanno un titolo alcolometrico effettivo
inferiore a quello stabilito per i prodotti vitivinicoli nell’allegato VII, parte II, del regolamento (UE) n. 1308/2013, dovrebbe
essere possibile produrre tali prodotti vitivinicoli innovativi anche nell’Unione”.
Si tratta però di un Regolamento e non una direttiva, quindi direttamente applicabile negli Stati membri.
Nel nostro paese a trazione enoica, il Testo Unico della Vite e del Vino (Legge n. 238 del 12 dicembre 2016) pone alcune problematiche,
non essendo perfettamente allineato alla normativa europea.
Ad esempio non è consentito alle imprese vitivinicole italiane di iniziarne
la produzione negli stabilimenti vitivinicoli, considerato il divieto della detenzione di alcune sostanze negli stabilimenti enologici.
Dovrebbe anche essere permessa la detenzione momentanea dell’alcol prodotto dal processo di dealcolizzazione prima che questo venga
denaturato e quella dell’acqua ottenuta nel corso dello stesso processo.
Su questi ed altri temi, il Ministero dell’Agricoltura
ha recentemente inviato uno schema di decreto relativo ai vini dealcolati e parzialmente dealcolati elaborato a seguito di un confronto
con l’agenzia delle dogane e con l’Icqrf (Ispettorato per il Controllo della Qualità e Repressione Frodi).
PRODUZIONE
Evaporazione sottovuoto, tecniche a membrane, distillazione, questi i tre i processi di dealcolizzazione autorizzati.
Nelle tecniche evaporative il risultato in termine di dealcolazione è che da un lato si ottiene il vino dealcolato e dall’altro l’acqua
di vegetazione del vino ricca in alcol, che può variare dal 30% al 40%, fino ad arrivare in alcuni casi all’80-85% in caso di rettifiche particolari.
La caratteristica in comune è che i processi di dealcolizzazione utilizzati non devono dare luogo a difetti dal punto di vista organolettico.
In base all’attuale normativa, non è possibile produrre vino biologico dealcolato.
Sono state infatti autorizzate alcune nuove pratiche enologiche per la produzione di vino dealcolato convenzionale,
dal momento del riconoscimento legale del vino dealcolato come prodotto vitivinicolo, ma queste non sono tra
quelle autorizzate per la produzione di vino biologico.
La Commissione Ue sta però esaminando la questione, in relazione
all’obiettivo Ue di raggiungere il 25% dei terreni agricoli destinati all’agricoltura bio entro il 2030.
Va fatta una distinzione tra dealcolizzazione totale, che riguarda i prodotti per i quali il titolo alcolometrico effettivo
del prodotto non è superiore allo 0,5%; e la dealcolizzazione parziale, se il titolo alcolometrico effettivo del prodotto
è superiore allo 0,5% e inferiore al titolo effettivo minimo della categoria che precede la dealcolizzazione.
CONSUMI
Secondo vari studi recenti,
negli stati tradizionalmente tra i maggiori consumatori, il consumo annuo pro capite di vino tende a diminuire.
A livello globale, il 50% della popolazione non consuma bevande alcoliche per motivi religiosi o perché non le considera
nel proprio regime alimentare.
MERCATO
Il mercato dei vini dealcolati sembra avere un grande potenziale, in parte già espresso.
Nel 2021, il mercato della dealcolizzazione valeva 7,5 miliardi di euro, di cui 322 milioni di euro per
il vino parzialmente o totalmente dealcolato.
I vini aromatizzati e i vini non aromatizzati hanno prospettive di crescita notevoli:
tra il più 7% e il più 10% di incremento annuo, in tutte le regioni del mondo, mentre la crescita annuale del consumo
di vino “classico” è stimata all’1%.
Nel periodo 2018-2023 le vendite di vini fermi parzialmente o totalmente dealcolati sono cresciute del 13% e quelle
dei vini fermi parzialmente o totalmente dealcolati del 5,6%.
Entro il 2025, il mercato globale della dealcolazione potrebbe avere un valore complessivo di 30 miliardi di dollari,
di cui l’80% sarà rappresentato dalla birra analcolica.
Il mercato dei vini parzialmente o totalmente dealcolati rappresenta 322 milioni di euro e 42 milioni di litri,
con i vini spumanti che contano per il 70% del totale sia in valore che in volume.
I principali mercati sono Francia (166 milioni di euro), Germania (69,3 milioni di euro), Italia (30,6 milioni di euro) e Spagna
(15 milioni di euro).
I vini aromatizzati, invece, rappresentano un valore di 16 milioni di euro e un volume di 2 milioni di litri (0,3% in volume e 0,6% in valore).
I principali Paesi consumatori sono Francia (7,6 milioni di euro), Spagna (4 milioni di euro) e Germania (1,5 milioni di euro).
ETICHETTE
Uno scenario dove si stanno affacciando anche nomi importanti del vino tradizionale.
Dal lancio dello spumante Steinbock Alcohol free Selection Dr.Fisher di Hofstätter, che nasce a partire dal Riesling Kabinett “Steinbock”
di Hofstätter e grazie a un moderno processo di distillazione sottovuoto viene privato dell’alcool, mantenendo inalterati le
caratteristiche organolettiche del varietale.
Oppure come Zonin, che tra i nuovi prodotti presentati lo scorso anno, ha puntato su Cuvée Zero, con un profilo aromatico
simile al vitigno Glera ma con zero alcol, un prodotto che mirq a raggiungere il crescente segmento di consumatori nei
mercati strategici che includono:
Germania, Regno Unito, Francia, Australia, Belgio e Svezia.
Myalcolzero una giovane e dinamica realtà italiana nata nel 2019 da un’idea di Luca Sonn che sentì parlare per la prima volta
di vino dealcolato nel 2015, diventato un un punto di riferimento del settore, specializzata nella realizzazione di prodotti
customizzati, export, vendita diretta e consulenza.
Nosecco nel 2017 è stato presentato per la prima volta alla London Wine Fair, in seguito alle denunce del consorzio del Prosecco (DOC),
il marchio francese senza alcol è stato poi rilanciato come Nozeco nel 2021 ed è diventato il marchio di vino analcolico più
venduto nel Regno Unito.
Anche la cantante Kylie Minogue ha lanciato uno spumante rosé analcolico nell’ottobre 2022, che è diventato rapidamente
un successo di vendite sul mercato.
In Francia invece sta spopolando lo spumante analcolico French Bloom, lanciato nel 2021 e ora disponibile in 28 paesi in tutto
il mondo, co-fondato da Maggie Taittinger che ha dichiarato.
“Presto berremo vini di qualità grand cru senza alcol”.
( Redazione - BEVERFOOD - )
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