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ed altro ancora...
Il WEF non vuole vietare ai cittadini di «coltivare il proprio cibo»
Il 13 ottobre 2024 è stato pubblicato su X lo screenshot di un articolo del 6 ottobre intitolato, in inglese:
“Il WEF chiede di vietare gli alimenti prodotti in casa per fermare il “riscaldamento globale”».
L’autore del post commenta:
«Il World Economic Forum (WEF) chiede ai governi di vietare per legge alle popolazioni di coltivare il proprio cibo.
Secondo il WEF, gli orti casalinghi distruggono l’ambiente e vanno vietati».
Si tratta di una notizia falsa.
L’articolo è stato condiviso da Slay News, sito che nelle proprio info specifica di essere un società di «media alternativa» e che
ha già diffuso informazioni false sul World Economic Forum e sui vaccini anti-Covid.
Slay News aveva già pubblicato la stessa notizia falsa anche a marzo 2024.
Nell’articolo si legge che il WEF avrebbe chiesto ai governi di vietare ai cittadini di coltivare il proprio cibo,
dal momento che uno studio «condotto da scienziati dell’Università del Michigan finanziati dal WEF», e pubblicato sulla rivista Nature Cities,
avrebbe scoperto che «“l’impronta di carbonio” del cibo coltivato in casa starebbe “distruggendo il pianeta”».
Il WEF, però, non ha mai avanzato una proposta del genere, come confermato da un portavoce ai fact-checker di Factly.
Anzi, il Forum considera gli orti dei cittadini non solo «un metodo sostenibile per coltivare il proprio “cibo sano”», ma anche
«un approccio innovativo verso uno stile di vita urbano rispettoso dell’ambiente».
Il Forum, inoltre, non ha finanziato lo studio (o i suoi ricercatori) citato da Slay News, che è stato pubblicato
a gennaio 2024 e si intitola “Confronto tra le impronte di carbonio dell’agricoltura urbana e convenzionale”.
Jason Hawes, uno degli autori, ha dichiarato ai fact checker di Australian Associated Press (AAP) che «lo studio non ha ricevuto
alcun supporto dal World Economic Forum, e noi (gli autori) non abbiamo alcun legame con il WEF».
Lo studio in questione analizza 73 orti urbani in Europa e negli Stati Uniti per confrontare i prodotti derivanti da questo
tipo di agricoltura con quelli dell’agricoltura convenzionale.
I risultati, si legge dalla ricerca, suggeriscono che il cibo prodotto negli orti urbani analizzati ha una maggiore
impronta di carbonio (quantità di emissioni di gas serra) rispetto a quello prodotto nelle aziende agricole convenzionali.
Tra le colture considerate, solo i pomodori e gli asparagi coltivati in città sono risultati a minore intensità di carbonio rispetto alle
versioni coltivate in modo convenzionale.
In nessuna parte dello studio vengono però menzionati suggerimenti o divieti ai cittadini di coltivare i propri orti.
Jason Hawes ha confermato ai fact-checker di Science Feedback che la ricerca non vuole chiedere di vietare l’agricoltura e il giardinaggio urbano.
«Il nostro team ha più di un secolo di esperienza nello studio dei numerosi benefici personali e per la comunità che questi siti
di coltivazione urbana producono.
Nessuna delle nostre raccomandazioni implica il divieto di questa pratica».
Anzi, Hawes e i suoi colleghi avevano suggerito alcuni consigli e buone pratiche per far sì che l’agricoltura urbana abbia un impatto ambientale
meno importante, per esempio «coltivando colture che sono tipicamente coltivate in serra o trasportate per via aerea, mantenendo i siti
di agricoltura urbana per molti anni e sfruttando la circolarità (i rifiuti come input)».
( Redazione )
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