ref:topbtw-4102.html/ 8 Novembre 2024
Il ruolo delle api e degli altri impollinatori in termini di mantenimento della biodiversità e di salubrità alimentare è da tempo riconosciuto,
non solo dal mondo scientifico, ma anche dall'opinione pubblica, che vede nel miele un alimento goloso e salutare al contempo.
Proprio per questo il settore delle api e del miele ha raggiunto negli ultimi anni valori significativi:
con oltre 22 mila aziende agricole e più di un milione di alveari, l'Italia è al 6° posto in Europa per numerosità di alveari, di cui circa
l'80% gestiti da apicoltori professionali, un trend in continua crescita, se si confrontano i dati degli ultimi 2 censimenti ISTAT
(nel 2020 si registra + 57% di alveari a livello nazionale, rispetto al 2010).
Dal 2016, inoltre, il settore può contare su rilevazioni più precise e sistematiche grazie all'istituzione della Banca Dati Apistica (BDA)
che rileva una crescita costante di aziende (anche prive di terreno agrario), di apicoltori (72.000 tra i professionali e coloro che producono
per autoconsumo) e di alveari (oltre 1,6 milioni).
Oltre la metà delle aziende apistiche, si concentra nelle regioni del Centro Nord, mentre quelle meridionali sono numericamente inferiori,
ma mediamente più grandi, anche se con dimensioni molto piccole di SAU (oltre il 50% non arriva a un ettaro di Superficie Agricola Utilizzata).
Nella maggior parte dei casi (74%) si tratta di aziende caratterizzate da un orientamento produttivo misto, che comprende sia attività
di coltivazione che di allevamento.
Un comparto che può contare, in questi ultimi anni, su una crescente attenzione alla tematica api e impollinatori, anche dal punto di vista
scientifico e istituzionale, con azioni e programmi di sostegno nazionali ed europei.
Alla filiera delle api e del miele italiana, per la programmazione 2023-2027, sono stati destinati oltre 80 Milioni di Euro
(complessivamente 83,8 milioni di euro), risorse per il 30% stanziate dalla PAC (25,1 Mio €) e per il 70% (58,6 Mio €)
cofinanziate con risorse nazionali.
La relazione con l'attività agricola è fortissima: oltre alle questioni legate alla qualità degli ecosistemi,
nel rapporto si stima che oltre il 30% del valore economico delle produzioni vegetali derivi dalle coltivazioni che beneficiano dell'azione
di impollinazione delle api.
La produzione nazionale che nel 2022 ha raggiunto circa 23.000 tonnellate - in forte ripresa rispetto all'anno 2021, quando la produzione
si era fermata a 12.450 tonnellate (dati Osservatorio Nazionale Miele) resta però insufficiente rispetto alla domanda, per cui le importazioni
raggiugono le 26.500 tonnellate circa, pari a 100,8 Mio €.È quanto emerge dal Rapporto CREA "Api e Miele:
opportunità: potenzialità e minacce per una filiera essenziale", realizzato grazie alla collaborazione dei centri di ricerca del CREA
Politiche e Bioeconomia, Agricoltura e Ambiente, Alimenti e Nutrizione e Orticoltura, Frutticoltura e Agrumicoltura,
nell'ambito delle attività delle Rete Rurale Nazionale.
Il Rapporto esplora ed analizza con un approccio integrato e multidisciplinare tutti i molteplici aspetti del settore:
dalle questioni strutturali alle dinamiche di mercato, dalla sostenibilità dell'attività apistica e delle aziende che se ne
occupano e dei sistemi agricoli e agroforestali che ospitano le api, fino ad arrivare agli aspetti qualitativi e alle caratteristiche
e alle proprietà salutistiche delle produzioni.
A cura di Micaela Conterio
( Redazione )
La chiosa dell'editore.
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