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La storia dei mattoncini Lego “accusati di omofobia” non è proprio com’è stata raccontata

Da qualche giorno in Italia e nel resto del mondo si sta parlando con toni piuttosto sconcertati di un’accusa di omofobia mossa ai popolari mattoncini del marchio Lego nientemeno che dal Science Museum di Londra.

La storia è venuta alla luce grazie a un articolo del quotidiano britannico The Telegraph inizialmente intitolato
“I Lego possono essere anti-LGBT, afferma il Museo della Scienza”
e in seguito modificato eliminando dal titolo il riferimento “anti-LGBT”.

Secondo un editoriale pubblicato dal giornalista Mattia Feltri su La Stampa e molto circolato online,
«Al Museo della scienza di Londra un’audioguida informa i visitatori sulla natura intrinsecamente patriarcale e omofoba dei mattoncini di Lego».

Feltri prosegue spiegando che «Per loro essenza, infatti, i mattoncini di Lego si incastrano seguendo tecniche simili a quelle dell’accoppiamento sessuale, con mattoncini che penetrano altri mattoncini, ovvero con mattoncini penetrati da altri mattoncini.

Lo schema è tipicamente eterosessuale, dice la guida, e induce a pensare all’eterosessualità come l’unica normalità possibile».

L’autore dell’articolo conclude spiegando di essere rimasto «molto turbato dalla riflessione.

In Italia la storia dei Lego “accusati di omofobia” è stata rilanciata, tra gli altri dai quotidiani Libero (“Non si salva neppure il Lego: ‘È omofobo’”) e Il Giornale (“L’ultimo delirio woke: i Lego possono essere omofobi”), dal sito di Nicola Porro (“‘I mattoncini Lego sono omofobi’.

Il delirio by Museo della Scienza”) e dal deputato di Fratelli d’Italia Giovanni Donzelli. La notizia del Telegraph è stata commentata utilizzando l’emoji del clown anche da Elon Musk.

( Redazione )


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