ref:topbtw-4189.html/ 23 Marzo 2025
In Italia l’introduzione dei dazi voluta dall’amministrazione Trump potrebbe penalizzare, in particolare, le esportazioni del Mezzogiorno.
A differenza del resto del Paese, infatti, la quasi totalità delle regioni del Sud presenta una bassa diversificazione dei prodotti
venduti nei mercati esteri.
Pertanto, se dopo l’acciaio, l’alluminio e i loro derivati gli USA – e, a catena, altri Paesi del mondo – decidessero di innalzare
le barriere commerciali anche ad altri beni, gli effetti negativi per il nostro sistema produttivo potrebbero abbattersi maggiormente
nei territori dove la dimensione economica dell’export è fortemente condizionata da pochi settori merceologici.
L’analisi realizzata dall’Ufficio studi della CGIA si fonda sulla misurazione dell’indice di diversificazione
di prodotto dell’export per regione;
parametro che pesa il valore economico delle esportazioni dei primi 10 gruppi merceologici sul totale regionale delle vendite all’estero.
Laddove l’indice di diversificazione è meno elevato, tanto più l’export regionale è differenziato, risultando così
meno sensibile a eventuali sconvolgimenti nel commercio internazionale.
Diversamente, tanto più è elevata l’incidenza del valore dei primi 10 prodotti esportati sulle vendite all’estero complessive,
quel territorio risulta essere più esposto alle potenziali congiunture negative del commercio internazionale.
Le regioni più a rischio sono Sardegna, Molise e Sicilia
La regione che a livello nazionale presenta l’indice di diversificazione peggiore è la Sardegna (95,6 per cento), dove domina
l’export dei prodotti derivanti della raffinazione del petrolio.
Seguono il Molise (86,9 per cento) – caratterizzato da un peso particolarmente elevato della vendita dei
prodotti chimici/materie plastiche e gomma, autoveicoli e prodotti da forno – e la Sicilia (85 per cento), che presenta
una forte vocazione nella raffinazione dei prodotti petroliferi.
Tra le realtà territoriali del Mezzogiorno, solo la Puglia presenta un livello di diversificazione elevato (49,8 per cento).
Un dato che la colloca al terzo posto a livello nazionale tra le regioni potenzialmente meno a rischio da un’eventuale estensione
dei dazi ad altri prodotti merceologici.
Le meno coinvolte parrebbero la Lombardia e il Veneto.
Ad eccezione della Puglia, le aree geografiche teoricamente meno in pericolo sono tutte del Nord.
La Lombardia (con un indice del 43 per cento) è ipoteticamente la meno a “rischio”.
Seguono il Veneto (46,8), la Puglia (49,8), il Trentino Alto Adige (51,1), l’Emilia Romagna (53,9) e il Piemonte (54,8) (vedi Graf. 1 e Tab. 1)…
(Redazione CGiA - Mestre)
Link:
https://www.cgiamestre.com/dazi-a-rischio-lexport-delle-regioni-del-sud/
Dazi ed imposte sulle importazioni ?
Il miglior incentivo per contrabbando, per triangolazioni commerciali, per lo sviluppo delle attività illegali e fraudolente..
Insomma la politica più sbagliata che ci possa essere..
La strategia giusta ?
Ridurre a zero imposte e tasse a chi produce sul posto i prodotti attualmente importati.
Fornire linee di credito e capitali a tasso zero a chi produce sul posto i prodotti attualmente importati.
Sviluppare joint-venture, parternariati, collaborazioni, nuovi insediamenti produttivi nella tua nazione ma con il supporto di chi
ha le capacità tecniche e le tecnologie che servono per realizzare nuovi progetti, nuovi prodotti, nuove idee.
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