ref:topbtw-4271.html/ 5 Luglio 2025
PNRR
prospettive e ritardi.
Il parlamento europeo ha chiesto di poter sforare il limite del 2026 per completare i Pnrr ma la Commissione è contraria.
Il 68% delle scadenze a livello europeo deve ancora essere completato.
Gli stati più avanti sono Francia, Danimarca e Germania.
L'Italia (insieme ad altri 3 paesi) ha già presentato 5 richieste di modifica del proprio Pnrr.
Una sesta è attesa in autunno.
Per evitare di perdere una parte dei fondi la Commissione ha suggerito di reindirizzarli in altri settori, inclusa la difesa.
Nelle ultime ore il governo ha rivendicato due importanti risultati riguardanti il piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr).
Da un lato lo sblocco dei fondi legati della settima rata, attesi dallo scorso dicembre.
Dall'altro l'invio della richiesta di pagamento dell'ottava rata legata al completamento di ulteriori 40 scadenze.
Si tratta certamente di risultati di rilievo, tuttavia non si deve dimenticare il fatto che il rispetto del cronoprogramma è stato possibile
solo a seguito di plurime revisioni del piano italiano.
Inoltre, a febbraio 2025, risultava speso appena un terzo delle risorse assegnate al nostro paese.
Il lavoro da fare in termini di realizzazione degli interventi quindi è ancora molto.
Tanto che lo stesso ministro italiano con delega al Pnrr Tommaso Foti, ha annunciato una ulteriore revisione del piano in autunno.
Nonostante queste difficoltà, l'Italia è ad oggi uno dei paesi Ue più avanti nella realizzazione del proprio Pnrr.
Molti stati infatti stanno incontrando degli ostacoli nell'attuazione.
Proprio per questo motivo, lo scorso 18 giugno il parlamento europeo ha approvato una risoluzione in cui si esorta la Commissione
a valutare la possibilità di estendere per ulteriori 18 mesi il recovery and resilience facility (Rrf).
Ovvero lo strumento finanziario che alimenta i piani nazionali di ripresa e resilienza.
Finora l'ipotesi di sforare la scadenza del 2026 è stata considerata un tabù.
Ed in effetti la Commissione europea in una comunicazione di inizio giugno, pur evidenziando i ritardi, aveva ribadito come questo limite
temporale fosse inderogabile.
Per attuare pienamente il dispositivo per la ripresa e la resilienza e coglierne i benefici, è necessaria un'accelerazione
significativa dell'attuazione da parte degli Stati membri.
L'attuale ritmo di attuazione non è sufficiente a garantire il conseguimento di tutti i traguardi e di tutti gli obiettivi
entro agosto 2026 e l'erogazione dell'intera dotazione del dispositivo per la ripresa e la resilienza entro la fine del dispositivo nel 2026.
- "NextGenerationEu - La strada verso il 2026", Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo e al Consiglio (4 giugno 2025).
Quali sono quindi le prospettive per il Pnrr a un anno dalla sua conclusione?
È lo stesso organo presieduto da Ursula von der Leyen a indicare alcune possibili soluzioni
(da adottare entro e non oltre la fine dell'anno).
In sintesi, si cerca di andare nella direzione della massima efficacia possibile nell'erogazione dei fondi assegnati e nella realizzazione degli interventi finanziati.
Potenzialmente anche a costo di dover rinunciare almeno in parte alle ambizioni iniziali.
Nel caso del Pnrr italiano, ad esempio, le famose 3 priorità trasversali che avrebbero dovuto portare a una riduzione
dei divari territoriali, di genere e generazionali.
La Commissione ha suggerito agli stati membri di contribuire al programma europeo di difesa con i fondi Pnrr inutilizzati.
51,5% la quota di risorse Rrf ancora da erogare ai singoli stati.
Su questo fronte sappiamo che l'Italia ha già ottenuto 122 miliardi di euro sui 194,4 miliardi assegnati (pari al 62,7%).
Ancora da completare il 68% delle scadenze Pnrr a livello europeo.
I ritardi accumulati stanno generando costi finanziari aggiuntivi per l'Ue.
Attualmente l'Italia è tra gli stati membri che hanno già inviato il maggior numero di proposte di revisione (5) insieme a Belgio, Irlanda e Spagna.
Per quanto riguarda l'Italia inoltre una sesta revisione del piano italiano è stata annunciata dal ministro Foti.
Da notare che tutti i paesi hanno presentato almeno 2 richieste di modifica (a riprova delle difficoltà nell'attuazione) e
che molti sono ancora in attesa del via libera dell'ultima richiesta di revisione inviata.
Si trovano in questa condizione 11 stati Ue tra cui anche Spagna e Germania.
( Redazione - Openpolis )
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